"Er Nocchilia" o "La fine del mondo secondo il popolo di Roma"
Elia ed Enoch, icona del XVII secolo, Museo storico di Sanok, Polonia |
Come saranno ar monno terminate
le cose c'ha ccreato Ggesucristo,
se vederà ussci' ffora l'Anticristo
predicànno a le ggènte aridunàte.
Vierà ccor una faccia da torzate,
er corpo da ggigante e ll'occhio tristo:
e pper un caso che nun z'è mmai visto, nasscerà da una monica e dda un frate.
Poi, pe' combàtte co' 'sta bbrutta arpia,
tornerà da la bbùscia de San Pavolo
dopo tanti mil'anni er Nocchilia.
E, appena usscito da l'Inferno er diavolo
a spartisse la ggente cor Messia,
resterà er Mònno pe' sseme de cavolo.
Questo sonetto in romanesco fu scritto il 25 novembre del 1831 da Giuseppe Gioacchino Belli, che accanto ad una produzione più vasta ma maggiormente convenzionale coltivava privatamente questa poesia vernacolare, la quale tuttavia ha rischiato di perdersi nell'oblio per volere dello stesso autore: Belli nel proprio testamento espresse il desiderio che tutte le sue opere venissero bruciate, ma così come Vario Rufo salvò l'Eneide dalla distruzione che Virgilio voleva destinarle, così il figlio del poeta salvò questo patrimonio culturale che, incredibile a dirsi, vanta anche spericolate traduzioni in inglese e francese!
La poesia, che parla della fine del mondo, dell'avvento dell'Anticristo e della lotta finale tra il bene e il male, è evidentemente basata sulla ben nota escatologia cattolica (Belli era romano e papalino), ma filtrata attraverso le tradizioni popolari.
L'anticristo ad esempio "nasscerà da una monica e dda un frate", ma è soprattutto la prima delle due terzine finali che desta interesse:
"Poi, pe' combàtte co' 'sta bbrutta arpia,
tornerà da la bbùscia de San Pavolo
dopo tanti mil'anni er Nocchilia."
"Er Nocchilia" è una figura mostruosa del folklore romano che, secondo la tradizione, dovrebbe tornare alla fine dei tempi per contrastare l'azione dell'Anticristo.
Secondo alcuni, nel frattempo dorme sotto la Scala Santa, nei pressi di San Giovanni in Laterano (ed è per questo che si raccomandava di non esagerare con gli schiamazzi durante l'annuale festa di San Giovanni, per evitare di svegliare il mitico essere accelerando il precipitarsi degli eventi finali), mentre altri, tra cui Belli, lo collocano nei pressi della Basilica di San Paolo, in un luogo da cui uscirà grazie ad una voragine che sarà aperta da uno dei terremoti che caratterizzeranno gli ultimi giorni.
Ovunque sia situato il suo luogo di riposo, è sconsigliabile tentare di penetrarlo perché, secondo la tradizione, chiunque vedesse Er Nocchilia prima dei tempi morrebbe, con l'unica eccezione dei papi, i quali però perderebbero comunque la vista.
Belli si ricordò der Nocchilia anche in un altro suo componimento, in cui il mostro figura nel primo di una lunga serie di ingarbugliati accorgimenti che il poeta suggerisce a chi voglia fare un terno al lotto:
"Si vvo´ un terno sicuro, Titta mia,
Senti com´hai da fane: a mmezza notte
Méttete immezzo ar cerchio d´una bbotte
Co ttre requiameterne ar Nocchilia."
(da "Devozzione pe vvince ar lotto")
Ma da dove viene er Nocchilia?
Bene, il suo nome altro non è che la fusione di Enoch ed Elia, e questa figura mostruosa dunque è una sorta di sintesi e fusione di questi due personaggi biblici.
Di Enoch nella Bibbia, a rigore ce ne sarebbero quattro: uno, figlio di Caino, fondò una città col suo stesso nome, l'altro, padre di Matusalemme e bisnonno di Noè, fu rapito in cielo scampando alla morte corporale, altri due sono citati di sfuggita all'interno di liste genealogiche senza che di essi si dica nulla. Quello a cui fa riferimento la tradizione der Nocchilia è il bisnonno di Noè.
I brani biblici che lo riguardano:
"Enoch visse sessantacinque anni e generò Matusalemme. Enoch, dopo aver generato Matusalemme, camminò con Dio trecento anni e generò figli e figlie. Tutto il tempo che Enoch visse fu di trecentosessantacinque anni. Enoch camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese."
(Gen 5, 21-24)
"Enoch piacque al Signore e fu rapito,esempio istruttivo per tutte le generazioni"
(Sir 44, 16)
"Nessuno fu creato sulla terra eguale a Enoch;difatti egli fu rapito dalla terra."
(Sir 49, 14)
"Per fede Enoch fu rapito perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio lo aveva portato via; infatti prima che fosse portato via ebbe la testimonianza di essere stato gradito a Dio. "(Eb 11, 5)
"Anche per costoro profetizzò Enoch, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui»."
(Giuda, 14-5)
Dunque secondo la Bibbia il patriarca Enoch fu un profeta e soprattutto fu talmente gradito a Dio da essere strappato al destino di morte ineluttabile per tutti gli altri esseri umani.
Concepì Matusalemme in età molto avanzata, 65 anni, ma soprattutto visse sulla Terra per 365 anni.
Nelle genealogie del libro della Genesi longevità così eccezionali sono la regola e probabilmente hanno come modello formale le liste dei re sumeri, il significato teologico più comune vede nell'eccezionale longevità un simbolo del favore divino, tanto più che l'età degli uomini si accorcia via via che la discendenza si allontana dai progenitori Adamo ed Eva, come ad indicare una progressiva e inesorabile decadenza dell'umanità.
L'età che Enoch trascorre sulla Terra però è forse significativa anche per un altro motivo: 365 è anche il numero di giorni in un anno solare, e questo ha portato molti ad ipotizzare che ci fosse l'intenzione di collegare questa figura al Sole.
Se la Bibbia è parca nel fornire informazioni su Enoch, nonostante ne sottolinei l'importanza, il patriarca diventa una figura centrale all'interno di una corrente teologica cresciuta in seno all'Ebraismo dominante attorno al IV sec. a.C.
Questo filone di pensiero teologico viene detto comunemente "enochico", e nessuno dei testi in cui si è espresso è confluito nel Tanakh o nel canone delle varie chiese cristiane, con l'eccezione del Primo Libro di Enoch (o Enoch Etiope), accolto nel canone della chiesa copta.
Il passo della lettera di Giuda ricordato sopra sembra essere proprio una citazione di questo libro, ove si trovano le seguenti parole:
"Ecco, il Signore è venuto con le Sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di Lui"
(1 Enoch 1, 9)
Il libro è diviso in sezioni, due delle quali, "Il libro dei Vigilanti" e il "Libro dell'astronomia" sono i più antichi testi di letteratura enochica che possediamo.
Il primo tratta di un tema che compare anche nella Bibbia, sebbene in forma molto sintetica, quello che prelude al grande evento del diluvio universale:
"Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.
Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.
Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.
Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti».
Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore."
(Gen 6, 1-8)
L'autore del Libro dei Vigilanti riporta gli stessi fatti: gli angeli si uniscono alle donne umane, ma viene sottolineata la natura malvagia di questi esseri.
Questa violazione delle norme divine contaminò l'intero creato e suscitò la reazione di Dio: gli angeli malvagi furono incatenati sotto terra e i loro figli vennero abbandonati a se stessi e si uccisero tra loro.
Si vede dunque che il teologo enochico fa risalire l'origine del male ad una trasgressione angelica, non umana.
A parte il racconto in sé, il testo è importante perché esplicita una dottrina dell'immortalità dell'anima e di una retribuzione post-mortem: dopo la morte le anime non giacciono tutte in un oscuro Sheol ma buoni e i cattivi nell'Aldilà risultano separati, in attesa di un giudizio finale (tema meglio sviluppato nella sezione successiva).
Per quanto riguarda Enoch, viene data una spiegazione del suo rapimento in cielo: Enoch è scelto da Dio per comunicare agli angeli ribelli la loro condanna, cosa che il profeta adempie descrivendo ai condannati le visioni che Dio gli ha ispirato (sostanzialmente dei viaggi in volo in zone normalmente inaccessibili del cosmo).
Anche gli altri testi del filone enochico presentano una forte attenzione per l'angelologia, inoltre hanno spesso un contenuto apocalittico.
Ancora più noto di Enoch è il profeta Elia, autore di grandi gesta tra le quali la sonora sconfitta impartita ai sacerdoti di Baal sul Monte Carmelo:
"Elia si accostò a tutto il popolo e disse: «Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!». Il popolo non gli rispose nulla. Elia aggiunse al popolo: «Sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. Dateci due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l'altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Voi invocherete il nome del vostro dio e io invocherò quello del Signore. La divinità che risponderà concedendo il fuoco è Dio!».
Tutto il popolo rispose: «La proposta è buona!».
Elia disse ai profeti di Baal: «Sceglietevi il giovenco e cominciate voi perché siete più numerosi. Invocate il nome del vostro Dio, ma senza appiccare il fuoco».
Quelli presero il giovenco, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: «Baal, rispondici!».
Ma non si sentiva un alito, né una risposta.
Quelli continuavano a saltare intorno all'altare che avevano eretto.
Essendo già mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: «Gridate con voce più alta, perché egli è un dio! Forse è soprappensiero oppure indaffarato o in viaggio; caso mai fosse addormentato, si sveglierà».
Gridarono a voce più forte e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. Passato il mezzogiorno, quelli ancora agivano da invasati ed era venuto il momento in cui si sogliono offrire i sacrifici, ma non si sentiva alcuna voce né una risposta né un segno di attenzione.
Elia disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi!». Tutti si avvicinarono.
Si sistemò di nuovo l'altare del Signore che era stato demolito. Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei discendenti di Giacobbe, al quale il Signore aveva detto: «Israele sarà il tuo nome». Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un canaletto, capace di contenere due misure di seme. Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna.
Quindi disse: «Riempite quattro brocche d'acqua e versatele sull'olocausto e sulla legna!». Ed essi lo fecero. Egli disse: «Fatelo di nuovo!». Ed essi ripeterono il gesto.
Disse ancora: «Per la terza volta!». Lo fecero per la terza volta. L'acqua scorreva intorno all'altare; anche il canaletto si riempì d'acqua. Al momento dell'offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: «Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore!».
Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto. A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!». Elia disse loro: «Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno!». Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison, ove li scannò."
(1 Re 18, 21-40)
Ciò che lo accomuna ad Enoch è che anch'egli fu assunto in cielo con tutto il corpo:
"Poi, volendo Dio rapire in cielo in un turbine Elia, questi partì da Gàlgala con Eliseo.
Elia disse a Eliseo: «Rimani qui, perché il Signore mi manda fino a Betel».
Eliseo rispose: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò».
Scesero fino a Betel.
I figli dei profeti che erano a Betel andarono incontro a Eliseo e gli dissero: «Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?».
Ed egli rispose: «Lo so anch'io, ma non lo dite».
Elia gli disse: «Eliseo, rimani qui, perché il Signore mi manda a Gerico».
Quegli rispose: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò».
Andarono a Gerico.
I figli dei profeti che erano in Gerico si avvicinarono a Eliseo e gli dissero: «Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?». Rispose: «Lo so anch'io, ma non lo dite».
Elia gli disse: «Rimani qui, perché il Signore mi manda al Giordano».
Quegli rispose: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò».
E tutti e due si incamminarono.
Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti, li seguirono e si fermarono a distanza; loro due si fermarono sul Giordano.
Elia prese il mantello, l'avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là; i due passarono sull'asciutto. Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: «Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te».
Eliseo rispose: «Due terzi del tuo spirito diventino miei».
Quegli soggiunse: «Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso».
Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo.
Eliseo guardava e gridava: «Padre mio, padre mio, cocchio d'Israele e suo cocchiere».
E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi. Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano."
Ecco che la fusione delle due figure nel mitico Nocchilia comincia a rivelare un suo senso: si tratta in effetti degli unici personaggi biblici assunti in cielo senza morire, fatta eccezione per Maria, che è assunta in cielo solo per alcune confessioni cristiane e senza che ci sia un riferimento scritturale diretto, e per Gesù, che, oltre ad essere Dio incarnato, è asceso al cielo dopo essere morto e risorto.
Il legame con la fine dei tempi è invece più complesso.
Per quanto riguarda Elia, è sempre stato una figura escatologica:
"Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga
il giorno grande e terribile del Signore,
perché converta il cuore dei padri verso i figli
e il cuore dei figli verso i padri;
così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio."
(Ml 3, 23-24)
Nel Nuovo Testamento questa profezia è indicata da Gesù come realizzata in Giovanni Battista, che ha il compito di preparare la venuta di Cristo e dunque l'avvento dell'era messianica:
"E i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?»
Egli rispose: «Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa.
Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio dell'uomo deve soffrire da parte loro».
Allora i discepoli capirono che egli aveva parlato loro di Giovanni il battista."
(Mt 17, 10-13)
Sebbene Elia stesso, quando interrogato a proposito, abbia negato:
"Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse."
(Gv 1, 21)
Del resto è chiaro che la designazione di Giovanni come Elia è solo un'attribuzione di ruolo e non un'identificazione vera e propria anche dal racconto della trasfigurazione, in cui Pietro, Giacomo e Giovanni hanno l'onore di vedere il maestro circonfuso di luce con accanto Mosè ed Elia (che a quanto sembra non è Giovanni):
"Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!».
Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.
Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!».
E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro."
(Mc 9, 2-8)
Enoch ed Elia sono stati identificati dai Padri della Chiesa come i due Testimoni di cui parla l'Apocalisse:
"E io darò ai miei due testimoni di profetare, ed essi profeteranno per milleduecento sessanta giorni, vestiti di cilicio.
Questi sono i due ulivi e i due candelabri che stanno nel cospetto del Signor della terra.
E se alcuno li vuole offendere, esce dalla lor bocca un fuoco che divora i loro nemici; e se alcuno li vuole offendere bisogna ch’ei sia ucciso in questa maniera.
Essi hanno il potere di chiudere il cielo onde non cada pioggia durante i giorni della loro profezia; e hanno potestà sulle acque di convertirle in sangue, e potestà di percuotere la terra di qualunque piaga, quante volte vorranno.
E quando avranno compiuta la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso moverà loro guerra e li vincerà e li ucciderà.
E i loro corpi morti giaceranno sulla piazza della gran città, che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il Signor loro è stato crocifisso.
E gli uomini dei vari popoli e tribù e lingue e nazioni vedranno i loro corpi morti per tre giorni e mezzo, e non lasceranno che i loro corpi morti siano posti in un sepolcro.
E gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti avranno tormentati gli abitanti della terra.
E in capo ai tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro, ed essi si drizzarono in piè e grande spavento cadde su quelli che li videro.
Ed essi udirono una gran voce dal cielo che diceva loro: Salite qua. Ed essi salirono al cielo nella nuvola, e i loro nemici li videro.
E in quell’ora si fece un gran terremoto, e la decima parte della città cadde, e settemila persone furono uccise nel terremoto; e il rimanente fu spaventato e dette gloria all’Iddio del cielo.
Il secondo guaio è passato; ed ecco, il terzo guaio verrà tosto."
(Ap 11, 1-14)
Ecco dunque perché il folklore romano, nell'attendere la comparsa di Enoch ed Elia negli ultimi tempi, sebbene nella bizzarra forma der Nocchilia, si inserisce in realtà in un discorso teologico di lunga tradizione.
Se l'articolo ti è piaciuto e vuoi sostenere il nostro progetto ecco come aiutarci
(Ap 11, 1-14)
Ecco dunque perché il folklore romano, nell'attendere la comparsa di Enoch ed Elia negli ultimi tempi, sebbene nella bizzarra forma der Nocchilia, si inserisce in realtà in un discorso teologico di lunga tradizione.
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