Mitra e Gesù: il mito e le false analogie

Abbiamo già accennato a quelle bufale del web secondo le quali la vita di Gesù e la dottrina cristiana sarebbero state copiate da culti precedenti. In passato abbiamo affermato decisamente la storicità di Gesù, personaggio che non può essere ridotto a semplice mito, e dimostrato che la data del 25 dicembre scelta per festeggiare il Natale di Cristo non deve avere necessariamente origini pagane come molti affermano con convinzione pur non avendo prove. Soprattutto abbiamo affrontato nel dettaglio uno dei paralleli più ricorrenti tra quelli proposti dai miticisti, quello tra Gesù ed Horus. In quell'occasione ventilammo l'ipotesi di dedicare articoli analoghi anche alle altre figure a cui Gesù era continuamente accostato indebitamente, e oggi è venuto il momento di parlare del dio Mitra e del mitraismo. La storia è fondamentalmente sempre la stessa: si afferma che questo dio, il cui culto sarebbe pre-cristiano, secondo il mito sarebbe nato il 25 dicembre in una grotta da una vergine e adorato dai pastori. Da adulto avrebbe avuto dodici discepoli coi quali avrebbe cenato un'ultima volta prima di sacrificarsi per il bene di tutta l'umanità e poi risorgere dopo la morte. Il culto a lui riservato comprenderebbe poi dei riti equivalenti al battesimo e all'eucarestia cristiani, oltre a considerare come giorno sacro la domenica.
Tutta questa storia regge ad un'analisi approfondita?
Cerchiamo di scoprirlo, tenendo però ben presente che l'argomento è complesso e dibattuto, essendo il culto di Mitra una religione misterica che teneva segreti i propri insegnamenti.



Tauroctonia appartenente al mitreo del Circo Massimo (Roma). Nei due angoli alti si vedono il Sole, a sinistra, e la Luna, a destra, mentre in basso a sinistra, in piccolo, è raffigurato Mitra, riconoscibile per il classico berretto frigio, che trascina il toro per condurlo nella grotta dove lo sacrificherà. Il sacrificio vero e proprio domina invece il resto della composizione, con Mitra che affonda il coltello nelle carni del toro, guardando come consuetudine in un'altra direzione, attorniato dalle seguenti figure: lo scorpione attaccato allo scroto del toro, il serpente e il cane che convergono sulla ferita dell'animale sacrificato, e i due dadofori ai lati della scena, Cautes a sinistra con la fiaccola verso l'alto e Cautopates a destra con la fiaccola verso il basso. Dalla coda del toro spunta la tipica spiga di grano.


Il problema dei tre Mitra
Iniziamo col dire che quando diciamo "Mitra" dobbiamo specificare a quale ci stiamo riferendo. In effetti esiste un Mitra delle scritture sacre indiane, i Veda, un Mitra delle religioni iraniche, in particolare del mazdeismo, e il più famoso Mitra di epoca romana, adorato nel culto misterico conosciuto come mitraismo. Si sa poco di tutt'e tre, ma abbastanza per comprendere che tra un Mitra e l'altro possono esserci differenze veramente grandi. Si tratta dello stesso dio che ha conosciuto un'evoluzione nel corso del tempo e al variare del suo areale o di divinità diverse unite solo da un curioso caso di omonimia? La faccenda è molto complessa.
Sostanzialmente non c'è alcun dubbio sul fatto che i primi due Mitra fossero in origine lo stesso dio, non è l'unico elemento religioso in comune che le due culture, iranica e indiana, posseggono, del resto è noto che Indiani e Persiani parlassero idiomi appartenenti alla stessa famiglia, quella delle lingue indo-iraniche, uno dei tanti gruppi in cui si dividono le lingue indo-europee. Sono insomma due culture strettamente imparentate, e dal loro progenitore comune derivano alcuni concetti alla base delle loro religioni, che nell'insieme risultano poi in effetti molto diverse. Ad esempio in entrambi i contesti le divinità sono divise nelle stesse due classi, riconoscibili per il nome molto simile (Asura e Deva in India, Ahura e Daeva in Persia), sebbene in India la distinzione sia più sfumata. La cosa curiosa è che in India il tipo "Deva" finisce col prevalere sul tipo "Asura", mentre in Persia la riforma religiosa di Zoroastro concentra il culto su un unico Ahura, Mazda, mentre si scaglia violentemente contro il culto dei Daeva. Hanno un nome simile, evidente la radice comune, anche Soma e Haoma, che sono i termini con cui viene indicata una bevanda sacra di origine vegetale rispettivamente da Indiani e Persiani.
Per quanto riguarda il Mitra romano, sebbene gli antichi non avessero dubbi sulle origini persiane del dio e del suo culto, le enormi differenze tra questo Mitra e quello iranico ha indotto alcuni studiosi a sospettare che il mitraismo sia in realtà un'invenzione originale che si richiamava solo superficialmente ad un'antica divinità persiana per questioni di prestigio. Altri hanno invece creduto di riscontrare segni evidenti delle autentiche origini persiane del mitraismo, ma sottolineando comunque come l'evoluzione della credenza, soggetta alle più disparate influenze, abbia portato il culto di Mitra verso lidi molto lontani da quelli di partenza.

Il Mitra vedico
La cultura indiana si sviluppa nei secoli all'ombra di quella grande opera di letteratura sacra che sono i Veda. La parte più antica di questo corpus è manifestazione della cultura di quella parte di genti indoeuropee che discese in India attorno al 2200 a.C. La parola Veda ha la stessa radice indoeuropea del latino "Video" e dell'italiano "Vedere", ed indica la conoscenza. Si tratta di una conoscenza che secondo la tradizione fu in qualche modo raccolta da antichi saggi che la tramandarono poi sotto forma di canti. I Veda si tramandarono in effetti a lungo oralmente, a partire dal secondo millennio a.C. Mitra compare già nel più antico dei Veda, il Rgveda, ma lui ed altre divinità vediche sono stati menzionati anche in un trattato stipulato attorno al 1400 a.C. tra gli Ittiti e il regno di Mitanni. In generale si può dire che l'autonomia di Mitra è limitata dal fatto di comparire sempre in associazione con l'importantissima divinità vedica Varuna. Col passare del tempo Mitra viene associato sempre di più alla luce dell'alba, il suo nome rimanda però al concetto di contratto, presentandolo dunque come divinità che presiede ai patti e agli accordi.
Tanto Mitra quanto Varuna sono definiti, a seconda delle circostanze, asura o deva.

Il Mitra iranico
Nell'antico Iran, inutile toccare qui la spinosissima e dibattuta questione della cronologia del mazdeismo, Mitra compare nella religione fondata da Zoroastro, il culto più importante e noto di ambiente persiano, ma anche in sue varianti eretiche e in altri culti sopravvissuti all'ombra di quello egemone.
Nel culto zoroastriano, il mazdeismo appunto, Mitra è ancora il garante dei contratti, ma anche il protettore del bestiame, "signore dei pascoli". Inoltre è giudice delle anime e guerriero spietato. Fa inseguire i suoi nemici, a cui non è concessa la possibilità di pentirsi dei propri misfatti, dal suo feroce maiale Verethragna, quando non li abbatte invece con la sua mazza sacra. Alcuni studiosi hanno creduto di trovare indizi a sostegno dell'ipotesi che Mitra abbia assorbito questi caratteri di ferocia dal deva vedico Indra. Secondo l'Avesta, il testo sacro dei mazdei, è stato il dio Ahura Mazda a creare Mitra e ad imporne la venerazione all'uomo. Lui stesso dà il buon esempio venerandolo in prima persona.
Tra le varie cose è incaricato di sorvegliare l'intera creazione di Ahura Mazda, e può assolvere questo compito grazie alla sua capacità di scrutare ogni angolo del mondo materiale. Nessuno può ingannarlo, è scritto che Ahura Mazda gli abbia dato mille sensi e diecimila occhi per vedere.
A Mitra è dedicato un intero Yast dell'Avesta, quello più lungo e dal maggior valore letterario, qui sono descritte le pratiche purificatorie necessarie per officiare correttamente i sacrifici al dio, consistenti in lavacri e autofustigazioni:

«Che essi lavino i loro corpi per tre giorni e tre notti; che essi si sottopongano a trenta colpi per il sacrificio e la preghiera a Mitra, signore degli ampi pascoli»
(Yast Mihr, 122)

Una cosa che è meglio sottolineare è che il mazdeismo delle origini, come sembra fosse concepito da Zoroastro, concentrava il suo culto su Ahura Mazda, mentre per quel che ne sappiamo Mitra acquista importanza in questa religione in una seconda fase maggiormente incline a compromessi col politeismo. Zoroastro all'inizio si era particolarmente battuto contro il culto dei daeva, cioè contro pratiche di devozione ad antiche divinità indoiraniche che il profeta persiano considerava alla stregua di demoni malvagi. Chi professava questi culti adorava, tra i vari dei, anche Mitra, ma non è chiaro se questo debba portarci a concludere che Mitra fosse un daeva che misteriosamente era riuscito a farsi accettare nella religione che più avversava i daeva, infatti si è anche sostenuto che questi devoti dei daeva adorassero anche gli ahura, e che Mitra appartenesse a questa seconda classe di dei.



Bassorilievo di Taq-e Bostan (Iran) raffigurante l'incoronazione, avvenuta nel 379, di Ardashir II, il personaggio al centro. La figura a destra che assegna la regalità al nuovo sovrano è il suo predecessore Sapore II o il signore supremo Ahura Mazda. Sia lui che Ardashir calpestano il cadavere di un nemico sconfitto, probabilmente Giuliano l'apostata. A sinistra, garante del patto che si sta stipulando, il dio Mitra su un fiore di loto, con testa coronata da raggi e barsom in mano (il barsom era un oggetto rituale consistente in un fascio di rami di melograno o tamerice).


Il Mitra romano
Del mitraismo non si sa molto perché era un culto misterico con dottrina e pratiche riservate agli iniziati. Gran parte delle informazioni è dedotta, vedremo poi quanto legittimamente, da confronti coi culti iranici di Mitra, oppure dall'interpretazione dell'arte che ornava i mitrei. Le fonti scritte provengono per lo più da apologeti cristiani del II secolo e oltre, persone che, anche non volendo pensare alla cattiva fede, comunque sempre possibile, potrebbero aver frainteso quel po' che era trapelato al di fuori della cerchia dei fedeli di Mitra. L'Occidente, ce ne parla Plutarco, conobbe gli adoratori di Mitra per la prima volta nel 67 a.C., tramite i pirati cilici deportati in Grecia a seguito della loro sconfitta contro Pompeo, ma il loro culto si diffuse in tutto l'impero a cavallo tra I e II secolo. Le informazioni su pratiche e dottrine che possediamo fanno tutte riferimento a quest'epoca o alle successive, quindi in un momento storico in cui il cristianesimo e i Vangeli già esistevano e andavano diffondendosi.
Il culto di Mitra come descritto da Plutarco non sembra ancora però quello che si diffonderà poi con successo nell'impero, quanto piuttosto una specie di via di mezzo tra questo e lo zoroastrismo (che tradisce però in punti molto importanti):

«Alcuni riconoscono due divinità come se si trattasse di artefici rivali - l'uno creatore delle cose buone, l'altro delle cattive: altri invece chiamano Dio il migliore e "demone" l'altro, come fa Zoroastro il Mago... Egli chiamava l'uno Horomazes e l'altro Areimanios; e mostrava anche che di tutte le cose sensibili il primo assomigliava soprattutto alla luce, mentre l'altro assomigliava invece all'oscurità e all'ignoranza. Fra i due sta Mithras, che i Persiani chiamano anche, appunto per questa ragione, Mithras il mediatore. Ed egli insegnò loro a sacrificare all'uno offerte votive di ringraziamento, e all'altro offerte per allontanare il male, prodotto dall'oscurità. Pestando in un mortaio un'erba chiamata Omomi, essi invocano l'Ade e l'oscurità: poi, mescolata con il sangue di un lupo ucciso, la portano fuori in un posto soleggiato e la gettano via. Così essi pensano anche che alcune piante derivino dal buon Dio e altre dal malvagio demone. Così è anche per gli animali: cani, uccelli e porcospini derivano dal potere buono, mentre i topi di fogna derivano dal potere malvagio. Perciò considerano fortunato l'uomo che ha ucciso la maggior quantità di topi»

Notiamo che in qualche modo Mitra ricopre il ruolo di mediatore tra bene e male, le forze che sono impersonate dai due figli di Zurvan nello zurvanismo, eresia zoroastriana a cui abbiamo già accennato in passato. Qui Mitra è anche liberatore o salvatore delle anime. Un rapporto di parentela, sia pure lontana, tra zurvanismo e mitraismo non è da escludere, perché nello zurvanismo, cosa che invece sarebbe blasfema per lo zoroastrismo ortodosso, il principio del male Ahriman è un vero e proprio dio a cui si rende perfino culto allo scopo di tenerlo a bada, proprio come sembra accadesse nel mitraismo (infatti conosciamo altari e tavolette votive di ambiente mitraico con dedica "Deo Ahrimanio"). Ma probabilmente era tipico dei culti dei daeva in generale fare sacrifici anche alle forze oscure. Nell'iconografia mitraica un tema ricorrente è quello della figura umana con testa di leone e ali, col corpo avvolto da un serpente: sebbene Franz Cumont l'avesse identificata con Zurvan, il tempo infinito che nel mondo greco veniva chiamato Aion, successivamente è stata identificata anche con Ahriman. Questo spiegherebbe perché questo personaggio tenga generalmente in mano delle chiavi, proprio come San Pietro (a cui le assegna Gesù nel vangelo): l'idea è che tra gli adoratori dei daeva probabilmente Ahriman fosse considerato un ostacolo all'ascesa dell'anima nei cieli superiori, di cui possedeva quindi le chiavi, e che in virtù di questo fosse necessario ingannarlo con talismani o formule magiche. Possibile che nel mitraismo romano le cose stessero in modo simile. Come già accennato nell'articolo sui mormoni, l'immagine dei cieli chiusi con tanto di guardiani che solo l'iniziato può superare è un tema abbastanza diffuso nelle religioni della tarda antichità.
Raffigurazione del misterioso leontocefalo rinvenuta nel mitreo Fagan di Ostia antica (Roma). L'iscrizione ci informa che la statua è stata dedicata da Caio Valerio Ercole "al dio imperscrutabile", alle idi di Agosto del 190 d.C.


I primi successi del nuovo culto vennero riscossi nell'ambiente militare romano, in particolare nelle aree periferiche orientali dell'impero. Sebbene già all'epoca si riconducessero Mitra e il suo culto al mondo persiano, si è ritenuto frequentemente che il mitraismo fosse derivato da un culto persiano che aveva subito fenomeni di ibridizzazione sincretica in decisive tappe intermedie della sua espansione (Mesopotamia, Anatolia, ecc). Di volta in volta si è sostenuto che durante la sua espansione il culto originario abbia assorbito elementi del culto di Attis, del taurobolium di Cibele, dell'astrologia caldea, ecc. A prescindere da questi possibili apporti esterni, il mitraismo deriverebbe comunque non direttamente dal mazdeismo zoroastriano, o da una sua variante eterodossa come lo zurvanismo, ma dai culti dei daeva che erano sopravvissuti accanto alla tradizione religiosa più importante. C'è chi ha pensato comunque che il mitraismo differisca troppo dai suoi presunti modelli orientali per giustificare l'ipotesi di una filiazione da questi, ed ecco dunque che il culto è stato interpretato come un'invenzione autonoma che ha solo sfruttato superficialmente l'autorevolezza di elementi appartenenti ad una religione più antica. Si è perfino pensato che il Mitra del culto misterico non fosse nemmeno identificabile con l'omonima divinità indoeuropea avendo piuttosto origini semitiche. Sicuramente è curioso il fatto che in Iran, il luogo da cui il culto dovrebbe provenire, non è stato mai trovato un solo tempio indiscutibilmente dedicato a Mitra, e che non vi sia traccia della pratica del mitraismo di tipo romano nemmeno nell'epoca in cui questo spopolava in occidente.
Come che stiano le cose, Mitra è associato nell'iconografia all'uccisione di un toro, uccisione che aveva una qualche relazione con le promesse di liberazione e immortalità in cui credevano i suoi fedeli. Si trattava di una religione dal carattere privato ma che al potere non dispiaceva, per via dei valori di eroismo e durezza che propagandava, e sebbene non abbia mai raggiunto il massimo riconoscimento ufficiale da parte delle autorità diversi imperatori sostennero in vario modo questo culto.

Qualcuno cita anche una testimonianza di Erodoto sui persiani e su Mitra, ma l'unica cosa che vi troviamo scritta è che i Persiani chiamavano col nome di Mitra la dea Afrodite.


La tauroctonia
Come già detto, tipica del mitraismo romano è la raffigurazione del dio Mitra che uccide un toro. Per la precisione lo uccide generalmente voltandosi dalla parte opposta, forse per un dissidio interiore, e sulla ferita sgorgante sangue apparentemente si avventano un cane e un serpente, mentre uno scorpione attacca invece lo scroto del bovino. Tipicamente dalla coda del toro spunta una spiga di grano. I tentativi che alcuni hanno fatto di identificare tutti questi personaggi con delle costellazioni vanno incontro a seri inconvenienti, un'altra via interpretativa passa invece per un confronto con quanto sappiamo della cultura indo-iranica che potrebbe stare alla base del tema della tauroctonia (l'uccisione del toro).
In India Mitra, pur riluttante, contribuisce all'abbattimento di Soma, il dio della bevanda sacra e della misteriosa pianta da cui la si ricavava, che a volte è rappresentato come un toro ma altre volte sotto le sembianze di altri animali. Tuttavia questi fatti, che offrono comunque un collegamento molto labile con la tauroctonia mitraica, sono riportati su fonti tarde, che notoriamente tendono ad aggiungere particolari locali alla tradizione maggiore, mentre nel già citato Rigveda per esempio non vi è traccia di queste cose.
Nelle sacre scritture zoroastriane Mitra appare come protettore del bestiame, quindi come uccisore di tori è poco credibile.
Nell'Avesta si ricorda che Yima (l'equivalente iranico di Yama, che in India, essendo stato il primo uomo a conoscere la morte, divenne il dio del regno dell'oltretomba) aveva commesso un peccato dando da mangiare agli uomini porzioni di carne di bue. La letteratura in lingua Pahlavi, nel commentare un brano del testo sacro mazdeo, ci informa che gli uomini che mangiarono la carne donata da Yima divennero immortali, dunque è probabile che esistesse un'antica tradizione che considerava Yima l'istitutore di un rito che contemplava l'uccisione di un bovino e che in qualche modo garantiva l'immortalità ai beneficiari. Alcuni hanno ipotizzato, sulla scorta di vari indizi, che originariamente Yima e Mitra avessero costituito una coppia di gemelli, e che il sacrificio mitraico fosse la continuazione sulla terra della pratica sacrificale che Yima aveva introdotto ma che non poteva più perpetrare per cause di forza maggiore.
Ma nei testi pahlavici sono menzionati esplicitamente almeno altri tre sacrifici di toro, ognuno dei quali potrebbe essere in connessione con la tauroctonia del mitraismo romano:

1) Ahriman (Angra Mainyu), lo spirito malvagio che si oppone al signore Ohrmazd (Ahura Mazda), invade l'universo materiale e pian piano lo devasta tutto fino a quando resta da distruggere solo il toro cosmico, ma qui avviene l'inaspettato: Ahriman uccide il toro ma dai resti del suo corpo smembrato, dal suo sangue e dal suo seme scaturiscono di nuovo piante e animali. In particolare dal sangue deriva la vite.

2) Alla fine dei tempi il toro Hadhayans viene sacrificato dal Saoshyant per dare l'immortalità di corpo ed anima a tutti gli uomini

3) Mashye e Mahyane, prima coppia umana nata dal seme del morente Gayomart, uccisero e arrostirono un toro in presenza di un avvoltoio e di un cane. Quest'ultimo è il primo essere ad addentare la carne del toro.

Cosa hanno in comune questi episodi col sacrificio del toro come probabilmente era concepito nei misteri mitraici? Nei primi due casi dall'uccisione del toro in qualche modo sgorga la vita, ed in effetti sembra che nel mitraismo la tauroctonia avesse proprio il potere di rinnovare la vita e assicurare l'immortalità ai fedeli. La spiga che spunta dalla coda del toro sembra indicare proprio la nuova vita che spunta dalle membra del toro morente. Il terzo esempio di tauricidio si ricollega in modo meno convincente al mitraismo: qualcuno si è ricordato che un cane compare anche nell'iconografia della tauroctonia mitraica e ha pensato bene dunque di ricollegare l'avvoltoio al corvo che spesso è rappresentato a guardia della scena nell'arte mitraica.
Un'altra possibile interpretazione degli animali che ornano la scena è la seguente: Mitra sta effettuando un sacrificio salvifico ma Ahrimane ha mandato i suoi animali a tentare di sabotare i suoi disegni. Lo scorpione che attacca lo scroto della bestia sta cercando di distruggere il principio stesso della vita, mentre il serpente tenta di bere il sangue vivificante dell'animale, ostacolato però dal cane, fedele servitore di Mitra (per approfondire il particolare posto che il cane occupava nel mondo iranico leggere il nostro articolo sui cani nel mazdeismo). Notare che però gli animali presenti sulla scena potrebbero essere tutti schierati dalla parte di Mitra, e dunque tutti uniti nel prestare aiuto al dio.

Per concludere, c'è chi ha notato una certa somiglianza tra la rappresentazione della tauroctonia mitraica e una precedente diffusa raffigurazione di Nike che uccide un toro.


La dea Nike sacrifica un toro, statua del II secolo ca., rinvenuta a Lanuvio (Roma) e oggi custodita al British Museum


Il comparativismo religioso: quali errori non bisogna commettere

Anche dalla prospettiva del credente la religione è in buona parte un fenomeno culturale, infatti anche una rivelazione genuinamente divina viene tramandata appoggiandosi al retroterra culturale che trova. Lo stesso Dio che si rivela all'uomo plausibilmente lo fa tenendo conto del bagaglio culturale che questi ha, altrimenti non verrebbe compreso, senza contare che se l'uomo è creatura di Dio verosimilmente possiede, perché instillata da questo, una capacità innata, e dunque universale, di conoscerlo almeno entro certi limiti. Questo si traduce nel fatto che il fedele di una determinata religione può anche non stupirsi se ritrova alcuni elementi della sua fede in un'altra cultura che dal suo punto di vista non può essere divinamente ispirata come la propria. Queste considerazioni rendono inutile, per confutare almeno un certo tipo di religione, l'individuazione di somiglianze tra un credo e l'altro, perché evidentemente queste da sole non possono dimostrare che una determinata rivelazione non è autentica e proveniente da Dio. Nel caso specifico ad accostare Gesù a Mitra sono spesso polemisti anticristiani che vogliono suggerire l'idea che il cristianesimo sia unicamente una costruzione culturale, senza un cuore di origine soprannaturale. Ma, per quanto detto, la fede non può essere incrinata per così poco, infatti il cristiano può sempre rispondere che Dio ha scelto di operare attraverso immagini e simboli già adoperati dall'uomo per facilitarlo alla comprensione, o che culture lontane nello spazio o nel tempo dal mondo cristiano hanno autonomamente tirato fuori certi elementi tipicamente cristiani perché gli archetipi mentali comuni a tutta l'umanità comprendono una serie di simboli, nozioni, collegamenti ecc che Dio ha volutamente instillato nell'uomo perché questo fosse predisposto a comunicare con lui. Nella tradizione cristiana è nota la dottrina dei Logoi Spermatikoi, o Semina Verbi, secondo la quale in altre culture è possibile rinvenire elementi della verità divina, perché Dio agisce presso tutti gli uomini e perché questi elementi preparerebbero tutte le culture alla possibilità dell'incontro vero e definitivo con Dio (si parla infatti anche di "praeparatio evangelica").

Questa premessa ci ricorda che maneggiare il comparativismo religioso come un'arma contro le religioni generalmente è inutile, ma il suo scopo è di chiarire che probabilmente chiunque è in grado di accettare questa pratica e di riconoscerne l'utilità in vista anche solo di una maggior comprensione della natura umana. Si pone però il problema di prevenire abusi, perché il comparativismo selvaggio, fatto senza metodo e criterio, con deformazioni interpretative e astuti cherry picking, crea solo confusione.  Si rende necessario un discorso preliminare sulle analogie, perché dev'essere chiaro che non tutte sono significative.
Un'analogia tra due credi può benissimo essere spiegata dall'influenza di una fede sull'altra, e in tal caso è ragionevole dire che una dottrina religiosa in qualche modo ha "copiato" delle cose ad un'altra, ma ci sono tanti altri casi in cui non è possibile spingerci fino ad affermazioni di questo tipo:

Analogie dovute ad una filiazione dichiarata
Nessuno si sorprende se cristianesimo ed islam presentano molti elementi in comune, perché l'Islam si propone in qualche modo proprio come continuazione e perfezionamento del cristianesimo.
Tra cristianesimo e mitraismo comunque non c'è questo tipo di rapporto, nessuno dei due si pone come continuazione dell'altro.

Analogie dovute ad origini comuni
Se due religioni si somigliano magari non è perché si sono influenzate tra loro, ma perché attingono da una medesima fonte che sta alla base di entrambe. I punti di contatto tra Testimoni di Geova e Cattolici sono ovvi, avendo entrambe le fedi alla base la figura di Gesù. Venendo al rapporto tra cristianesimo e mitraismo, apparentemente le due religioni non hanno certo un'origine comune, essendo il cristianesimo radicato nella tradizione ebraica e il mitraismo, al massimo, in quella iranica.
Tuttavia se accettiamo le origini persiane del mitraismo e ci ricordiamo del fatto che i persiani liberarono gli ebrei dalla cattività babilonese, ci rendiamo conto che le cose potrebbero anche stare diversamente: quando ebraismo e mazdeismo sono venuti in contatto, secoli prima che esistessero sia il cristianesimo che il mitraismo romano, tra di essi potrebbero esserci stati scambi culturali in ambo le direzioni, con la possibilità che il giudaismo alla base del cristianesimo avesse qualche elemento di origine iranica o che il retroterra culturale iranico da cui sarebbe sorto il mitraismo conservasse in sé qualche elemento di origine ebraica. A questo punto è chiaro che eventuali somiglianze tra cristianesimo e mitraismo potrebbero essere spiegate da radici comuni anziché da un furto culturale di uno ai danni dell'altro.

Analogie irrilevanti
Gli dei per loro natura trascendono la condizione umana, quindi è perfettamente naturale collocarli nei luoghi per eccellenza inaccessibili all'uomo, come il cielo o gli inferi, o considerarli privi dei limiti umani (il che può voler dire, ad esempio, che possono essere immortali, morire e poi risorgere o ottenere una di queste due cose per altri). Questo tipo di analogie non è dunque indice di influenza tra due culture in quanto riguarda tratti a cui facilmente ogni cultura approda autonomamente. Nel caso specifico non ha nulla di sorprendente, e non richiede di postulare prestiti culturali, il fatto che sia Mitra che Gesù possano donare l'immortalità. Allo stesso modo l'associazione col sole, l'astro che più di ogni altro è importante per la vita sulla terra, è perfettamente normale e spontanea quando si parla di una divinità che è considerata l'unica o la più importante.

Analogie dovute ad influenze che possono essere avvenute sia in un verso che nell'altro
Se due religioni hanno elementi in comune è possibile che ci sia stata una trasmissione culturale dall'una all'altra, ma non è sempre ovvio stabilire chi ha influenzato chi, senza contare la possibilità che entrambe le religioni abbiano trasmesso qualcosa all'altra. Spesso si stabilisce che il culto più antico debba essere per forza quello incontaminato che ha influenzato l'altro, anche se le fonti che attestano le analogie sono in realtà contemporanee o successive all'incontro con l'altra fede. In pratica si stabilisce in modo del tutto arbitrario che la religione più antica sia rimasta invariata e che i punti in comune con l'altra risalgano ad epoche precedenti. Eppure le credenze possono subire delle mutazioni, non sono rari i culti aperti al sincretismo e all'adozione di elementi esterni. Dal momento che il mitraismo romano che ci è noto è contemporaneo al cristianesimo, non è possibile escludere che sia stato il cristianesimo ad influenzare il mitraismo, e non il contrario.

Analogie puramente formali
Non è raro che un culto elabori un linguaggio artistico ed un immaginario simbolico basato in buona parte sulla cultura pre-esistente, del resto questo è un modo di comunicare, e in quanto tale è ovvio che debba utilizzare un linguaggio almeno in parte familiare al destinatario se pretende di essere compreso ed accolto. Prestiti iconografici, adozione di elementi liturgici ecc sono forse la regola nella storia delle religioni, e non c'è motivo di escludere cristianesimo e mitraismo da questa tendenza. Ciò che conta però è che sposare delle convenzioni artistiche pre-esistenti non implica che la dottrina in sé partecipi di queste contaminazioni. Insomma, eventuali somiglianze iconografiche tra cristianesimo e mitraismo in sé non implicherebbero in alcun modo corrispondenti somiglianze dottrinali. Comunque, per quello che conta, una consuetudine iconografica cristiana che potrebbe derivare dall'arte dei mitrei (ma anche da una fonte comune ad entrambe) è quella di porre in cielo, ai lati del crocefisso, sia il sole che la luna, proprio come spesso accade nella tauroctonia mitraica.

In alto la scena della crocefissione in un affresco del monastero ortodosso di Visoki Dečani in Kosovo, notare la presenza contemporanea del sole e della luna in cielo, proprio come nelle tauroctonie mitraiche. In basso i due astri nel dettaglio, la forma antropomorfica con cui sono stati resi ha fatto ritenere ad alcuni eccentrici che si trattasse di due astronavi con pilota in vista.


Analogie dovute a contesti simili
Nella scelta di immagini, strumenti liturgici, ecc è ovvio che l'ambiente abbia una sua influenza: il vino non rientra nei riti e nella simbologia di culture che non conoscono la vite, mentre questa bevanda può diventare largamente privilegiata lì dove è abbondante la produzione e il consumo. Poi ogni momento storico pone determinati problemi sociali, politici, morali ed esistenziali all'uomo, e la religione, che tende a dire la sua anche in questioni che riguardano questi campi, naturalmente terrà conto delle domande che stanno a cuore all'uomo a cui si rivolge, con la conseguenza che religioni nate e diffuse in un contesto analogo, se non addirittura lo stesso, avranno una zona abbastanza grande di sovrapposizione. Nulla di sbalorditivo se il mitraismo rispondeva ad esigenze simili a quelle a cui rispondeva il cristianesimo, dato che i due culti sono coevi e si diffondono in buona parte nello stesso areale. Un altro esempio: che alcuni simboli del cristianesimo e del mitraismo derivino dal mondo pastorale si può spiegare benissimo ricordando che il cristianesimo sorge in seno all'ebraismo, che ha origine in una cultura pastorale, e che per il mitraismo potrebbe benissimo essere lo stesso nell'ipotesi che le sue origini stiano davvero negli antichi culti iranici.

Analogie solo apparenti
Quando si nota una somiglianza è sempre bene considerare le cose nel loro contesto. Un esempio pratico: la teofagia, l'atto di mangiare un dio, si può ritrovare in diversi contesti anche molto distanti tra loro, tuttavia l'eucarestia cristiana è profondamente diversa, per dire, dall'ingestione del Soma vedico. In entrambi i casi l'uomo entra in intima comunione col divino mangiandolo, tuttavia la presenza di Cristo nelle specie eucaristiche è profondamente diversa dalla natura divina del Soma vedico: nel primo caso abbiamo una religione monoteista e per cui la presenza divina nel pane e nel vino è un fatto eccezionale e particolarmente significativo, nel secondo caso invece abbiamo una religione che divinizza ogni fenomeno naturale ed ogni concetto, indi per cui è perfettamente normale che, tra le varie cose, anche la bevanda chiamata Soma sia contemporaneamente anche un dio.

Analogie casuali
Per finire, non dimentichiamo che due cose possono somigliarsi, anche molto, semplicemente per puro caso. La cosa si è verificata spesso nella storia e quindi non possiamo non tener conto di questa eventualità. Per evitare di prendere granchi è dunque bene non accontentarsi di una singola somiglianza isolata, di per sé non significativa, soprattutto se i contatti tra le due culture che stiamo comparando non sono documentati con sufficiente chiarezza.
Alla mitologia mitraica appartiene anche l'aneddoto in cui Mitra scocca una freccia contro una roccia facendone scaturire l'acqua. Se volessimo comportarci come i sostenitori delle origini mitraiche del cristianesimo, faremmo notare che lo stesso miracolo, operato tramite un bastone anziché tramite una freccia, era stato attribuito secoli prima a Mosè nel libro dell'Esodo.


Tentativo di ricostruzione di dottrina e riti
Come già detto, la maggior parte delle informazioni sul mitraismo romano proviene dalle immagini artistiche che ci sono pervenute, la cui interpretazione però non è sempre banale, e dalla testimonianza dei primi padri della Chiesa, che però possono aver riportato le cose in maniera imperfetta per almeno due motivi. Da una parte è naturale che si tenti di comprendere ciò che è ignoto applicandovi i criteri che ci sono familiari, e dunque è possibile che alcuni aspetti del mitraismo ci siano giunti deformati dalla lente del "cristianesimo", che potrebbe averli resi più simili di quanto fossero realmente a certe pratiche e idee appartenenti alla Chiesa primitiva. Dall'altra il mitraismo per questi autori è naturalmente una religione falsa con la quale si è in concorrenza, e anche questa è una cosa che può aver condizionato il giudizio in vari modi.
Un aiuto in più potrebbe venire da un confronto con quanto sappiamo della cultura persiana, a cui il mitraismo sembra richiamarsi, ma come abbiamo visto queste stesse radici persiane sono state messe seriamente in discussione.
Per quanto ne sappiamo, una ricostruzione ragionevole di cosa dev'essere stato il mitraismo è la seguente: un culto misterico riservato agli uomini (sebbene Porfirio e San Girolamo facciano controversi riferimenti ad una partecipazione delle donne ai misteri), in sette gradi iniziatici (Corvo, Ninfo, Soldato, Leone, Persiano, Corriere del Sole e Padre) connessi a pianeti e divinità, caratterizzato da un fervente ascetismo militante. Al centro del culto il dio Mitra, che in un'epoca mitica avrebbe sacrificato il toro primigenio da cui sarebbe scaturita tutta la ricchezza di vita del nostro mondo. Viene alla luce anche la prima coppia umana, che subisce immediatamente l'assalto del malvagio Ahriman, respinto però da Mitra. Al termine della sua missione, Mitra partecipa ad un banchetto col Sole, per poi salire in cielo sul cocchio solare e da là vegliare su tutto il mondo, fino alla conflagrazione universale che avverrà alla fine dei tempi.


Mitra a banchetto col Sole e con la Luna, in basso i dadofori


Le fonti ci dicono che gli iniziati si tatuavano fronte o mano, e quelli di grado più alto portavano incenso davanti alla stele che raffigurava il dio che uccideva il toro. Una pratica molto importante su cui dovremo tornare è quella del banchetto comune probabilmente dal valore purificatorio ed espiatorio. Nei loro riti pare che utilizzassero maschere di animali e ne imitassero i versi. Le prove iniziatiche e le pratiche di espiazione potevano essere molto dure, anche se non è sempre facile comprendere il confine tra testimonianze attendibili e fantasia. Si è parlato perfino di torture, marchiature a fuoco e addirittura veri sacrifici umani.
Il mitraismo era politeistico, e anzi sembra fosse aperto ad accogliere altri dei, anche se i fedeli dichiaravano "c'è solo un dio, Mitra", per evidenziarne la natura superiore in grado di assorbire le altre divinità.
Riguardo alla nascita di Mitra, famosissima la rappresentazione della Petra Genetrix, cioè della roccia da cui Mitra emergerebbe, generalmente già adulto, scortato solitamente da due figure enigmatiche (va menzionata comunque l'esistenza di alcune raffigurazioni in cui Mitra, forse parificato all'orfico Phanes, emerge da un uovo anziché da una roccia). Queste due figure, i dadofori Cautes e Cautopates, brandiscono ognuna una torcia, rispettivamente dritta e rovesciata, probabilmente a rappresentare il sole sorgente e calante e gli equinozi di primavera e autunno. Curiosità: un'ipotesi suggestiva ma altamente speculativa, sorta nell'ambito di chi non minimizza o disconosce le origini iraniche del mitraismo, vuole che questi due personaggi derivino dalle due parti in cui fu segato Yima secondo una tradizione persiana.

La nascita di Mitra dalla Petra Genetrix, statua ritrovata nel mitreo sotto la chiesa di Santo Stefano Rotondo a Roma


Il contesto di diffusione del mitraismo
Il mitraismo non era l'unico culto iniziatico della tarda antichità, e moltissime persone si iniziavano anche a più misteri. C'erano quelli di Cibele, quelli di Iside e tanti altri. Il mitraismo era una religione di liberazione e salvezza in un'epoca di religioni dello stesso tipo, perché in tutto l'impero si avvertivano le stesse esigenze spirituali. Ma da cosa dovevano essere liberate le persone? Dall'opprimente fatalismo astrologico allora di moda: Mitra liberava le anime dal giogo degli astri ostili. I primi a convertirsi furono però i soldati, probabilmente perché Mitra, tra le varie cose, era un modello di eroismo a loro molto congegnale, e le pratiche di devozione a lui riservate promettevano di allenare la durezza che tanto utile era in guerra. Proprio per questo motivo il mitraismo, pur senza eclatanti riconoscimenti ufficiali, era ben visto dal potere. L'imperatore che più si espose a favore del mitraismo probabilmente fu Commodo, iniziato ai misteri che, in sua presenza, secondo alcune fonti contemplavano dei veri e propri massacri come sommo sacrificio. L'idea che il culto di Mitra potesse contemplare occasionalmente dei sacrifici umani ha il sapore della calunnia, anche se va detto che effettivamente nel sacrario mitraico di Pons Saravi (Saarburg) è stato rinvenuto uno scheletro incatenato, e che Socrate Scolastico racconta di resti umani ritrovati all'interno di un mitreo di Alessandria.
Il rapporto tra Mitra e il Sole è dibattuto, non è detto che Mitra fosse sin dall'inizio una divinità solare, tant'è che nei bassorilievi possiamo vederlo a banchetto col Sole, da cui è nettamente distinto, ma progressivamente sembra sempre più evidente che un'identificazione tra i due sia davvero avvenuta fino a quando Mitra in qualche modo è stato assorbito, sotto l'impero di Aureliano, nella figura del Sol Invictus di cui abbiamo già parlato. Del resto già prima Mitra era stato appellato come "Sole invitto".
Nel sincretismo religioso di Giuliano l'apostata, l'imperatore che in epoca cristiana cercò di riportare l'impero al paganesimo, Sole, Mitra e Apollo sono infine tre nomi diversi per la stessa divinità.
L'altra nuova religione che cresceva considerevolmente nell'epoca dei culti misterici, tutti con vari punti in comune col mitraismo, era il cristianesimo, che invece si distingueva sotto vari aspetti, tra cui l'universalità del suo messaggio e l'apertura a tutti, in contrasto con la segretezza dei culti misterici e l'iniziazione riservata ai soli maschi del mitraismo (anche se questo secondo punto è stato in realtà rimesso in discussione già da qualche tempo).


I primi paragoni col cristianesimo
Nonostante le differenze, il paragone tra cristianesimo e mitraismo è stato fatto sin dall'antichità, e se questo non sorprende perché in fondo erano soprattutto questi due i nuovi culti in ascesa in quel periodo, è invece curioso constatare che una somiglianza tra i due credi sia stata rilevata soprattutto dagli scrittori cristiani. Ha ragione dunque chi enfatizza le analogie tra mitraismo e cristianesimo?
In realtà il confronto diretto con le fonti, specie se teniamo a mente il fatto che la dottrina mitraica era tenuta segreta e che i cristiani naturalmente erano propensi ad interpretare in chiave cristiana tutto ciò che richiedeva uno sforzo immaginativo per essere compreso, potrebbe anche ridimensionare la tesi della somiglianza. Stando ai passi che Origene ci riporta nella sua celebre confutazione, il filosofo Celso paragonava il cristianesimo al mitraismo (e ad altri culti misterici) unicamente per il fatto che, a suo dire, entrambi i culti imponevano agli aderenti di accogliere senza discutere delle verità, senza far uso del ragionamento, col pericolo per i convertiti di essere plagiati completamente:

«Tra queste persone si incontrano spesso uomini malvagi che si approfittano dell'ignoranza di coloro che sono facili da ingannare, conducendoli dove vogliono, e questo, dice, è anche ciò che si verifica tra i cristiani»

Quando poi Celso passa a descrivere ciò che sa del culto di Mitra, non viene fuori qualcosa di poi così simile al cristianesimo professato dalla Grande Chiesa:

«Dopo di ciò, Celso, desiderando nel suo trattato contro di noi esibire la sua erudizione, cita anche certi misteri persiani, di cui dice: Queste cose sono oscuramente accennate nei resoconti persiani e specialmente nei misteri di Mitra che sono celebrati tra di loro. In questi c'è una rappresentazione dei due moti di rivoluzione celesti, quello delle stelle fisse e quello dei pianeti, e del passaggio dell'anima attraverso questi. La rappresentazione è della seguente natura: c'è una scala con alte porte con in cima un'ottava porta. La prima porta è di piombo, la seconda di stagno, la terza di rame, la quarta di ferro, la quinta di una mistura di diversi metalli, la sesta di  argento, la settima d'oro. La prima porta è assegnata a Saturno, indicando con il piombo la lentezza di questo astro; la seconda a Venere, paragonato allo splendore e alla morbidezza dello stagno; la terza a Giove, perché è solida e dura; la quarta a Mercurio, perché tanto Mercurio quanto il ferro sono adatti a sopportare qualunque cosa e sono produttivi e laboriosi; la quinta a Marte perché, essendo composta di vari metalli, è varia e disomogenea; la sesta, d'argento, alla Luna; la settima, d'oro, al Sole - imitando gli astri, in questi ultimi due casi, il colore delle porte»

A Celso Origene risponde che laddove i cristiani possono aver parlato di diverse porte simboliche hanno naturalmente attinto dal bagaglio culturale ebraico, si prenda ad esempio il libro di Ezechiele, e che nel vero cristianesimo l'immagine dei sette cieli non esiste e figure simili a quelle da lui delineate al limite potrebbero trovarsi in sette marginali come quella degli Ofiti, che comunque Celso avrebbe parzialmente frainteso.

Un altro confronto tra cristianesimo e mitraismo è accennato da Giustino nella sua trattazione dell'eucaristia nell'"Apologia prima":

«Infatti gli Apostoli, nelle loro memorie chiamate vangeli, tramandarono che fu loro lasciato questo comando da Gesù, il quale prese il pane e rese grazie dicendo: "Fate questo in memoria di me, questo è il mio corpo". E parimenti, prese il calice e rese grazie dicendo: "Questo è il mio sangue"; e ne distribuì soltanto a loro. I malvagi demoni imitarono ciò nei misteri di Mitra. Infatti voi già sapete, o potete apprendere, come nei riti di iniziazione si introducano un pane ed una coppa d'acqua, mentre si pronunciano alcune formule»

Effettivamente il rito di iniziazione mitraico a cui si accenna qui può ricordare l'eucaristia. In quest'ultima però, appunto, c'è il vino invece dell'acqua, e soprattutto si tratta di un rito la cui istituzione si fa risalire a Gesù stesso grazie a quanto riportato nei vangeli, documenti del I secolo precedenti a questa testimonianza sul rito mitraico. Che il cristianesimo abbia preso dal mitraismo è dunque, oltre che inverosimile, tutto da dimostrare, essendo inoltre possibile che l'influenza culturale possa essersi verificata in senso opposto, dal cristianesimo al mitraismo.

Riportiamo anche la testimonianza di Firmico Materno, che nella sua prospettiva evemerista sostiene che il vero Mitra fosse solo un uomo, colpevole tra l'altro di abigeato:

«Infatti, mentre adorano un uomo, un ladro di bue, essi trasferiscono i suoi riti sacri alla proprietà del fuoco, Proprio come il suo profeta, parlando, ci ha trasmesso: "Oh iniziato del ladro di bue, fortunato del nobile padre". Lo chiamano Mitra. Infatti trasmettono i suoi sacri riti in segreto nelle grotte, in modo da evitare la grazia della splendida e chiara luce, immersi nelle tenebre.»

Il riferimento all'oscurità che troviamo in questo passo del "De errore profanarum religionum" è corretto: i mitrei erano luoghi bui, privi di finestre e spesso ipogei, eventualmente ricavati nelle grotte, perché i sacri riti dovevano compiersi all'oscurità (fatto che non ha mancato di servire spunti polemici agli avversari cristiani).

In un altro capitolo della stessa opera Firmico Materno discute invece del parallelo che qualcuno aveva fatto tra la Pietra generatrice da cui emerse Mitra e la pietra d'angolo che i cristiani riconoscono in Cristo:

«Là [nel cristianesimo] è un'altra pietra che Dio ha promesso che avrebbe inviato per stabilire le basi della Gerusalemme promessa. Cristo è stato reso noto per noi dal segno della venerabile pietra. Perché trasferisci ingannevolmente la dignità di questo nome venerabile alle superstizioni imperfette?»

E a testimonianza della totale autonomia della tradizione della pietra cristiana chiama a testimoniare Isaia 28:16 :

«Dice il Signore Dio: "Ecco io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non vacillerà"»

e Salmi 117:22-23:

«La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo; ecco l'opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi»

e ancora Zaccaria 3:9:

«Ecco la pietra che io pongo davanti a Giosuè: sette occhi sono su quest'unica pietra; io stesso inciderò la sua iscrizione - oracolo del Signore degli eserciti - e rimuoverò in un sol giorno l'iniquità da questo paese»

e altri passi ancora che non è necessario riportare.

Effettivamente non si può dar torto allo scrittore latino, le due pietre non hanno assolutamente nulla in comune, e quella del cristianesimo può ricollegarsi molto più ragionevolmente e facilmente alla grande tradizione ebraica da cui proviene, di gran lunga precedente al mitraismo romano, senza dover scomodare bizzarre influenze misteriche.

Sul parallelo tra abluzioni rituali in ambito mitraico e battesimo cristiano abbiamo passi del "De baptismo" di Tertulliano:

«Anche un'iniziazione a Iside o a Mitra è per mezzo di acqua battesimale»

Ma poco significativi se si tiene conto che le abluzioni purificatorie sono presenti praticamente in tutte le culture e discendono dall'ovvio fatto che l'acqua viene usata per pulire e pulirsi. Il battesimo cristiano è comunque attestato prima, ed è preceduto da abluzioni rituali appartenenti allo stesso ambiente ebraico in cui sorse il cristianesimo.
Tertulliano comunque è tra quelli che vedono in aspetti del culto di Mitra una scimmiottatura del cristianesimo ad opera del demonio, tuttavia nel "De corona" le analogie che lui vede non sono esattamente quelle di cui parlano i fautori della tesi "il cristianesimo ha copiato il mitraismo":

«riceve [il soldato, una delle varie iniziazioni], a mo’ d’imitazione del martirio, una corona che gli è presentata sulla punta di una spada e poi posta sul capo. Quindi una mano gli si avvicina e gli ordina di togliersi la corona dal capo e di gettarla dietro le spalle, ripetendo la formula: “Mitra è la mia corona”. Da questo momento egli non si porrà mai più una corona sul capo. Questo è il segno della sua iniziazione, nel caso in cui sia sottoposto alla prova del giuramento egli risponderà che rigetta la corona e che questa appartiene soltanto al suo dio, e subito verrà riconosciuto come soldato di Mitra. Ravvisiamo in ciò le astuzie del demonio, che pretende di imitare le cose divine per confonderci e giudicarci attraverso la lealtà dei suoi discepoli»

Nel "De praescriptione haereticorum" l'analogia è già più calzante, ma in parte è sempre quella già trattata riguardante l'iniziazione tramite battesimo:

«Il diavolo [...] il cui lavoro è quello di pervertire la verità, che con i misteri idolatri tenta di imitare la realtà dei sacramenti divini. Alcuni egli stesso spruzza come in segno di fede e lealtà; promette il perdono dei peccati attraverso il battesimo; e se la mia memoria non mi inganna, segna i suoi soldati con il segno di Mitra sulla fronte, commemora un'offerta di pane, introduce una finta risurrezione e con la spada apre la via alla corona»

Anche in questo caso non ci sono fonti pre-cristiane che attribuiscono queste cose ai misteri di Mitra, dunque è impossibile stabilire che il cristianesimo abbia preso queste cose da là, è possibile anzi anche un'influenza inversa. Non è da sottovalutare nemmeno una coincidenza puramente casuale, visto che il mitraismo ha diversi gradi iniziatici e dunque un numero di cerimonie elevato che rende statisticamente abbastanza probabile la comparsa di elementi in comune con i riti cristiani. Ad ogni modo l'eucarestia cristiana coinvolge anche il vino, non solo il pane, e il racconto della sua istituzione è narrato nei vangeli, tutti del I secolo, e in questi è anche chiarito il contesto in cui prese forma, la tradizionale cena di Pasqua, che ci permette di riconnetterla alle radici ebraiche del cristianesimo. Il pane e il vino hanno un valore altamente simbolico, e appaiono anche insieme, già nell'Antico Testamento, non si vede dunque perché l'eucaristia debba essere ricollegata al culto di Mitra.

Un appunto finale sull'insistenza dei primi scrittori cristiani sull'analogia tra il cristianesimo e il mitraismo: agli albori della sua storia il cristianesimo non godeva di credito e legittimità e gli apologeti cristiani cercavano spesso di mostrare la loro fede come qualcosa di simile ai coevi culti pagani, ridimensionandone l'originalità, nell'intento di ridurre la diffidenza nei loro confronti. Il possibile tentativo di rendere il cristianesimo più familiare e rassicurante dev'essere sempre tenuto presente quando si ascoltano certe testimonianze.


Altre fonti di una qualche rilevanza
Tra i commenti ai sermoni di Gregorio Nazianzeno attribuiti ad un certo Nonno si può leggere questo:

«I Persiani dunque considerano Mitra il Sole, gli tributano sacrifici e fanno alcuni riti in suo onore. Nessuno può partecipare ai suoi servizi senza essere prima passato attraverso dei gradi di disciplina e aver dato prova di autocontrollo e castità. Otto sono i gradi attraverso cui il novizio deve passare in successione: ad esempio restare immerso nell'acqua alta per diversi giorni, gettarsi nel fuoco, digiunare in solitudine in un luogo deserto, ecc. Se sopravvive riceve la più alta iniziazione, altrimenti una degna sepoltura»

e questo:

«Diversi punti di vista sono tenuti nei confronti di Mithra. Alcuni lo identificano con il sole, altri con il guardiano del fuoco, altri con una forza specifica, e alcuni riti sono osservati in suo onore, specialmente tra i Caldei. Gli aspiranti all'iniziazione passano attraverso una serie di gradi disciplinari, subendo dapprima le forme più facili di penitenza, poi le più difficili. Ad esempio, il digiuno viene prima imposto ai neofiti per un periodo di circa cinquanta giorni. Se questo è sopportato con successo, per due giorni sono esposti a calore estremo, quindi di nuovo immersi nella neve per venti giorni. E così la severità della disciplina aumenta gradualmente, e se il postulante si mostra capace di resistenza è finalmente ammesso ai gradi più alti.»

Questo il passo del "De abstinentia" in cui Porfirio accenna ad un ordine mitraico femminile, notare anche l'attribuzione della dottrina della metempsicosi agli adoratori di Mitra:

«Tra i persiani quelli che sono istruiti nelle dottrine degli dei e nel loro servizio portano il nome di Magi [...] E questa classe è stata considerata tra i persiani così grande e onorevole che Dario I aveva inciso sulla sua tomba, oltre ai suoi altri titoli, che era stato un maestro delle tradizioni magiche. I magi furono divisi in tre gradi, secondo l'affermazione di Eubulo che scrisse la storia del Mitraismo in molti libri. Di questi il ​​più alto e il più dotto non uccide né mangia alcun vivente, ma pratica l'astinenza dal cibo animale. Il secondo usa questo cibo ma non uccide nessun animale domestico. E seguendo il loro esempio nemmeno il terzo si concede l'uso di tutti. Perché in tutti i gradi più alti si tiene la dottrina della metempsicosi, che è anche apparentemente indicata nei misteri di Mitra [...] Così i mistici che prendono parte ai riti reali sono chiamati leoni e le donne iene»

Nel "De antro Nympharum" invece parla della simbologia della grotta:

«così anche i persiani iniziano i neofiti ai misteri con una discesa allegorica delle anime al mondo inferiore e ritorno, e usano la grotta. In primo luogo, secondo il rapporto di Eubulo, Zoroastro consacrò una grotta naturale nelle adiacenti montagne di Persis, tappezzata di erba e con sorgenti fresche, per l'onore di Mithra creatore e padre di tutti [...] E dopo Zoroastro si osservava anche tra gli altri l'abitudine di celebrare i loro riti in grotte e caverne naturali o artificiali»

e dell'uso rituale del miele:

«Quando dunque nelle mani di coloro che sono stati iniziati al leone, il miele viene versato per il lavaggio anziché per l'acqua, essi sono incaricati di tenere le loro mani pulite da ogni errore, ferita e contaminazione»


Analisi delle presunte analogie
Nascita in una grotta il 25 dicembreNon risulta da nessuna parte che Mitra sia nato il 25 dicembre, né che questo giorno avesse una qualche importanza nel suo culto. Probabilmente l'equivoco è nato perché in una fase successiva Mitra è stato assorbito dal Sol Invictus, che effettivamente fu celebrato il 25 dicembre. Va però precisato che non c'è prova del fatto che questo giorno fosse riferito ad una nascita, né che la festa del Sol Invictus fosse precedente al Natale cristiano, come abbiamo già discusso altrove.
Per quanto riguarda il luogo di nascita di Mitra, non è detto che fosse una grotta, anche se gli antri e le caverne sembrano avere una certa importanza nei suoi misteri. La cosa fondamentale però è che nemmeno Gesù è nato in una grotta secondo la tradizione maggiore: il Nuovo Testamento non riporta esplicitamente nulla del genere, e la collocazione della Sacra Famiglia in una grotta, tipica di molti presepi, è dovuta probabilmente all'influenza del vangelo dello pseudo-Matteo, un apocrifo molto più tardo dei testi del Nuovo Testamento.

Nascita da una vergineCome detto, Mitra emerge da una roccia, non nasce da una donna vergine come Gesù. Qualcuno ha cercato di salvare il parallelo dichiarando che Mitra nasce dalla "roccia vergine", ma questo arbitrio linguistico è completamente privo di senso ed evidentemente fatto in cattiva fede.

Adorazione da parte dei pastoriIl Mitra iranico aveva sicuramente una stretta relazione con le greggi, ma come abbiamo detto la filiazione da questo del Mitra romano non è un dato assodato. Ad ogni modo non risultano adorazioni da parte di pastori del Mitra romano e le figure dell'iconografia che qualcuno ha indicato come pastori non risultano tali. Generalmente si indicano Cautes e Cautopates come due pastori che assistono alla nascita di Mitra, ma le loro sembianze non hanno niente che possa identificarli come tali. Si tratta dunque di una fantasticheria moderna basata sul nulla.


Dodici discepoliDa nessuna parte si parla di dodici discepoli di Mitra, e in effetti nemmeno di discepoli in generale. La storia dei dodici discepoli sembra essere stata popolarizzata dalla scrittrice new age Acharya S, che però a sostegno di questa teoria non propone uno straccio di prova. In pratica lei ed altri si sono accorti, con un preoccupante ritardo sul resto della popolazione mondiale, che i segni zodiacali sono dodici come gli apostoli di Gesù, e quando ciò è avvenuto hanno fantasiosamente interpretato i dodici segni zodiacali che spesso circondano Mitra nell'iconografia come dodici apostoli del dio, di cui nessuna fonte parla nemmeno di sfuggita. Sì, Mitra è spesso circondato dai dodici segni zodiacali, ma non ha alcun senso considerarli discepoli. Tra l'altro non di rado appaiono, assieme ai dodici segni, anche sei teste che rappresentano il Sole, la Luna e le quattro stagioni. Per quanto riguarda gli apostoli di Gesù, il loro numero rimanda a quello delle dodici tribù di Israele, un tema molto più antico del mitraismo romano, quindi anche in questo caso è veramente assurdo cercare per il cristianesimo delle radici che non siano quelle giudaiche.


La classica scena della tauroctonia circondata dai dodici segni zodiacali e arricchita con la presenza ai lati di due corvi e con quattro busti agli angoli a simboleggiare le stagioni e due in alto al centro a simboleggiare la Luna e il Sole. Il reperto risale alla fine IV secolo, è stato ritrovato a Sidone, Libano, e oggi è conservato al Louvre di Parigi.

Ultima cenaGesù ha cenato coi suoi prima di morire. Non si ricorda una cena simile per Mitra, che non risulta abbia mangiato prima di morire, e nemmeno prima di aver sacrificato il toro. Il famoso banchetto di Mitra, con la presenza del Sole, esiste, ma si tiene dopo il sacrificio del toro. I pasti conviviali nell'antichità erano una rilevante occasione di socialità e quindi ritornano spesso in racconti di ambiente filosofico, religioso, storico, ecc. Ma il banchetto era d'uso un po' ovunque anche in contesti rituali, in concomitanza di feste religiose, ecc. Si mangiava anche in contesti funebri, dunque il fatto che ci sia un pasto comune sia nella storia di Gesù che in quella di Mitra è del tutto privo di rilevanza. Gesù ha mangiato coi suoi per celebrare la Pasqua come da tradizione ebraica, non c'è assonanza col banchetto di Mitra.

Morte e resurrezioneSecondo la fede cristiana, com'è noto, Gesù è morto e risorto, ma non risulta da alcuna fonte che Mitra sia mai morto, e naturalmente questo rende assurdo anche parlare di un Mitra risorto.

SacrificioGesù sacrifica se stesso, Mitra sacrifica il toro

BattesimoCome già detto, l'acqua viene utilizzata per lavare il corpo, dunque è ovvio che un po' ovunque sia stata utilizzata anche in contesto rituale per pulire l'anima, ossia per purificarsi ed espiare i peccati. Dunque il fatto che in una delle iniziazioni mitraiche si presenti un'immersione in acqua, un lavacro o qualcosa di accostabile almeno superficialmente al battesimo cristiano è del tutto privo di valore.

EucarestiaMitra non dà da mangiare se stesso come Gesù, e il banchetto di cui abbiamo già parlato non somiglia alla cena eucaristica. Se è vero che il banchetto mitraico è purificatorio, già in questo è diverso dalla comunione, alla quale bisogna accostarsi già purificati. Se contempla solo pane, come sembra da alcune fonti, si discosta dalla comunione cristiana per l'assenza del vino. Se accanto al pane invece, come dicono altre fonti, c'era almeno dell'acqua, le differenze permangono. Ma anche nell'ipotesi che si facesse uso di vino, stiamo parlando comunque della bevanda più importante sulle sponde del mediterraneo. Ad ogni modo non è veramente chiaro cosa si dovesse consumare in questi banchetti: a giudicare dalle raffigurazioni ritrovate nei mitrei non ci si limitava a mangiare pane e a bere acqua o vino, e quindi il banchetto mitraico più che all'eucaristia somiglierebbe all'agapé, un pasto comunitario tipico della prima cristianità che però è caduto presto in disuso e non è mai stato un sacramento. Anche l'esame dei resti biologici nei luoghi dei mitrei adibiti alla preparazione e al consumo dei pasti rituali sembra supportare questa idea, avendo rilevato la presenza di carni di tanti animali diversi, ma questi sono dati che per il momento è giusto prendere con le pinze.

Un rilievo appartenente al mitreo di Ladenburg mostra come il pesce rientrasse tra gli alimenti presi in considerazione dagli iniziati


DomenicaL'importanza della domenica per le comunità cristiane è attestata già nel Nuovo Testamento, del resto essa è il giorno della resurrezione di Cristo. Questo spiega anche il significato del termine, "Giorno del Signore", espressione che compare subito nella storia del cristianesimo, vedere ad esempio Apocalisse 1:10.
Un'attestazione precedente di un'analoga importanza della domenica nel mitraismo non si ritrova. Sicuramente prima della definitiva affermazione del cristianesimo la domenica era il giorno dedicato al Sole, e in linea teorica il cristianesimo potrebbe anche essere stato influenzato da uno dei tanti culti solari che poteva aver eletto la domenica a giorno più sacro degli altri (cosa comunque da dimostrare), del resto la stessa cosa si potrebbe ipotizzare per il mitraismo. Ciò che conta è che non è necessario ipotizzare un'influenza del mitraismo sul cristianesimo o del cristianesimo sul mitraismo. Poi che Mitra abbia una relazione importante col Sole ce lo dice la stessa arte che decora i mitrei, senza nemmeno dover fare riferimento all'epoca più tarda in cui il dio è stato più o meno assorbito dalla figura del Sol Invictus (il cui giorno dedicato, questa volta è testimoniato, era davvero la domenica), ma questo non ha rilevanza.


Conclusioni
Analogie tra Gesù e Mitra: sono entrambi delle divinità, e sono stati associati a simboli solari (scelta ovvia e non significativa); di entrambi si ricorda la partecipazione ad un pasto comune legato ad un evento importante (cosa più frequente non poteva trovarsi, essendo all'epoca usanza diffusissima quella di mangiare assieme nelle più disparate occasioni).

Analogie tra i riti cristiani e quelli mitraici: uso di lavacri purificatori (come in un'infinità di altre religioni di ogni epoca e parte del mondo, anche prive di contatti con cristianesimo, mitraismo, ebraismo e religioni iraniche), ingestione di cibi in contesti liturgici (anche questa cosa abbastanza diffusa).

Allo stato attuale delle nostre conoscenze la derivazione di elementi del cristianesimo, e in particolare di eventi della biografia di Gesù, dal culto di Mitra è una speculazione del tutto arbitraria e gratuita.
Accanto alle tesi già discusse in questa sede se ne potrebbero trovare tante altre, un'infinità, come quella che vede Mitra come figlio della dea Anahita sempre vergine (a noi non risulta né il legame filiale con Anahita né la verginità perpetua di questa), ma è impossibile e irragionevole fare ricerche per ogni diceria del web, tanto più che l'assenza di prove non è prova d'assenza, ed è per questo che l'onere della prova dovrebbe spettare sempre a chi fa queste affermazioni. A volte la strategia usata da certe persone è quella di parificare Mitra, arbitrariamente e senza argomentazioni, ad un altro dio a cui è capitato qualcosa di utile a supportare la tesi di un legame col cristianesimo. Oppure elementi del mito mitraico vengono identificati con elementi di miti che nulla c'entrano col mitraismo. Insomma, non trovando nulla di utile nel mitraismo, si cerca altrove, ma spesso si inventano di sana pianta anche gli elementi extramitraici. A volte il trucco consiste nel non fornire la datazione dei reperti, che spesso in realtà sono non significativi perché di epoca troppo tarda. Quando vengono proposti elementi del culto del Sol Invictus è bene intanto verificare se sono realmente attestati, e poi cercare di capire se all'epoca considerata, che dovrà essere precedente all'attestazione delle caratteristiche cristiane che si vogliono privare di originalità, Mitra e il Sol Invictus erano già identificati. Se per giustificare l'appellativo di "vergine" dato alla pietra da cui emerge Mitra, per attaccare il dogma della nascita verginale di Cristo, la si presenta come del tutto identificabile con una divinità ctonia di un altro culto, presentata come vergine, è necessario stabilire intanto se questa nuova divinità è veramente vergine, e poi se ci sono prove dell'identificazione tra essa e la petra genetrix. Un'altra tattica è quella di mischiare le acque fondendo insieme elementi di epoca molto diversa che, a quanto risulta, mai sono coesistiti: ad esempio quando si parla di una coppa d'acqua utilizzata nei riti mitraici qualcuno sostiene che altre fonti testimoniano invece l'uso di una bevanda inebriante. L'intento è ovviamente far vedere che la specie eucaristica del vino è stata presa dal culto di Mitra, tuttavia, a parte le considerazioni già fatte in precedenza, la bevanda inebriante a cui queste persone fanno riferimento si rivela essere infine l'Haoma, che però era presente solo negli antichi culti iranici che poco somigliano al mitraismo romano, che forse nemmeno deriva realmente da essi.

Con tutta la buona volontà, non è possibile rispondere ad affermazioni di questo tipo, prive di riferimenti da controllare. Se dessimo retta ad ogni affermazione di questo tenore dovremmo passare la vita a fare ricerca senza mai avere oltretutto la certezza di non aver trascurato qualche fonte. E se l'interlocutore è in cattiva fede, anche nell'ipotesi peregrina che si riesca a fargli abbandonare una delle sue tesi immediatamente potrebbe incollarti nuovamente ai libri inventando un'altra tesi di sana pianta. Un circolo vizioso in cui si sprecano solo tempo ed energia.
Siamo aperti però a rispondere a tesi corredate di fonti, come abbiamo fatto in passato quando un utente ha difeso la teoria del cristianesimo di origine mitraica citando un passo di "Arnobio Contro i Pagani". Sulla scorta di quella lettura l'utente aveva sfruttato il mito di Agdistis sostenendo che da questo era derivato quello di Mitra. Di seguito la replica che facemmo all'epoca pubblicata poi su Facebook.

«L’articolo sulla storicità di Cristo ha avuto un discreto numero di visualizzazioni, e ne siamo molto lieti. Ancora più lieti del fatto che, sul blog, l’articolo ha ricevuto anche un commento, per quanto abbiamo potuto capire, parzialmente critico. Un lettore, pur non contestando la storicità di Cristo, ha promosso una sua idea sulla questione della verginità di Maria. Secondo lui questo elemento della storia è chiaramente un prestito dal paganesimo, più precisamente un’influenza del mitraismo romano. A sostegno di questa tesi ha citato un brano di “Contro i pagani” di Arnobio (IV secolo) in cui si narrava la nascita di Agdestis, antica divinità ermafrodita, da una roccia “vergine”. Cosa c’entra con Mitra? Secondo il nostro amico la nascita da una roccia sarebbe un mitologema trasferito dalla storia di Agdestis a quella di Mitra. Una tale filiazione non ci risulta, ma al momento possiamo concederla anche senza andare a verificare. Ora, chiaramente una roccia, così come la terra o qualsiasi altra cosa, può essere definita “vergine” per vari motivi, ma l’analogia tra la nascita da una materia inanimata e la nascita da una fanciulla realmente vergine ci sembra veramente tirata per i capelli. Tanto più che il concepimento di Agdestis avviene perché Zeus feconda la roccia col suo seme, dunque in un modo molto concreto e materiale che non trova alcun parallelo con la narrazione evangelica. In ogni caso i racconti delle nascite di Mithra e Agdistis sono successivi ai racconti sulla nascita di Gesù, quindi non si vede perché, pur in presenza di un'eventuale analogia, si debba pensare per forza ad un plagio dei cristiani. Tanto più che questi avrebbero potuto avere già all'interno della propria tradizione di provenienza, quella giudaica, una profezia di Isaia sulla nascita dell'Emmanuele da una vergine. Vero che solo nella versione della Septuaginta compare un termine che potrebbe essere tradotto anche come "vergine", ma questa è già una versione precedente di svariati secoli ai racconti su Mithra e Agdestis. Con questo elemento che i cristiani forse avevano a casa loro, è assurdo andare a cercare improbabili influenze altrove. In conclusione, ricordiamo sempre che il comparativismo religioso è pieno di insidie e che, se proprio ci si vuole avventurare su tali sentieri, si deve prendere qualche precauzione e procedere con cautela: da che mondo è mondo, un singolo punto di contatto, senza ulteriori elementi, non può giustificare ipotesi di plagio, influenza ecc. In questo caso, per quanto ci riguarda, non esiste nemmeno quel singolo punto di contatto.»

Bibliografia:

"Storia della domenica dalle origini fino agli inizi del V secolo", C. S. Mosna e S. C. J., Libreria Editrice Università Gregoriana 1969
"Gli indoeuropei e le origini dell'Europa", Francisco Villar, Il Mulino 1997
"La storia Vol. 1 - Dalla preistoria all'antico Egitto", AA.VV., Mondadori 2006
"La vita quotidiana a Roma nel tardo impero", Bertrand Lancon, Bur Rizzoli 2018
"Nascita della religione", E. O. James, Il Saggiatore Milano 1961
"Gli eroi del mito", E. O. James, Il Saggiatore Milano 1962
"Antichi imperi d'Oriente", Il Saggiatore Milano 1963
"La civiltà di Roma", Michael Grant, Il Saggiatore Milano 1966
"Il declino di Roma 200-500 d.C.", Joseph Vogt, Il Saggiatore Milano 1965
"La Chiesa delle origini", J. G. Davies, Il Saggiatore Milano 1966
"La Persia preislamica", Richard N. Frye, Il Saggiatore Milano 1963
"Zoroastro e la fantasia religiosa", R. C. Zaehner, Il Saggiatore Milano 1962
"Il manicheismo", Geo Widengren, Il Saggiatore Milano 1964
"Avesta" a cura di Arnaldo Alberti, UTET 2013

Pagina che raccoglie fonti greco-romane sul mitraismo: qui

Sito che raccoglie testimonianze artistiche lasciate dagli adoratori di Mitra: qui









Commenti

  1. Come detto, Mitra emerge da una roccia, non nasce da una donna vergine come Gesù. Qualcuno ha cercato di salvare il parallelo dichiarando che Mitra nasce dalla "roccia vergine", ma questo arbitrio linguistico è completamente privo di senso ed evidentemente fatto in cattiva fede. ........ BALLE, la nascita dalla roccia vergine ce la descrive Arnobio quando parla di Adgesti ,,,,, non importano le differenze " pratiche " , quello che conta è la presenza del " numen " ovvero la presenza del divino in una funzione soteriologica , quindi Giove che feconda Gea vergine tramite segone gigante , con Gea rimanente pregna , : il " numen " è l' individuazione del concetto del concetto del tempo infinito , l' immortalità , operato da una fonte inviolata , come la pioggia dorata da cui nasce Perseo , o il primo archetipo assoluto di Verginità generatrice , la Dea Kunti dei Miti Vedici , il mito viene quindi traslato in Cristo , dove il numen è identico ( non più un contatto in forma simbolica, ma pura astrazione coitante, coitum teleptatycum ... ) , e mutano le forme in quanto il Cristo è il primo mito dove l' antropizzazione assume forma dominante : la classe teocratica romana aveva bisogno di un simbolo concreto per esercitare il suo dominio , quI
    indi Mithra non è più un Mito , ma un soter effettivo e tangibile , con il grande espediente di diventare " capro espiatorio " ( non più officiante come l' astratto Mithra ) e quindi la classe Teocratica ha una funzionalità prensile inventandosi la sua facoltà di interpetre : i Pater Patrum di Mithra si cambiano la casacca e diventano i Papi .... Jung , Simboli della Trasformazione , Psicologia e religione, Raffaele Pettazzoni , i Misteri , la Religione di Zarathustra , la Confessione dei peccati vol 2 .... .... .... zio ot

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  2. Quindi Cristo non è più un Mito , ma un soter effettivo e tangibile , con il grande espediente di diventare " capro espiatorio " ( non più officiante come l' astratto Mithra ) e quindi la classe Teocratica ha una funzionalità prensile inventandosi la sua facoltà di interpetre : i Pater Patrum di Mithra si cambiano la casacca e diventano i Papi . ...

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  3. @ Barionu, scusi, ma ci crede veramente a quello che ha scritto?

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    1. Sono almeno 50 anni che studio il Cristo Storico ( sono un classe 53 ) e da circa 30 anni studio ebraico et aramaico con alcuni Rabbini madrelingua . So quello che dico . zio ot

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    2. Mi sa che ci crede sì, è questo il problema...

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  4. Dal momento che il mitraismo romano che ci è noto è contemporaneo al cristianesimo, non è possibile escludere che sia stato il cristianesimo ad influenzare il mitraismo, e non il contrario. ..... ..... ...... IL MITHRAISMO DESCRITTO DA GIUSTINO ( siamo intorno al 150 ev ) APPARTIENE ALL' ALTA TEOCRAZIA ROMANA .

    Impossibile che i Patrizi e gli alti ranghi dell' esercito prendessero a modello delle forme che appartenevano

    a un credo allora profondamente disprezzato e perseguitato .

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    1. E infatti, come dimostra questo articolo, è molto più probabile che influenze non ce ne siano state nè da una parte nè dall'altra...

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    2. CERTO CHE CI CREDO , UL TERIORI DETTAGLI QUI https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=77551456

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    3. PARDON volevo dire qui https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=78153190

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  5. lettura molto interessante. Mi resta però la (non definitiva) convinzione che il cristianesimo si sia "romanizzato" assorbendo riti e figure simboliche già presenti o "concorrenti" spiritualmente nella popolazione di ceto medio-basso per legittimarsi ed affermarsi in un contesto ostile in quanto non riconoscendo la "sovranità teologica" dell'Imperatore il cristianesimo era già oggetto di persecuzioni o almeno di violento ostracismo. Tendo però a sostenere che, sociologicamente, le ragioni più profonde (contenute negli "ipsissima verba" del Cristo) resistettero ad ogni tentativo di sopraffazione o di mimetizzazione e che da questo si dà che il Cristianesimo è sopravvissuto e si è propagato mentre gli altri culti concorrenti si sono estinti.

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    1. secondo me ,noi stiamo arrancando in cose che non sappiamo prive di ogni fondamento , arrivare a noi tramite scritti che non sappiamo nemmeno tradurre correttamente e con fonti e epoche al quanto incerte il fatto e´che il cristianesimo lo vediamo oggi cosa sia tramite la nostra amata chiesa che specula e nasconde molte cose scomode e imbarazzanti ,tipo adchivi segreti del vaticano , io dico perche´nascondere delle cose all´umanita´se il presunto Gesu´e´morto per salvarci , io rido al pensiero di tutti questi dotti che , leggono studiano su cose che sono messe la´a casaccio scritte da persone che probabilmente erano mantenute da gente che si spaccava la schiena.

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    2. La questione è complessa ed inevitabilmente va molto al di là degli obiettivi che Storia Delle Idee si è posta, ci limitiamo a dire che i testi a noi pervenuti non pongono problemi di traduzione cruciali per le questioni di fede e per questioni di ricerca storica che non siano secondarie. Soprattutto non padroneggiamo i testi neotestamentari molto peggio di quanto facciamo con altre opere nella stessa lingua e più o meno coeve. Da escludere soprattutto che un significato problematico dei testi sia volutamente nascosto per comodità dalla Chiesa, la quale fonda esplicitamente la propria pretesa di autorità e la propria dottrina su un fondamento che non si riduce alla Bibbia.
      L'Archivio Segreto Vaticano non ha nulla di "segreto" nel senso che suggerisci tu: "Secretum", com'è nella dicitura latina, ha una sfumatura di significato diversa, e difatti l'archivio, nei limiti del tecnicamente possibile, è a disposizione degli studiosi. Ad ogni modo non può contenere documenti relativi ai primissimi secoli della Chiesa. A proposito della Chiesa Primitiva: bisogna rendersi conto che i testi del Nuovo Testamento sono stati scritti e tramandati in un'epoca in cui il movimento cristiano era semiclandestino e soggetto a periodiche persecuzioni. I suoi pastori non guadagnavano nulla dalla propria missione, se non problemi, eppure nei primi tre secoli si consolidano già molte delle idee che i critici poco informati addebitano al desiderio del clero di acquisire e mantenere potere. Quando si immagina la Chiesa dei primi secoli come simile a quella medievale o moderna si sta facendo una retroproiezione priva di senso.

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