La storicità di Cristo
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Al di fuori dell'ambito
specialistico è frequente imbattersi in persone che negano la storicità di
Cristo. Tra gli studiosi accademici una posizione del di questo tipo è
considerata generalmente eccentrica e insostenibile.
Molti di quelli che declassano i racconti sulla vita di Gesù a semplici miti lo fanno per ostilità verso il cristianesimo, altri sono stati convinti da questi e coltivano questa posizione semplicemente perché ritenuta ragionevole. Gli argomenti che generalmente vengono avanzati dai miticisti, è così che vengono chiamati i negatori della storicità di Cristo, sono sostanzialmente degli appunti che vengono fatti al Nuovo Testamento, il quale è ritenuto inattendibile perché:
Molti di quelli che declassano i racconti sulla vita di Gesù a semplici miti lo fanno per ostilità verso il cristianesimo, altri sono stati convinti da questi e coltivano questa posizione semplicemente perché ritenuta ragionevole. Gli argomenti che generalmente vengono avanzati dai miticisti, è così che vengono chiamati i negatori della storicità di Cristo, sono sostanzialmente degli appunti che vengono fatti al Nuovo Testamento, il quale è ritenuto inattendibile perché:
- contiene palesemente elementi favolistici
- è di parte
- contiene imprecisioni e contraddizioni
- non è un'opera storiografica
- è l'unica fonte che parla di Gesù
A peggiorare la situazione, alcune teorie molto ardite
sulla presunta somiglianza tra le vicende di Cristo e quella di altre figure
religiose precedenti e coeve. Il fatto che la storia di Cristo possa ricordare
fatti narrati in altre religioni ed altri contesti secondo alcuni è la prova
del fatto che siamo difronte ad un mito completamente inventato.
Prima di cercare di approfondire la questione è bene
ricordare che la ricerca storica, per sua natura, non può fornire dimostrazioni
analoghe a quelle della matematica o della fisica. Gli eventi storici non sono
legati tra loro da rapporti strettamente logici in grado di farcene dedurre
alcuni a partire da altri, altrimenti saremmo in grado anche di prevedere il
futuro, e nemmeno sono osservabili empiricamente a piacimento o ricreabili in
laboratorio a comando. Ciò che può stabilire lo storico, a rigore, è solo il
grado di probabilità e verosimiglianza di una ricostruzione dei fatti. Nella
ricerca sulle origini del cristianesimo diventa centrale la filologia,
disciplina che mira a ricostruire quanto più possibile la forma originaria di
testi che hanno subito modifiche all'interno della loro storia redazionale. Questo perché il filologo conosce dei criteri
di valutazione in grado di fornire indizi sul livello di credibilità delle
affermazioni in cui si imbatte studiando i testi. È importante sottolineare che nessuno di
questi criteri, preso isolatamente, è stato esente da critiche, e tuttavia
l'uso combinato e ragionato di essi appare a tutti ragionevole, doveroso e
proficuo. La filologia più che una scienza esatta è un'arte.
STORIA DEL MITICISMO E FILOLOGIA
I dubbi sulla storicità di Gesù di Nazareth, cosa che molti negazionisti di
oggi sembrano ignorare data l'originalità che rivendicano, hanno una storia
molto lunga e non rappresentano l'avanguardia degli studi sul cristianesimo
primitivo. Sono, piuttosto, la retroguardia della ricerca, la ripresa di tesi
che sono state avanzate, legittimamente, già più di un secolo fa, ma poi
abbandonate dopo un'accorta valutazione e mai più resuscitate con troppa
convinzione. Prima ancora che si arrivasse a mettere in dubbio l'esistenza
stessa di Cristo, erano già state avanzate ipotesi sulla sua vita e sul suo
magistero alternative ai racconti tradizionali (a partire almeno da Samuel
Reimarus, XVIII secolo). Il primo a sostenere che Cristo non sia mai esistito è
stato probabilmente Constantin Francois Volney (XVIII secolo), convinto tra
l'altro che nell'essenza tutte le religioni fossero uguali e che il nome Cristo
derivasse dal nome della divinità indiana Krishna!
Pochi anni dopo Charles-Francois Dupuy sostenne anch'egli l'inesistenza di
Gesù, ma soprattutto inventò la leggenda secondo la quale la figura di Cristo
non sarebbe altro che una rappresentazione della divinità solare al pari di
altre analoghe come Osiride, Adone (o Tammuz), Bacco, Attis e Mitra. Nel secolo
successivo è Bruno Bauer ad approdare, gradualmente, a tesi miticiste (in
particolare lo studioso sostenne che il cristianesimo altro non fosse che una
fusione di giudaismo e filosofia stoica). Ad aprire il XX secolo invece John
Mackinnon Robertson, il quale riteneva che il racconto di morte e resurrezione
di Cristo non ricalcasse altro che il classico mito legato ai cicli della
natura e che aveva già avuto come protagonisti altri dei della fertilità
antichi. Secondo Robertson, Gesù non era una persona reale ma un antico dio
della vegetazione a cui venivano offerti sacrifici e che poi veniva consumato
in un pasto rituale. Diverse di queste tesi vennero popolarizzate in maniera
decisiva da Arthur Drews: la sua opera "Il mito di Cristo "(1909) fece colpo su Vladimir Lenin, e
questo facilitò un'ampia accoglienza di queste tesi in ambiente sovietico.
Nei primi decenni del Novecento non furono poche le figure che sostennero
certe idee, si possono ricordare per esempio Louis Gordon
Rylands, Paul-Louis Couchoud, Édouard Dujardin. In tempi più recenti
troviamo invece autori come Richard Carrier, Robert McNair Price e Earl
Doherty. Un discorso a parte meritano Dorothy Milne Murdock (1961-2015), in
arte Acharia S, e Gerald Massey (1828-1927), perché di recente hanno fornito la
base ad una divulgazione molto vasta di tesi miticiste, attraverso un video
divenuto virale sul web col nome di Zeitgeist.
Affrontare nel dettaglio tutti questi autori è impresa di dimensioni troppo
vaste per questa sede, per il momento basti dire che molti di questi autori
partono da premesse fortemente ideologizzate ed anti-cristiane (molti sono in
effetti atei militanti). Alcune delle idee più rilevanti per i miticisti
contemporanei saranno trattate nel prosieguo.
Partendo alla
ricerca della verità storica su Gesù, non possiamo che prendere in
considerazione innanzitutto il Nuovo Testamento, la raccolta di fonti più
antiche che abbiamo su di lui. Come detto all'inizio, i miticisti trovano
questa raccolta problematica per una serie di motivi. Prima di entrare nel
merito elenchiamo i principali criteri di cui i filologi si avvalgono per
stabilire quanto probabilmente un detto o un'azione narrati nei testi siano
realmente da attribuire a Gesù:
Criterio dell'imbarazzo
Un passo che può mettere in imbarazzo la Chiesa primitiva trasmette
probabilmente un fatto vero, perché potendo inventare l'evento da zero lo si
sarebbe fatto in modo più conveniente. Un esempio è il battesimo che Giovanni
Battista impartisce a Cristo, evento che potenzialmente poteva indurre
confusione nei fedeli sul rapporto gerarchico tra le due figure.
Criterio della discontinuità
Comportamenti di Cristo non inquadrabili né nel contesto giudaico
dell'epoca né nelle consuetudini della Chiesa primitiva sono molto
probabilmente testimoniati fedelmente, proprio in virtù della loro originalità
Criterio della molteplice attestazione
Un qualcosa che è attestato da più fonti, eventualmente anche in forma
diversa, è probabilmente avvenuto davvero
Criterio della coerenza
Questo criterio può intervenire solo dopo che altri
criteri hanno stabilito come autentici alcuni fatti riguardanti Gesù. Il
criterio dice che qualsiasi altro fatto coerente con questi è più verosimile di
un fatto che invece li contraddice
Criterio di spiegazione necessaria
Dati dei fatti stabiliti come autentici, devono essere ritenuti parimenti
autentici tutti quei fatti senza i quali non si riuscirebbe a comprendere i
primi.
Esistono poi anche altri criteri secondari, ma ribadiamo che nessun
criterio da solo è esente da pecche e che il loro uso dev'essere combinato e
prudente.
PROBLEMI DEL NUOVO TESTAMENTO
Tornando ai presunti limiti del Nuovo Testamento come
fonte, consideriamo intanto il problema degli elementi favolistici. Chi nega la
veridicità del Vangelo per via della presenza di miracoli ed eventi
soprannaturali sta facendo una scelta arbitraria e ingiustificata per vari
motivi.
Cominciamo con un punto molto sottile e facile a fraintendimenti: escludere la veridicità di racconti del genere implica un pregiudizio, giustificato o meno, in base al quale si ritengono impossibili, in qualunque luogo e in qualunque istante, gli eventi soprannaturali. Alla base di questo pregiudizio c'è una constatazione molto semplice: la maggior parte di noi non fa alcuna chiara esperienza del soprannaturale nella propria vita e il nostro strumento elettivo di indagine della natura, la scienza, non è stato in grado di documentare e provare eventi prodigiosi e miracolosi oltre ogni ragionevole dubbio.
Va detto però che il paranormale
può essere lontano dalle nostre esperienze per il semplice fatto che è molto
raro, mentre la mancanza di prove scientifiche può essere dovuta alla
particolare natura di certi fenomeni, che non sono prevedibili, osservabili
empiricamente a piacere e riproducibili in laboratorio (tutte cose che però non
implicano automaticamente la loro inesistenza).
In sintesi, decidere che un documento storico è inattendibile semplicemente perché narra di eventi miracolosi è una scelta arbitraria basata su un dogma personale. Il rischio è che se nella storia davvero in un certo contesto si sono realizzate le condizioni adatte all'accadimento di fenomeni paranormali, gli studiosi potrebbero precludersi la possibilità di saperne di più semplicemente perché rifiutano a priori l'eventualità. In fondo si ripropone lo stesso problema che si ha se si datano a dopo il 70 d.C. i testi evangelici che predicono la distruzione del tempio di Gerusalemme perché sembrano già al corrente del fatto: in questo caso si sta escludendo per principio sia che le profezie possano essere vere sia, ancora più grave, che possa essersi verificata una coincidenza (eppure le coincidenze accadono, ne facciamo tutti esperienza).
Ma questo tipo di argomentazione è molto complicato e rischia di dar adito a discussioni accese e costitutivamente aperte (nel senso che si prestano ad allargarsi ad altri temi, sempre più vasti e complessi), quindi sceglieremo una linea argomentativa diversa: la presenza di miracoli e prodigi, sui quali si può tranquillamente sospendere il giudizio, non implica che i documenti in esame non contengano per il resto materiale attendibile per vari motivi. Intanto facciamo notare che le nostre conoscenze storiche si basano in larga parte su documenti che narrano anche di eventi prodigiosi: Giuseppe Flavio nella "Guerra giudaica" racconta di eserciti che compaiono in cielo, e di luci e voci misteriosi che fanno la loro comparsa nel Tempio; Erodoto nelle "Storie" ci ricorda che un fantasma di donna apparve ad incitare i Greci a Salamina e che l'oracolo di Delfi indovinò con una certa precisione quello che stava facendo a chilometri di distanza Creso, re dei Lidi; William Parvus nella sua "Cronaca Rerum Anglicarum" parla di vampiri e di bambini dalla pelle verde provenienti da un paese sotterraneo. E questo solo per far riferimento ad opere strettamente storiografiche, ma non sono solo i libri di storia a fornire informazioni agli storici, i quali ricavano notizie su costumi, nomi di regnanti e divinità, date, tecnologie ecc anche da testi di altro tipo (dalle fiabe alle lettere private), da manufatti artistici, da epigrafi funerarie, ecc. Anche un'opera di fantasia, quale può essere un romanzo o un testo teatrale, contiene informazioni su credenze, abitudini e conoscenze dell'epoca, e in molti casi contiene riferimenti a personaggi e fatti reali: le chansons de geste dedicate a Carlo Magno sono fantasiose, ma Carlo Magno è esistito davvero, "I Persiani" di Eschilo è una tragedia (in cui appare un fantasma tra l'altro!), ma i personaggi principali sono realmente esistiti e lo sfondo del racconto, gli esiti della battaglia di Salamina, è sicuramente storico. Anche il "Milione" di Marco Polo, pur fornendo informazioni corrette sull'Asia, contiene diverse storie di pura fantasia, ma facciamo anche un esempio recente, preso dalla cinematografia: "Il buono, il brutto e il cattivo" di Sergio Leone è un film di pura immaginazione, con protagonisti e storia inventati di sana pianta, ma l'ambientazione, gli Stati Uniti lacerati dalla guerra civile, è storica, e di quel periodo il film fa riferimenti ben precisi (ad esempio il generale Lee o il campo di Andersonville, due cose che sono realmente esistite).
Dopo queste considerazioni, è evidente che la presenza di miracoli non può squalificare il Nuovo Testamento come fonte storica, e del resto siamo certi, per altre vie, che molte cose ivi narrate hanno un fondamento. Intanto diversi personaggi citati sono attestati anche da altre fonti: Erode Antipa, Giovanni Battista, Ponzio Pilato, Simon Mago, Gamaliele, Teuda, Areta IV Philopatris, il sommo sacerdote Anania, ecc. Poi sembra che anche l'archeologia abbia dato conferma di alcuni fatti evangelici: ad esempio a Gerusalemme è stata ritrovata un'antica piscina che sembra proprio quella di Betzaetà, dove Gesù avrebbe guarito il paralitico. La cosa rilevante è che essa è dotata di cinque portici proprio come riportato nel racconto evangelico, un dettaglio che per secoli aveva fatto considerare la piscina come puramente simbolica, in quanto non si capiva come potesse avere cinque portici senza avere un’inverosimile forma pentagonale (per la cronaca, la piscina ritrovata in effetti non è pentagonale: il fatto è che, oltre ai quattro portici perimetrali, ne ha un quinto in mezzo che la divide in due vasche, possibilità a cui nessuno aveva pensato prima).
Buona parte dei libri del Nuovo Testamento poi è stata scritta pochissimi
decenni dopo la presunta morte di Gesù (la Prima Lettera ai Tessalonicesi è
stata scritta attorno al 53), e questo vuol dire che all'epoca della loro
stesura e diffusione erano ancora in vita delle persone a lui coeve che
avrebbero potuto smontare un'eventuale farsa. Non c'è traccia però di contestazioni della
storicità di Cristo: chiunque ne parli ne dà per scontata l'esistenza e non fa
riferimento a controversie al riguardo. In effetti anche i primi polemisti
anti-cristiani, ebrei o pagani che fossero, non arrivarono mai a mettere in
discussione l'esistenza stessa di Gesù, limitandosi semplicemente a descriverlo
in maniera diversa (si disse ad esempio che era un mago). Anche l'eventuale
presenza di imprecisioni o contraddizioni non rende i testi neotestamentari
completamente indegni di fede.
Tutto sta a capire come si sono formati questi testi e a quale scopo.
Consideriamo, ad esempio, che i Vangeli non nascono
per riportare i fatti nel preciso modo in cui si sono verificati, per amore
storiografico. I Vangeli nascono per
conservare la memoria dei fatti essenziali ma soprattutto per interpretarli
teologicamente, ed è questa interpretazione la cosa più importante. Ciò implica
che gli scrittori dei Vangeli abbiano raccolto testimonianze di varia
provenienza rielaborandole nel modo che rendesse la narrazione più efficace,
sia letterariamente sia in vista dello scopo teologico prefissato (e teniamo
presente che ogni evangelista ha interesse ad evidenziare certe questioni
teologiche piuttosto che altre).
Non c'è da stupirsi quindi se un evangelista colloca
una vicenda in un determinato contesto mentre un altro cambia luogo o momento
per lo stesso avvenimento. Tra l'altro le piccole differenze riscontrabili tra
i Vangeli, paradossalmente, ne aumentano la verosimiglianza, in quanto non
alterano il senso complessivo della storia e dunque fanno pensare a
testimonianze vere, sebbene imperfette, come tutte le testimonianze sono (vuoi
per scherzi della memoria, vuoi per altri motivi). Anche in tribunale i racconti di tanti
testimoni non collimano mai nel dettaglio, eppure un confronto tra di essi
permette spesso di avere un'idea completa ed esauriente di ciò che è successo. Completiamo
la discussione sulle divergenze tra i libri del Nuovo Testamento facendo
presente che comunque molto spesso le incongruenze spariscono conoscendo meglio
il contesto (degli avvenimenti narrati o della stesura del libro) o
introducendo ipotesi non troppo complicate e abbastanza verosimili.
LE FONTI NON CRISTIANE
Uno dei motivi che fa dubitare molti della reale esistenza di Cristo è che
le fonti non cristiane dell'epoca tacciono ampiamente di lui. In realtà non si
capisce perché avrebbero dovuto parlare di quello che, senza osservazione
diretta, poteva sembrare solo uno dei tanti predicatori itineranti del periodo.
Ma in ogni caso di fonti non cristiane che citano Gesù in tempi non lontani ce ne sono.
Ma in ogni caso di fonti non cristiane che citano Gesù in tempi non lontani ce ne sono.
Nelle "Antichità giudaiche"
(93-94) di Giuseppe Flavio si trova il famoso "Testimonium flavianum":
"Ci fu verso
questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure
bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di
uomini che accolgono con piacere la verità,
ed attirò a sé molti Giudei, e
anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E
quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì
di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano
amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui.
Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati
Cristiani."
Tanti elogi alla figura del Cristo da parte di un
ebreo ortodosso, ma in particolare l'identificazione col Cristo e la menzione
della resurrezione, hanno fatto gridare molti, comprensibilmente,
all'interpolazione: il brano sarebbe stato aggiunto posteriormente da copisti
cristiani, in origine non ci sarebbe stato. Il sospetto è legittimo anche per
questioni stilistiche: i filologi trovano in questo passo degli elementi non
del tutto coerenti col resto dell'opera. In realtà però negli anni '70 è stato
pubblicato un manoscritto del X secolo recante una versione in arabo del
"Testimonium" redatta da uno scrittore cristiano, il vescovo melchita
Agapio, il quale non ha fatto altro che parafrasare, per sua stessa ammissione,
una più antica cronaca in siriaco di Teofilo di Edessa:
"Egli afferma
nei trattati che ha scritto sul governo dei Giudei: «In questo tempo viveva un
uomo saggio che si chiamava Gesù, e la sua condotta era irreprensibile, ed era
conosciuto come un uomo virtuoso. E molti fra i Giudei e le altre nazioni
divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò a essere crocifisso e morire. E quelli che erano divenuti suoi
discepoli non abbandonarono la propria lealtà per lui. Essi raccontarono che
egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione, e che egli era vivo.
Di conseguenza essi credevano che egli fosse il Messia, di cui i Profeti avevano raccontato le
meraviglie"
Si vede bene che questa versione manca dei punti più
critici (che sono pure quelli più dubbi anche solo da un punto di vista
squisitamente stilistico): Gesù viene elogiato anche qui, ma non si allude ad
una sua natura sovrumana, inoltre la sua identificazione col Messia e la storia
della resurrezione vengono riportate solo come credenze dei discepoli. Ora, se
il vescovo Agapio ha avuto davanti la versione che conosciamo del
"Testimonium", che interesse ha avuto a ridurre l'impatto delle
affermazioni di Giuseppe? Perché declassare Gesù da Messia risorto a uomo che i
suoi discepoli ritenevano il Messia risorto? E perché togliere l'allusione di
Giuseppe ad una natura sovrumana di Gesù? Viene da pensare che probabilmente
Agapio aveva allora a disposizione una versione diversa del
"Testimonium", in cui i dettagli sospetti non c'erano, e dunque
probabilmente si trattava di una versione meno corrotta, in cui il processo di
copiatura non aveva introdotto certe interpolazioni. Ovviamente si può sempre
pensare che anche il testo di Agapio contenga delle interpolazioni, ma non c'è
indizio di ciò. Al momento dunque una spiegazione ragionevole dei fatti è che
la versione greca del "Testimonium" rechi davvero delle
interpolazioni, ma che queste riguardino solo alcune cose attribuite a Cristo e
non la sua esistenza, apparentemente confermata da Giuseppe. In pratica
Giuseppe avrebbe ricordato brevemente Gesù e un copista successivo avrebbe
aggiunto che era il Messia e che era risorto. Ad ogni modo, se il
"Testimonium" continua a non convincere, si può sempre proseguire la
lettura dell'opera di Giuseppe, più avanti infatti l'autore nomina nuovamente
Gesù, in un passo su cui i filologi non hanno mai trovato motivi di
perplessità:
"Anano [...] convocò il sinedrio a
giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto il Cristo,
di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e
condannandoli alla lapidazione."
Qua si parla chiaramente di Gesù detto il Cristo, e non c'è indizio di
interpolazione.
Una cosa da tenere a mente anche per il seguito è che non deve stupire che in alcune fonti ricorra la condanna alla lapidazione invece che alla crocefissione: la condanna era pronunciata dal Sinedrio, il tribunale ebraico, che prevedeva per le colpe imputate a Gesù la morte per lapidazione, tuttavia agli Ebrei sotto il dominio romano era impedito di comminare personalmente le pene di morte, dunque per giustiziare qualcuno gli Ebrei si rivolgevano alle autorità romane, il cui metodo di esecuzione era la crocefissione (quando il condannato non era cittadino romano).
Una cosa da tenere a mente anche per il seguito è che non deve stupire che in alcune fonti ricorra la condanna alla lapidazione invece che alla crocefissione: la condanna era pronunciata dal Sinedrio, il tribunale ebraico, che prevedeva per le colpe imputate a Gesù la morte per lapidazione, tuttavia agli Ebrei sotto il dominio romano era impedito di comminare personalmente le pene di morte, dunque per giustiziare qualcuno gli Ebrei si rivolgevano alle autorità romane, il cui metodo di esecuzione era la crocefissione (quando il condannato non era cittadino romano).
Secondo alcuni anche il Talmud babilonese conterrebbe
riferimenti a Gesù in grado di avvalorarne la storicità, purtroppo però la
testimonianza del Talmud, se tale può dirsi, è molto controversa.
Iniziamo col dire che il Talmud è in qualche modo la
registrazione scritta della tradizione orale che l'ambiente rabbinico ha
ritenuto opportuna dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme.
La sua stesura è avvenuta nell'arco di qualche secolo
e quindi le varie parti possono essere datate in vario modo. Quello babilonese,
il più esteso, è solo una delle due versioni che furono compilate: esiste anche
un Talmud palestinese che condivide con quello babilonese la Misnah (la parte
che raccoglie le regole di vita) mentre presenta una Ghemarà (discussioni e
commenti sulla Misnah) incompleta e più breve.
Il problema principale del Talmud è che sembra sia
stato soggetto a modifiche nel corso del tempo: quando alcuni Ebrei convertiti
al cristianesimo diffusero la voce che nel testo erano presenti affermazioni
offensive nei confronti di Gesù, il libro si prestò ad essere censurato, dai
cristiani o dagli stessi Ebrei desiderosi di evitare grane.
In che misura avvenne e con quali ricadute sulla
possibilità di rinvenire menzioni di Gesù?
I riferimenti a Gesù che si sarebbero comunque salvati
sono molto dibattuti perché il nome Yeshu, col quale viene identificato, è
stato indicato spesso dal mondo ebraico come un acrostico il cui significato
sarebbe traducibile, più o meno, come "Sia rinnegato il suo nome e la sua
memoria". In pratica non sarebbe una sorta di diminutivo di Yeshua, ma un
nome generico da applicare ad ogni malfattore.
Del resto lo Yeshu del Talmud, ammesso che in ogni
menzione sia sempre la stessa persona (cosa per nulla pacifica), è
caratterizzato da dettagli biografici distanti da quelli della figura
tradizionale di Gesù, e probabilmente anche poco verosimili. Yeshu sarebbe il
figlio di una relazione adulterina tra una donna di nome Maria e un legionario
romano chiamato Pantera (si è pensato che tale nome fosse una corruzione voluta
di "Parthenos", vergine, operata per ironizzare sulla verginità di
Maria, ma da diverse iscrizioni sembrerebbe che tale nome fosse effettivamente
abbastanza diffuso nell'ambiente legionario).
Avrebbe appreso la magia in Egitto e sarebbe stato giustiziato per lapidazione dal sinedrio ebraico.
Si menzionano persino i suoi discepoli, che però sono cinque e dai nomi difficilmente accostabili a quelli tradizionali (a parte un Matthai che può essere ricollegato a Matteo). Tali divergenze sono spiegabili facilmente immaginando che si tratti in minima parte di errori dovuti ad una certa distanza temporale dai fatti e in massima parte di calunnie volte a screditare Cristo e i cristiani, ma è difficile provare che le cose stiano così. Comunque almeno un passo contiene anche delle analogie suggestive coi racconti evangelici:
Avrebbe appreso la magia in Egitto e sarebbe stato giustiziato per lapidazione dal sinedrio ebraico.
Si menzionano persino i suoi discepoli, che però sono cinque e dai nomi difficilmente accostabili a quelli tradizionali (a parte un Matthai che può essere ricollegato a Matteo). Tali divergenze sono spiegabili facilmente immaginando che si tratti in minima parte di errori dovuti ad una certa distanza temporale dai fatti e in massima parte di calunnie volte a screditare Cristo e i cristiani, ma è difficile provare che le cose stiano così. Comunque almeno un passo contiene anche delle analogie suggestive coi racconti evangelici:
"Si insegna
che alla vigilia di Pesach [Pasqua] Yeshu fu appeso e il
banditore andò in giro per 40 giorni prima dichiarando: [Yeshu] verrà
lapidato per aver praticato la stregoneria, per aver sedotto e
condotto fuori strada Israele. Chiunque sappia qualcosa in suo favore, venga e
lo dichiari. Ma non trovarono alcuno in suo favore e lo appesero alla vigilia
di Pesach”
Se si potesse dimostrare che in certi passi il Talmud parla di Cristo,
avremmo un importante indizio della sua reale esistenza, in quanto avremmo una
fonte ostile che, pur parlandone in modo estremamente negativo, ne dà per
scontata l'esistenza senza metterla mai in discussione.
A
testimonianza della presenza del nome Pantera tra i legionari romani, la lapide funeraria del soldato Tiberio Giulio Abdes Pantera (I secolo) |
Ebbene, sembra che la storia della magia appresa in Egitto e della relazione
tra Maria e il soldato romano abbia avuto davvero una certa circolazione in
funzione anticristiana. La ritroviamo infatti nelle invettive anticristiane del
pagano Celso (II secolo), tramandateci da Origene in Contra Celsum (III
secolo).
Celso sostiene che la madre di Gesù sia stata scacciata dal suo marito artigiano in seguito all'adulterio che aveva commesso con un soldato romano chiamato Pantera. Questa è un'accusa doppia: Gesù sarebbe figlio di un adulterio, ma anche di un Romano, che per gli Ebrei da cui Celso deve aver appreso questa storia (la mette infatti in bocca a un Giudeo) era all'epoca un nemico. Per quel che ci interessa, ciò che emerge è che davvero in ambienti ebraici circolavano certe voci, e quindi, per quanto raccontino una storia differente e inverificabile, sono intanto una conferma della storicità di Gesù, infatti Ebrei venuti prima di Celso, abbastanza vicini ai fatti, avrebbero avuto gioco facile a smascherare l'eventuale invenzione di Cristo. Esse confermano invece che deve essere esistito, almeno questo.
Celso sostiene che la madre di Gesù sia stata scacciata dal suo marito artigiano in seguito all'adulterio che aveva commesso con un soldato romano chiamato Pantera. Questa è un'accusa doppia: Gesù sarebbe figlio di un adulterio, ma anche di un Romano, che per gli Ebrei da cui Celso deve aver appreso questa storia (la mette infatti in bocca a un Giudeo) era all'epoca un nemico. Per quel che ci interessa, ciò che emerge è che davvero in ambienti ebraici circolavano certe voci, e quindi, per quanto raccontino una storia differente e inverificabile, sono intanto una conferma della storicità di Gesù, infatti Ebrei venuti prima di Celso, abbastanza vicini ai fatti, avrebbero avuto gioco facile a smascherare l'eventuale invenzione di Cristo. Esse confermano invece che deve essere esistito, almeno questo.
Sempre a proposito di accuse di ambiente ebraico, lo scrittore cristiano
Giustino nel 160 ci riporta le parole che avrebbe sentito tempo addietro dal
giudeo Trifone:
"E’
sorta un’eresia senza Dio e senza Legge da un certo Gesù, impostore Galileo;
dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi discepoli lo trafugarono nottetempo
dalla tomba ove lo si era sepolto dopo averlo calato dalla croce, ed ingannano
gli uomini dicendo che è risorto dai morti e asceso al cielo"
("Dialogo con Trifone")
("Dialogo con Trifone")
Questa accusa di trafugamento del cadavere, che conferma l'esistenza di
Gesù e anche il dato del sepolcro vuoto, è la stessa già menzionata nel Vangelo
di Matteo.
Attorno al 112 uno scambio epistolare tra Plinio il giovane e l'imperatore
Traiano testimonia la diffusione dei cristiani e menziona Cristo come
personaggio la cui esistenza non è mai messa in dubbio. Ecco cosa dice Plinio:
"Nel frattempo,
con coloro che mi venivano deferiti quali Cristiani, ho seguito questa
procedura: chiedevo loro se fossero Cristiani. Se confessavano, li interrogavo
una seconda e una terza volta, minacciandoli di pena capitale; quelli che
perseveravano, li ho mandati a morte. Infatti non dubitavo che, qualunque cosa
confessassero, dovesse essere punita la loro pertinacia e la loro cocciuta
ostinazione. Ve ne furono altri affetti dalla medesima follia, i quali, poiché
erano cittadini romani, ordinai che fossero rimandati a Roma. Ben presto,
poiché si accrebbero le imputazioni, come avviene di solito per il fatto stesso
di trattare tali questioni, mi capitarono innanzi diversi casi. Venne messo in
circolazione un libello anonimo che conteneva molti nomi. Coloro che negavano
di essere cristiani, o di esserlo stati, ritenni di doverli rimettere in
libertà, quando, dopo aver ripetuto quanto io formulavo, invocavano gli dei e
veneravano la tua immagine, che a questo scopo avevo fatto portare assieme ai
simulacri dei numi, e quando imprecavano contro Cristo, cosa che si dice sia
impossibile ad ottenersi da coloro che siano veramente Cristiani. Altri,
denunciati da un delatore, dissero di essere cristiani, ma subito dopo lo
negarono; lo erano stati, ma avevano cessato di esserlo, chi da tre anni, chi
da molti anni prima, alcuni persino da vent’anni. Anche tutti costoro
venerarono la tua immagine e i simulacri degli dei, e imprecarono contro
Cristo. Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva
nell’esser soliti riunirsi in un giorno fissato prima dell’alba e intonare a
cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio, e obbligarsi con giuramento
non a perpetrare qualche delitto, ma a non commettere né furti, né frodi, né
adulteri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la restituzione di
un deposito, qualora ne fossero richiesti. "
Attorno al 120 invece è Svetonio a parlarci dei cristiani (com'è
comprensibile ancora non ben distinguibili, dall’esterno, dagli altri giudei) e
di Cristo:
"Dato che i Giudei, istigati da
Cresto, provocavano costantemente dei tumulti, [Claudio] li espulse da
Roma"
(Dalle "Vite dei dodici cesari")
C'è chi si è impuntato sul fatto che il nome riportato è Cresto anziché Cristo. Ma, a parte che un Cresto sobillatore non è attestato da nessun'altra parte, la parola Cristo in greco (il cristianesimo si diffonde prima nell'area dell'impero di lingua greca e il Nuovo Testamento è interamente scritto in greco) veniva scritta con la lettera iota, che però all'orecchio suonava identica alla pronuncia all'epoca corrente della lettera eta, con la conseguenza che nella traduzione in latino spesso si metteva erroneamente una e (corrispondente alla lettera eta) al posto di una i (corrispondente alla lettera iota). Del resto "Cresto" al posto di "Cristo" e "Crestiani" al posto di "Cristiani" sono successivamente attestati in altri documenti dove non c'è dubbio sull'identificazione dei personaggi.
Nel 112 è invece Tacito, negli Annali, a confermare che Cristo è esistito, e che oltretutto è stato realmente giustiziato sotto Ponzio Pilato:
"Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale pratica religiosa di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo."
In un'orazione di Marco Cornelio Frontone (II secolo), riportata da Minucio Felice, ai cristiani vengono mosse molte accuse infamanti, basate in buona parte su evidenti travisamenti del pasto eucaristico, ma ciò che conta è che vengono menzionati anche Cristo e la crocefissione:
"E chi ci parla di un uomo punito per un delitto con il sommo supplizio e il legno della croce, che costituiscono le lugubri sostanze della loro liturgia, attribuisce in fondo a quei malfattori rotti ad ogni vizio l'altare che più ad essi conviene"
Ancora nel II secolo Luciano di Samosata, in alcuni passi decisamente anticristiani, finisce comunque col confermare il supplizio in Croce di Cristo e quindi, naturalmente, la sua stessa esistenza. Infatti nell'opera "La morte di Peregrino" fa riferimento diverse volte a Cristo, pur non nominandolo esplicitamente per disprezzo.
C'è chi si è impuntato sul fatto che il nome riportato è Cresto anziché Cristo. Ma, a parte che un Cresto sobillatore non è attestato da nessun'altra parte, la parola Cristo in greco (il cristianesimo si diffonde prima nell'area dell'impero di lingua greca e il Nuovo Testamento è interamente scritto in greco) veniva scritta con la lettera iota, che però all'orecchio suonava identica alla pronuncia all'epoca corrente della lettera eta, con la conseguenza che nella traduzione in latino spesso si metteva erroneamente una e (corrispondente alla lettera eta) al posto di una i (corrispondente alla lettera iota). Del resto "Cresto" al posto di "Cristo" e "Crestiani" al posto di "Cristiani" sono successivamente attestati in altri documenti dove non c'è dubbio sull'identificazione dei personaggi.
Nel 112 è invece Tacito, negli Annali, a confermare che Cristo è esistito, e che oltretutto è stato realmente giustiziato sotto Ponzio Pilato:
"Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale pratica religiosa di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo."
In un'orazione di Marco Cornelio Frontone (II secolo), riportata da Minucio Felice, ai cristiani vengono mosse molte accuse infamanti, basate in buona parte su evidenti travisamenti del pasto eucaristico, ma ciò che conta è che vengono menzionati anche Cristo e la crocefissione:
"E chi ci parla di un uomo punito per un delitto con il sommo supplizio e il legno della croce, che costituiscono le lugubri sostanze della loro liturgia, attribuisce in fondo a quei malfattori rotti ad ogni vizio l'altare che più ad essi conviene"
Ancora nel II secolo Luciano di Samosata, in alcuni passi decisamente anticristiani, finisce comunque col confermare il supplizio in Croce di Cristo e quindi, naturalmente, la sua stessa esistenza. Infatti nell'opera "La morte di Peregrino" fa riferimento diverse volte a Cristo, pur non nominandolo esplicitamente per disprezzo.
“Allora Proteo venne a conoscenza della portentosa dottrina dei
cristiani, frequentando in Palestina i loro sacerdoti e scribi. E che dunque?
In un batter d'occhio li fece apparire tutti bambini, poiché egli tutto da
solo era profeta, maestro del culto e guida delle loro adunanze, interpretava
e spiegava i loro libri, e ne compose egli stesso molti, ed essi lo
veneravano come un dio, se ne servivano come legislatore e lo avevano elevato
a loro protettore a somiglianza di colui che essi venerano tuttora, l'uomo
che fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione.
[...] Si sono persuasi infatti quei poveretti di essere affatto immortali
e di vivere per l'eternità, per cui disprezzano la morte e i più si
consegnano di buon grado. Inoltre il primo legislatore li ha convinti di
essere tutti fratelli gli uni degli altri, dopoché abbandonarono gli dei
greci, avendo trasgredito tutto in una volta, ed adorano quel medesimo
sofista che era stato crocifisso e vivono secondo le sue leggi. Disprezzano
dunque ogni bene indiscriminatamente e lo considerano comune, seguendo tali
usanze senza alcuna precisa prova. Se dunque viene presso di loro qualche
uomo ciarlatano e imbroglione, capace di sfruttare le circostanze, può subito
diventare assai ricco, facendosi beffe di quegli uomini sciocchi"
|
Dunque nel II secolo era noto che i cristiani seguivano gli insegnamenti di
un uomo morto in croce.
Complessivamente tutte queste informazioni sono impossibili da ignorare.
Non sono interpolazioni cristiane perché, se tali fossero state, i cristiani le
avrebbero inventate più vicine alla loro versione dei fatti, meno ambigue e
verosimilmente anche molto meno blasfeme.
Al III secolo risale invece la testimonianza di Sesto Giulio Africano,
pervenuta a noi tramite la citazione dello storico bizantino Giorgio Sincello
(siamo attorno all'anno 800). Il passo di Africano citato da Sincello nella sua
Ecloga Cronographica è il seguente:
"Una
terribile oscurità si abbatté su tutto il mondo, le rocce furono spezzate da un
terremoto e molti luoghi della Giudea e del territorio restante furono
abbattuti. Tallo, nel terzo libro delle Storie, definisce questa oscurità come eclissi del sole, a mio
parere irragionevolmente"
L'argomento della discussione sono i prodigi avvenuti
in occasione della Passione di Gesù e riportati nei Vangeli. Africano cita e
critica un tentativo di interpretazione naturalistica ad opera di un certo
Tallo (secondo Africano l'oscurità di cui si parla non può spiegarsi con
un'eclissi di sole perché è avvenuta in occasione della Pasqua ebraica, che
cade però sempre durante il plenilunio, situazione in cui la Luna non può certo
passare davanti al Sole), ma chi è costui? Tallo è uno storico citato da
diversi autori dell'antichità, tra cui Minucio Felice, Tertulliano e Lattanzio.
Dal momento che la citazione più antica l'ha fatta Teofilo di Antiochia
nell'Apologia ad Autolico, attorno al 180, Tallo dev'essere necessariamente
precedente a questa data, sebbene sia impossibile, dai dati esaminati finora,
datarlo con maggior precisione. Forse però è possibile identificarlo con un
certo Tallo Samaritano residente a Roma nel I secolo: se così fosse la sua
potrebbe essere la testimonianza non cristiana più antica in nostro possesso su
Gesù Cristo. L'ipotesi nasce da un'osservazione su un passo delle Antichità
Giudaiche di Giuseppe Flavio: i manoscritti che possediamo dell'opera ad un
certo punto riportano che Agrippa ricevette un prestito da "Allos
Samareus", "altro Samaritano", ma dal momento che poco prima
Giuseppe Flavio non aveva fatto cenno a nessun altro samaritano, alcuni
filologi hanno ritenuto, per dare un senso al brano altrimenti un po'
misterioso, di dover aggiungere davanti ad "Allos" una theta, che si
suppone presente all'inizio ma poi caduta per corruzione del testo nel processo
di copiatura. Con questa aggiunta la scritta si trasforma in "Tallo
Samaritano", e questo sarebbe dunque il nome del misterioso creditore di
Agrippa. L'ipotesi non è così peregrina
se si pensa che Tallo era effettivamente un nome ricorrente nelle liste dei
funzionari della casa imperiale.
Come che stiano le cose, questo Tallo, nonostante
tenti di dare una spiegazione razionale dell'oscuramento del cielo, non si
avvicina minimamente a mettere in discussione la crocefissione di Cristo, e
tanto meno la sua esistenza. A dirla
tutta non mette in discussione nemmeno l'oscuramento del cielo, che in effetti
forse è lo stesso documentato da Flegonte di Tralles nel XIII libro delle
"Olimpiadi" (137), da collocarsi attorno all'epoca della
duecentoduesima olimpiade (anni '30 del I secolo, sovrapponibile alla
crocefissione di Cristo).
Di recente è stata avanzata anche l'ipotesi che
riferimenti a Cristo e ai cristiani si trovino anche nel Satyricon di Petronio,
datato tra il 54 e il 68. Per la precisione, delle analogie con passi del
Vangelo di Marco lasciano pensare che Petronio abbia voluto parodiare la religione
cristiana. Se così fosse, dimostrerebbe che già a metà del I si parlava di Gesù
messo in croce e sparito poi dal sepolcro, il tutto in un'epoca in cui erano
ancora in vita testimoni oculari che avrebbero potuto smentire i fatti o
raccontarne versioni diverse.
COSA CI DICE IL NUOVO TESTAMENTO
Come che stiano le cose, abbiamo appurato che non è vero che nessuna fonte extracristiana
parla di Cristo, e per di più le fonti esaminate sembrano confermare la sua effettiva esistenza.
Abbiamo risposto dunque a chi non è disposto a dare
credito alle fonti cristiane. E tuttavia non possiamo che criticare anche
questo pregiudizio: il fatto che una fonte sia di parte non implica che non
dica il vero, né che sia impossibile valutarne la veridicità! Trasporre una simile
chiusura nei tribunali produrrebbe abomini di ogni tipo. Se un giudice ha
motivi di ritenere una fonte di parte può comunque trovare benefico consultarla
(talvolta non ce ne sono nemmeno di fonti super partes e la scelta è
obbligata), in quanto può rivelare, anche contro le proprie intenzioni, delle
informazioni che, eventualmente incrociate con altri dati, possono invalidare o
confermare una certa visione dei fatti. E in fondo esiste anche la possibilità
che una fonte riveli cose contro il proprio interesse, magari per uno scrupolo
di coscienza o perché è oggettivamente impossibile sostenere una certa versione
dei fatti: a quel punto la parzialità della fonte sarebbe ancora un problema? O
potrebbe addirittura, in certi casi, contribuire a rendere credibile la
testimonianza?
Il Nuovo
Testamento contiene molte affermazioni che remano contro il nascente
cristianesimo e che difficilmente sarebbero state inserite da uno scrittore che
avesse deciso di inventare una storia di sana pianta per diffonderla tra le
persone come vera:
La più antica raffigurazione del battesimo di Cristo ad
opera di Giovanni Battista: risale al III secolo e si trova nelle cripte di
Lucina, la parte più antica delle catacombe di San Callisto (Roma)
|
1) Gesù viene battezzato da Giovanni
Battista. Questo aneddoto può creare confusione sulla gerarchia tra i due
personaggi e sul significato del battesimo, quindi non sarebbe stata inserita
se non fosse stata vera
2) Sono le donne a dare per prime
l'annuncio della resurrezione, ma, data l'infima considerazione che veniva
data nella cultura dell'epoca alla testimonianza femminile, tale annuncio
sarebbe stato creduto molto più facilmente se a darlo fossero stati degli
uomini. Vero che il messaggio cristiano è permeato dell'esaltazione degli umili
e degli emarginati, ma il Vangelo, soprattutto quello di Luca, contiene già
abbondanti passi in cui si valorizza la donna in un modo scandaloso per
l'epoca, non c'era bisogno di mettere in predicato anche un punto così cruciale
per la credibilità della storia.
3) Noi siamo oramai abituati all'idea di Cristo in croce, ma l'idea di un dio che moriva, per di più in un
modo considerato altamente infamante, destava grande scandalo tra gli uomini
dell'epoca, e non mancano fonti, cristiane ed extracristiane, che testimoniano
di ciò. Un falsario non avrebbe fatto morire il dio di sua invenzione come i
delinquenti, questo era prepotentemente contro la sensibilità dell'epoca.
4) Gli apostoli al seguito di Cristo
non sono presentati come modello di virtù, sono infatti i primi ad essere
increduli e, quando il loro maestro è nei guai, scappano impauriti a
nascondersi. Uno di loro lo ha tradito, un altro l'ha rinnegato tre volte
bestemmiando. Ovvio che un racconto di questo tipo può gettare sospetti sulla
capacità di Cristo di scegliersi i suoi collaboratori e non rappresenta il
miglior biglietto da visita per quelli che, a conti fatti, risultano essere i
primi vescovi della cristianità, capi e maestri della Chiesa nascente
5) Gesù è condannato dal sinedrio
ebraico e giustiziato dai Romani. Se questa fosse un'invenzione, sarebbe
strategicamente illogica, infatti gli evangelisti, in un colpo solo, si sono
inimicati sia i farisei, potente autorità in loco, che i Romani, potentissima
autorità ovunque.
Qualcuno ha visto in alcuni passi, come quelli in cui Pilato cerca di
salvare Gesù dalla morte ritenendolo innocente, un opportunistico tentativo di
alleggerire le responsabilità romane. Se così fosse, sarebbe comunque una
conferma della veridicità dei fatti: si cerca di ammorbidire la posizione di
Roma perché effettivamente Roma ha giustiziato Cristo.
6) I Vangeli non tacciono del fatto che tra i farisei corse voce che il sepolcro era stato trafugato. Perché
mettere questa pulce nell'orecchio di chi ascolta la storia, se il fatto non è
semplicemente vero e noto a tutti? Una storia completamente inventata, scritta
perché fosse creduta come vera, non avrebbe contenuto riferimenti a questa
diceria.
Il filosofo Friedrich Nietzsche, notoriamente ostile al cristianesimo, in
un velato riferimento ai martiri cristiani dice:
"la loro stoltezza ha insegnato che
col sangue si può dimostrare la verità. Ma il sangue è
il peggior testimone della verità"
(da "Così parlò Zarathustra")
Effettivamente la disponibilità al martirio di per sé non prova la verità delle proprie idee, ma al più la convinzione con cui le si professa. Tuttavia è lecito chiedersi da dove abbiano tratto la loro convinzione gli apostoli, che la tradizione (confermata per altre vie in alcuni casi) vuole tutti martirizzati con l'unica eccezione di Giovanni, e tutti quei cristiani dei primissimi tempi che entrarono in dissidio con la loro comunità e a volte anche con la loro stessa famiglia. Qualcuno può averli plagiati, ma chi?
(da "Così parlò Zarathustra")
Effettivamente la disponibilità al martirio di per sé non prova la verità delle proprie idee, ma al più la convinzione con cui le si professa. Tuttavia è lecito chiedersi da dove abbiano tratto la loro convinzione gli apostoli, che la tradizione (confermata per altre vie in alcuni casi) vuole tutti martirizzati con l'unica eccezione di Giovanni, e tutti quei cristiani dei primissimi tempi che entrarono in dissidio con la loro comunità e a volte anche con la loro stessa famiglia. Qualcuno può averli plagiati, ma chi?
Se è stato Gesù, allora non si può dire che non sia
esistito, se è stato qualcun altro, bisogna ammettere contro ogni
ragionevolezza che il suo nome non si è tramandato in alcun modo, che nessun
cristiano lo menziona e che è difficile immaginare di quali benefici possa aver
goduto nel diffondere certe bugie (e di come sia riuscito ad ingannare tutti,
infatti l'invenzione in questione è l'esistenza di una persona, morta per di
più in circostanze pubbliche, non astratte idee metafisiche). Spesso si guarda
al cristianesimo primitivo con in testa dei pregiudizi modellati su una
concezione della Chiesa che è in realtà dei secoli successivi: i primi
cristiani ci hanno rimesso solo denaro, libertà, buon nome e salute a
professarsi tali, qualcuno ha anche pagato con la vita. Il primo gruppo di
fedeli non può essere stato costituito interamente da folli che si trovano
d'accordo su uno stesso delirio, né avevano qualcosa da guadagnarci a mettersi
d'accordo nel portare avanti una truffa suicida.
CONCLUSIONE
Dunque si può discutere su cosa effettivamente predicasse Cristo e sull'efficacia con cui le sue parole e le sue azioni sono state trasmesse, ma almeno l'esistenza di un predicatore particolarmente carismatico chiamato Gesù dev'essere ammessa necessariamente: l'alternativa condurrebbe, per coerenza, al rifiuto globale dello studio della storia, visto che la maggior parte degli eventi storici viene ricostruita con criteri analoghi a quelli qui utilizzati. Esistono perfino numerosi personaggi, sulla cui storicità nessuno nutre dubbi, che per certi versi risultano documentati peggio di Cristo. Consideriamo che i primi documenti che parlano di Gesù risalgono ad appena una ventina di anni dalla sua morte, e che ogni testo del Nuovo Testamento è documentato da una mole di manoscritti immensa e che non ha paragoni. Il Nuovo Testamento è il testo più copiato dell'antichità, quello di cui possediamo più copie, e questo ci permette di risalire alla versione originale dei testi con un grado di probabilità impensabile per tutte le altre opere del mondo antico. I manoscritti più antichi che possediamo poi risalgono appena al III secolo, ma se consideriamo anche i frammenti possiamo risalire fino al II secolo.
CONCLUSIONE
Dunque si può discutere su cosa effettivamente predicasse Cristo e sull'efficacia con cui le sue parole e le sue azioni sono state trasmesse, ma almeno l'esistenza di un predicatore particolarmente carismatico chiamato Gesù dev'essere ammessa necessariamente: l'alternativa condurrebbe, per coerenza, al rifiuto globale dello studio della storia, visto che la maggior parte degli eventi storici viene ricostruita con criteri analoghi a quelli qui utilizzati. Esistono perfino numerosi personaggi, sulla cui storicità nessuno nutre dubbi, che per certi versi risultano documentati peggio di Cristo. Consideriamo che i primi documenti che parlano di Gesù risalgono ad appena una ventina di anni dalla sua morte, e che ogni testo del Nuovo Testamento è documentato da una mole di manoscritti immensa e che non ha paragoni. Il Nuovo Testamento è il testo più copiato dell'antichità, quello di cui possediamo più copie, e questo ci permette di risalire alla versione originale dei testi con un grado di probabilità impensabile per tutte le altre opere del mondo antico. I manoscritti più antichi che possediamo poi risalgono appena al III secolo, ma se consideriamo anche i frammenti possiamo risalire fino al II secolo.
Quello
di cui molti non si rendono conto è che in realtà questa è una mole di
documentazione eccezionale.
Vediamo qual è la situazione per altre figure storiche
:
Siddharta Gautama detto il Buddha
Le prime fonti scritte che ne parlano sono distanti dalla sua vita diversi secoli e contengono racconti abbastanza particolari. Nell'Ambattha Sutta per esempio:
"Poi, dopo essere uscito dalla sua dimora, il Sublime iniziò a camminare, ed Ambattha fece lo stesso. Camminando vicino al Sublime, Ambattha osservò i 32 segni di un Grande Uomo sul corpo del Sublime. Così poté vederli tutti tranne due. Rimase col dubbio su questi due segni: genitali coperti da una guaina e lingua ampia. Il Sublime, notando i dubbi di Ambattha mediante i suoi poteri psichici, fece in modo da fargli vedere i suoi genitali coperti da una guaina, poi cacciò fuori la lingua e toccò con la punta le orecchie e le narici, e poi coprì con la lingua tutta la fronte. Allora Ambattha pensò: “L’asceta Gotama possiede tutti i 32 segni maggiori di un Grande Uomo, tutti in modo completo senza nessuno escluso.” Poi disse al Sublime: “Posso andare, Venerabile Gotama? Ho molto da fare.” “Ambattha, fa ciò che ritieni opportuno.”
Rendiamoci conto, Buddha è vissuto nel V sec. a.C., il buddhismo è stato diffuso in buona parte dell'Asia dall'imperatore Ashoka solo nel III sec. a.C., lo stesso secolo che vede la comparsa della scrittura in India e la fissazione in forma orale del Canone Pali, cui appartiene il testo appena letto, che è poi stato messo per iscritto nel I sec. a.C. (ma la versione a noi nota è stata redatta solo nel V sec. d.C., e non è sicuro quanto sia vicina a quella originaria).
Siddharta Gautama detto il Buddha
Le prime fonti scritte che ne parlano sono distanti dalla sua vita diversi secoli e contengono racconti abbastanza particolari. Nell'Ambattha Sutta per esempio:
"Poi, dopo essere uscito dalla sua dimora, il Sublime iniziò a camminare, ed Ambattha fece lo stesso. Camminando vicino al Sublime, Ambattha osservò i 32 segni di un Grande Uomo sul corpo del Sublime. Così poté vederli tutti tranne due. Rimase col dubbio su questi due segni: genitali coperti da una guaina e lingua ampia. Il Sublime, notando i dubbi di Ambattha mediante i suoi poteri psichici, fece in modo da fargli vedere i suoi genitali coperti da una guaina, poi cacciò fuori la lingua e toccò con la punta le orecchie e le narici, e poi coprì con la lingua tutta la fronte. Allora Ambattha pensò: “L’asceta Gotama possiede tutti i 32 segni maggiori di un Grande Uomo, tutti in modo completo senza nessuno escluso.” Poi disse al Sublime: “Posso andare, Venerabile Gotama? Ho molto da fare.” “Ambattha, fa ciò che ritieni opportuno.”
Rendiamoci conto, Buddha è vissuto nel V sec. a.C., il buddhismo è stato diffuso in buona parte dell'Asia dall'imperatore Ashoka solo nel III sec. a.C., lo stesso secolo che vede la comparsa della scrittura in India e la fissazione in forma orale del Canone Pali, cui appartiene il testo appena letto, che è poi stato messo per iscritto nel I sec. a.C. (ma la versione a noi nota è stata redatta solo nel V sec. d.C., e non è sicuro quanto sia vicina a quella originaria).
Spitama Zarathustra, noto anche come Zoroastro
Di lui non si sa quasi nulla, ma la cosa sorprendente è che gli studiosi non sanno collocarlo unanimemente nel tempo. Si va da datazioni altissime (XI sec. a.C. o addirittura prima) a datazioni più basse (VI sec. a.C.), mentre i suoi insegnamenti sarebbero stati messi per iscritto solo in epoca tardo-achemenide, se non dopo. Il manoscritto più antico che possediamo dell'Avesta però è soltanto del XIII sec. d.C.
Ipazia di Alessandria
Se ne è molto parlato (lo abbiamo fatto anche noi), perché la sua figura è stata strumentalizzata in chiave ideologica. In realtà però, come abbiamo visto, di lei non si sa quasi nulla e le fonti che ne parlano sono quasi tutte di molto successive. Curioso come lo scetticismo nei confronti dell'esistenza di Cristo conviva in alcune persone con una specie di mitizzazione di Ipazia, con criminalizzazione del vescovo Cirillo annessa.
Socrate
Un personaggio fondamentale per la storia della filosofia. Eppure lui non scrisse nulla, e a parlarci di lui sono in particolare quattro fonti: Platone, Aristofane, Senofonte e Aristotele. Platone però usa la figura di Socrate per spiegare le proprie dottrine, Aristofane ne fa caricatura per fini satirici e Aristotele lo rilegge, come fa con tutti gli altri filosofi, alla luce delle sue idee sulla filosofia. La conseguenza è che il vero Socrate resta una figura tutto sommato poco documentata.
Alessandro Magno
Tantissime fonti ne parlano, ma quelle a noi pervenute sono tutte successive a Cristo (e quindi vengono più di quattrocento anni dopo le imprese di Alessandro). La cosa interessante è che ogni autore ha dato un personalissimo ritratto del condottiero, al punto che spesso si è detto che nel narrare la sua vita l'immaginazione dei singoli ha preso il sopravvento.
Annibale Barca
Il grande condottiero cartaginese è morto nel 183 a.C., ma le fonti principali sulla sua vita sono quasi tutte parecchio posteriori. Le "Storie" di Polibio sono le uniche vicine ai fatti e sono state scritte minimo una quarantina di anni dopo la morte di Annibale (mentre la distanza tra Gesù e primi testi che parlano di lui è circa la metà). Se ci si sorprende di quanto tardivamente si sia scritto di Cristo, tanto più ci si sorprenderà per la sorte letteraria di Annibale!
Pitagora di Samo
Una figura misteriosa, dato anche il carattere esoterico dei suoi insegnamenti, e molte cose che gli si attribuiscono non sono ascrivibili con certezza a lui ma sono forse elaborazione successiva della sua scuola. La sua biografia poi nelle fonti si mescola spesso alla leggenda, accentuando il mistero.
Riepilogando quanto detto:
1) Non c'è motivo di rifiutare le fonti cristiane
2) Le fonti cristiane depongono a favore dell'esistenza di Gesù
3) Non è vero che non esistono fonti extracristiane (e comunque l'assenza di tali fonti non avrebbe nulla di sospetto, come invece afferma qualcuno)
4) Le fonti non cristiane depongono anch'esse a favore della storicità di Cristo
5) Il cristianesimo non è una ricostruzione storica ma un fatto, sotto i nostri occhi quotidianamente, e questo fatto deve aver avuto un'origine che non può essere un'invenzione totale
La questione potrebbe dirsi già liquidata, ma qualcuno potrebbe obiettare che resta in piedi un'altra questione, quella delle presunte analogie tra la biografia di Cristo e quella di altri personaggi religiosi. L'idea è che l'esistenza di Cristo non sia credibile in quanto la sua vita è stata chiaramente ricalcata su quella di figure appartenenti a tradizioni religiose precedenti. Questa posizione è vecchia, ma rilanciata in tempi recenti da un video, divenuto virale sul web, intitolato "Zeitgeist - The movie". Il video si confuta da sé già semplicemente per le improbabili e ridicole ricostruzioni etimologiche che contiene, ma comunque è pieno di siti di debunking che lo smontano nel dettaglio. Facciamo solo presente, a chi trova irrazionale credere nella storicità di Cristo, che le fonti di Zeitgeist sono, direttamente o no, scrittori screditati dal mondo accademico o di oltre cento anni fa, alcuni dei quali più o meno vicini allo spiritismo o alla società teosofica (fondata da truffatori conclamati, pescati più volte a dire bugie o ad ingannare le persone con trucchi di prestigio). La più rilevante, per l'accanimento mostrato nel negare la storicità di Cristo, è la già citata Acharya S, curiosamente morta il 25 dicembre (appunto, le coincidenze esistono, come ricordato a inizio articolo, ma forse gli studiosi del futuro penseranno che questa scrittrice non sia mai esistita!).
Le analogie che molti rilevano tra Cristo e altre figure religiose sono irrilevanti (ad esempio il fatto che due divinità operino entrambe miracoli discende dall'idea stessa di divino, non è necessario ipotizzare un plagio) o addirittura del tutto inesistenti. Entrare nel dettaglio di ogni singola affermazione sorta in quest'ambito è un lavoro lungo e che ci porterebbe troppo lontano, una ricerca seria conduce comunque senza dubbio a confutare ogni pretesa di ricondurre Gesù a Horus, Krishna, Mithra, Attis, Adone, Tammuz, Dioniso, Buddha, Zarathustra, Eracle o Asclepio (questi i nomi più ricorrenti nel comparativismo selvaggio di cui stiamo parlando). Le affermazioni a supporto non hanno alcuna base, queste teorie si riducono ad inventare di sana pianta delle cose che nessuna fonte realmente dice (come il fatto che Mithra sia nato da una vergine, che Krishna sia stato crocefisso, che Horus avesse dodici discepoli, ecc). In pochissimi casi l'analogia esiste veramente, ma la fonte relativa alla figura non cristiana è vistosamente posteriore a quella relativa a Gesù e l'ipotesi più rilevante è che il cristianesimo abbia fornito il modello piuttosto che plagiato quello di altre tradizioni. In effetti molte tradizioni sorte parecchio prima di Cristo sono state messe per iscritto solo parecchi secoli dopo la sua morte, e non era insolito che venissero inseriti elementi di ispirazione cristiana in cui ci si era imbattuti nel frattempo.
Chi è interessato non faticherà a trovare sul web opere di debunking di queste teorie, ad ogni modo, se qualcuno dovesse proprio sentirne la necessità, non escludiamo di occuparcene noi stessi in futuro. Intanto, dal momento che una delle questioni dibattute in questo campo riguarda la data del 25 dicembre (gli autori miticisti sostengono spesso, senza uno straccio di prove, che il 25 dicembre sia il dies natalis anche di altri personaggi), vi rimandiamo all'articolo che abbiamo già scritto sul tema.
In generale comunque vale sempre la regola che in teoria dev'essere chi fa l'affermazione eccezionale a portare prove a sostegno della sua tesi, non il contrario.
In copertina: Immagine tratta dall'Evangeliario di Aquisgrana del IX secolo: i quattro evangelisti affiancati dalla loro creatura simbolica. L’insieme di questi quattro esseri, noto come tetramorfo, appare per la prima volta nel Libro di Ezechiele, dove quattro esseri, ognuno dotato di quattro facce (una d’uomo, una di leone, una di bue e una di aquila) sostengono il trono di Dio. L’immagine è ripresa poi nell'Apocalisse, dove ritroviamo quattro esseri con le sembianze di uomo, leone, bue ed aquila, stavolta però con una sola faccia ciascuno.
L’associazione di ogni creatura con un evangelista si deve ad Ireneo di Lione, che la escogitò nella sua difesa del canone dall'introduzione di nuovi vangeli o dall'eliminazione di alcuni tra i quattro accettati. La versione che poi ebbe fortuna non fu però la sua, in cui Giovanni è associato al leone e Marco all'aquila, ma quella successiva di Gerolamo, in cui la corrispondenza è invertita (nessuna differenza invece per quanto riguarda Luca, associato al bue, e Matteo, associato all'uomo).
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(come il fatto che Mithra sia nato da una vergine, ..... infatti Mithra ( il mito viene da Adgistis ) nasce dalla vergine terra fecondata da uno sfrontato Zeus ,,, leggere Arnobio Contro i pagani LIBRO V 5-7 ... zio ot
RispondiEliminaMah, tanto per cominciare il paragone tra la nascita da una fanciulla vergine e la nascita da una roccia, che si vuole definire vergine sebbene sia ovvio che non possa avere per sua natura rapporti sessuali, è tirata per i capelli. Se poi consideriamo che la roccia da cui sarebbe emerso Agdistis è stata fecondata dal seme di Zeus (dunque un concepimento molto più fisico e concreto) l'analogia si attenua ulteriormente. A dirla tutta non ci sembra nemmeno provata la filiazione del mito di Mithra da quello di Agdistis. In ogni caso i racconti delle nascite di Mithra e Agdistis sono successivi ai racconti sulla nascita di Gesù, quindi non si vede perché, pur in presenza di un'analogia, si debba pensare per forza ad un plagio dei cristiani. Tanto più che questi avevano già all'interno della propria tradizione di provenienza, quella giudaica, la profezia di Isaia sulla nascita dell'Emmanuele da una vergine. Vero che solo nella versione della Septuaginta compare inequivocabilmente il termine "vergine", ma questa è già una versione precedente di svariati secoli ai racconti su Mithra e Agdistis. Con questo elemento che i cristiani avevano a casa loro, è assurdo andare a cercare improbabili influenze altrove.
EliminaQuesto fingendo che abbia senso ipotizzare una filiazione, un plagio o un'influenza sulla scorta di un eventuale singolo punto di contatto, cosa che in realtà non ha senso.
Confutazione di parte, spudorata. Addirittura additare il Testimonium flavianum come prova storica....quando essa risulta un post interpolazione completamente falsa del IIIsec....la dice lunga sulla qualità e l onestà di tale analisi. Da ridere.
RispondiEliminaIl Testimonium Flavianum l'abbiamo non solo citato, ma anche commentato ed inserito nella cornice degli studi storici e filologici che lo riguardano, e se tu avessi letto tutto per bene comprenderesti perché la tua osservazione, basata su fatti che ci sono noti e che non abbiamo mancato di trattare, non ha il minimo senso. Questo la dice lunga sulla rilevanza del tuo parere, c'è poco da ridere purtroppo.
EliminaPaolo Martini concordo pienamente. Il TF e' un pataccona infilata a forza su una pagina. Basta leggerla per intero per rendersi conto che dopo questa interpolazione riporta beghe di una certa Paolina del 19 d.c.
EliminaForse trarresti giovamento dal leggere anche un po' prima e un po' dopo, ti accorgeresti che nelle "Antichità giudaiche" molti eventi vengono inseriti tra due argomenti non correlati, lo stesso episodio di tale Paolina che tu citi non c'entra nulla non solo con il Testimonium Flavianum, ma nemmeno con ciò che lo precede, riguardante una sommossa di Giudei sotto Ponzio Pilato. E l'episodio di Paolina oltretutto non ha alcuna connessione con quello successivo, riguardante gli eventi che indussero le autorità a deportare un certo numero di Giudei romani in Sardegna.
EliminaA dirla tutta, poi, l'episodio di Gesù non è affatto in rottura con ciò che precede, infatti gli episodi immediatamente precedenti riportano delle vicissitudini della reggenza di Ponzio Pilato, e la condanna a morte di Gesù rientra perfettamente nella categoria. In effetti il Testimonium Flavianum riporta: "E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato".
Chiamalo Testimonium Eusebium che è più onesto. Inutile sforzarsi su passaggi improbabili....il TF è un falso al 100%
EliminaRipeterlo non lo rende vero
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