Le persecuzioni di Roma

Spesso tra gli appassionati di storia romana si sente dire che i Romani furono straordinariamente tolleranti dal punto di vista religioso.
Questa storia ha un innegabile fondamento di verità, ma è anche un'esagerazione dovuta in parte a grossi fraintendimenti del contesto. 

Se è vero che i Romani vivevano immersi in un contesto di grande pluralismo religioso, è anche vero che ciò non si deve tanto ad un'anacronistica idea di tutela della libertà di culto, ma alla particolare natura della religione di stato romana, fatta essenzialmente di riti pubblici e povera di contenuti dottrinali e riflessioni teologiche.
Questo faceva sì che generalmente bastasse partecipare ai riti pubblici, irrinunciabili perché garantivano la Pax Deorum, per non avere problemi con le autorità. 

Il fatto che la maggior parte delle persone non avesse problemi a sottostare a questa richiesta non toglie il fatto che si trattasse di un'imposizione, potenzialmente problematica per alcuni.Gli Ebrei, ostinatamente attaccati al loro monoteismo, costituirono un caso eccezionale: essi ottennero di essere esentati da certi obblighi ma solo al prezzo di sottomettersi al pagamento di una tassa, il cosiddetto Fiscus Iudaicus.

Si è detto anche che il rispetto della religione tradizionale romana è stato preteso dalle autorità sempre e solo per fini politici, e che spesso i garanti dell'ordine pubblico e della coesione nazionale erano i primi a non credere all'efficacia dei riti o all'esistenza di divinità di una certa natura. 
C'è del vero anche in questo, ma, a parte il fatto che utilizzare la religione unicamente come instrumentum regni non è certo più nobile che pretendere il rispetto di una certa ritualità perché si crede davvero in essa, non si può certamente generalizzare. 
Oltretutto non è un mistero che in molti casi le autorità presero provvedimenti contro determinati culti perché esortate dal malcontento spontaneo di una parte della popolazione. Questo ci dice che il potere può aver agito anche solo per motivi politici e di ordine pubblico, ma evidentemente dal basso c'era non di rado la richiesta di provvedimenti volti a limitare e penalizzare in qualche modo i seguaci di certe religioni.
Naturalmente questa introduzione è un'approssimazione semplicistica adottata per necessità di sintesi e che non è in grado di cogliere efficacemente la realtà mutevole di una cultura che si è sviluppata nel corso di secoli. 
Un'analisi seria della questione non può esimersi intanto dal fare il dovuto distinguo tra un'epoca e l'altra, e poi dal citare fonti di vario tipo a sostegno delle tesi espresse.
In compenso è possibile stilare una a dei più significativi esempi di persecuzione religiosa allo scopo di mostrare che una certa vulgata sull'argomento è quantomeno semplicistica.
Inseriremo anche i provvedimenti contro i filosofi perché si tratta sempre di una reazione dell'autorità ad una percepita minaccia contro i valori tradizionali, che avevano ovviamente una radice religiosa. 

In alcuni casi la religione è stata chiaramente solo un pretesto, ma questo lo si potrebbe dire anche per altri casi più recenti di persecuzione religiosa in cui tali distinzioni non sono mai considerate rilevanti. Di alcuni fatti qui ricordati si potrebbe dire che si tratta di episodi legati a contesti bellici e che quindi è fuori luogo parlare di intolleranza religiosa, ma la storia ci offre molti esempi di guerre combattute rispettando i luoghi sacri e la fede delle persone.
Non menzioneremo le ripetute espulsioni di astrologi e maghi, spesso invisi al potere non perché considerati necessariamente ciarlatani ma perché le loro particolari capacità erano in grado di turbare l'ordine pubblico.

186 a.C.

Culti bacchici soppressi perché giudicati troppo licenziosi e pericolosi per l'ordine pubblico: centinaia di devoti messi a morte o imprigionati

173 o 154 a.C.
I filosofi epicurei Alcio e Filisco vengono espulsi da Roma per aver introdotto costumi troppo licenziosi

156 o 155 a.C.
Gli Ateniesi, multati pesantemente per aver distrutto la città di Oropos, inviarono a Roma un'ambasceria allo scopo di far annullare la sanzione. Alla delegazione appartenevano tre filosofi: lo scettico Carneade, lo stoico Diogene e il peripatetico Critolao

Le loro teorie affascinarono alcuni e finirono con l'influenzare la cultura romana, preoccupando e indispettendo però i conservatori. Catone il censore, considerando le loro idee pericolose per i valori tradizionali, riuscì a convincere il senato a rispedirli presto a casa

139 a.C.
Ebrei (ed astrologi) vengono cacciati da Roma perché avrebbero tentato di corrompere la società romana con il culto di Giove Sabazio (che cosa le fonti intendano con Giove Sabazio è ancora un tema dibattuto).

65 a.C.Un altare dedicato alla dea Iside in Campidoglio viene distrutto per ordine del Senato

63 a.C.

Gneo Pompeo, durante un'azione bellica, decide di profanare il Tempio di Gerusalemme, interdetto ai non Ebrei, giungendo fin dentro la sua parte più sacra e inviolabile, il Sancta Sanctorum. Nell'occasione si diede anche al massacro dei sacerdoti.

Dal 58 al 48 a.C.
Il Senato ordina per ben quattro volte la distruzione di tutti i templi, tutti gli altari e tutte le statue dedicati ad Iside.

Dal 28 al 21 a.C.
Culto di Iside permesso ma con limiti restrittivi

19 d.C.
Sembra che i sacerdoti di Iside in Campo Marzio siano stati complici di un raggiro ai danni di una matrona romana: un uomo che voleva sedurla si finse il dio Anubi per conquistarla e riuscì nel suo intento, quando però la donna si accorse dell'inganno lo rivelò al marito che si rivolse a Tiberio.
I provvedimenti dell'imperatore furono drastici: i sacerdoti furono crocefissi, il tempio abbattuto e la statua della dea gettata nel Tevere.
Quattromila tra Egiziani ed Ebrei (o quattromila Ebrei che avevano fuso la propria religione con culti di origine egizia) furono espulsi nello stesso anno da Roma e confinati in Sardegna perché  combattessero il brigantaggio.

 I compagni di fede rimasti in continente avrebbero dovuto invece apostatare entro una data stabilita o lasciare l'Italia.

40 d.C.
Caligola tenta, sprezzante di tutti i costumi giudaici, di introdurre una statua con le sue fattezze all'interno del Tempio di Gerusalemme, minacciando di morte qualunque oppositore. La sua morte avvenuta l'anno successivo impedì la realizzazione del progetto.

50 d.C. 
Claudio caccia da Roma "quei Giudei che, istigati da Cresto, provocavano disordini continui". Sebbene non siano mancati pareri alternativi, generalmente gli studiosi ritengono che "Cresto" sia una corruzione di "Cristo" e che quindi questo passo testimoni la presenza di cristiani a Roma.

61 d.C.

Il generale Svetonio Paolino, in guerra contro i Britanni, trovandosi difronte unicamente vecchi sacerdoti druidi che lanciavano maledizioni e donne che correvano tenendo in mano delle fiaccole, uccise tutti i sacerdoti, diede fuoco alle donne con le loro stesse fiaccole e distrusse il bosco sacro che rappresentava un santuario per quella gente

64 d.C.

In occasione del grande incendio di Roma, Nerone accusa i cristiani e dà il via ad una breve ma intensa persecuzione ai loro danni, la prima della loro storia

Le fiaccole di NeroneHenryk Siemiradzki (1848-1902),
ora al Museo Nazionale di Cracovia 
in Annales, XV, 44, 4: «E coloro che morivano furono pure scherniti: coperti di pelli di bestie perché morissero dilaniati dai cani oppure affissi alle croci e dati alle fiamme perché, caduto il giorno, bruciassero come fiaccole notturne.»)


94 d.C.

Domiziano caccia i filosofi dall'Italia.

95 d.C.

Domiziano condanna a morte per ateismo il console Flavio Clemente ed esilia molti cittadini che avevano adottato costumi ebraici

112 d.C.
Plinio il giovane, raccogliendo denunce contro i cristiani, arbitrariamente decide di verificare se gli accusati fossero davvero seguaci di Cristo, imponendo loro di bestemmiarlo. Chi non abiura viene messo a morte, due donne vengono anche torturate nel tentativo di estorcere loro informazioni.
Nel chiedere all'imperatore Traiano maggiori lumi sul da farsi, riceve sostanzialmente un'esortazione a continuare in quel modo.

132 d.C.

Adriano tenta di costruire una città dedicata a Giove Capitolino sulle rovine del Tempio di Gerusalemme e di punire severamente la circoncisione, questo scatena una rivolta ebraica.

135 d.C.

Dopo aver domato la rivolta ebraica, Adriano proibisce lo studio della Torah e l'uso del calendario giudaico. Fa bruciare i rotoli sacri e butta fuori gli Ebrei da Gerusalemme impedendone il rientro.

155 d.C.
Il vescovo di Smirne, Policarpo, viene martirizzato per essersi rifiutato di sacrificare all'imperatore

161-180 d.C.
Sotto la reggenza di Marco Aurelio, una successione di guai quali carestie, epidemie e invasioni aizzarono le folle contro i cristiani, considerati gli untori di quei mali. 

Ad esacerbare i loro animi anche calunnie anticristiane diffuse da personaggi come Marco Cornelio Frontone.
Nel 177 a Lione numerosi cristiani vengono imprigionati, torturati e uccisi perché accusati di nefandezze quali cannibalismo e rapporti incestuosi.

176 d.C.

Un rescritto imperiale minaccia di esilio i nobili e di morte i plebei che introducono nuovi culti

180 d.C.
Il proconsole Vegellio Saturnino condanna a morte quelli che saranno poi noti come i dodici martiri scillitani

202 d.C.Settimio Severo vieta il proselitismo ad Ebrei e Cristiani

In generale non ostacola i provvedimenti anti-cristiani presi dai singoli funzionari locali, e sotto la sua reggenza si hanno molti martiri in Africa, ad esempio ad Alessandria d'Egitto.

220-221 d.C.
Eliogabalo fa portare a Roma un betilo da lui adorato, probabilmente un meteorite, e tenta di imporne l'adorazione a Cristiani ed Ebrei

250 d.C.

Un editto di Decio obbliga tutti a sacrificare pubblicamente agli dei e all'imperatore. Commissioni giravano di città in città a controllare chi era detentore del certificato di avvenuto sacrificio e i cristiani che non l'avevano perché si erano rifiutati di sacrificare furono torturati per farli apostatare e, in caso di mancata apostasia, uccisi.

257 d.C.

Valeriano impone a vescovi, preti e diaconi di sacrificare agli dei, pena l'esilio. 
Ai cristiani viene proibito di riunirsi in assemblee di culto e vengono confiscati chiese e cimiteri

258 d.C.

Confisca dei beni per chi si rifiuta di sacrificare agli dei. Pena di morte per senatori e cavalieri.

296 d.C.

Diocleziano promulga un editto in cui si condannano al rogo i leader manichei e i loro scritti, alla decapitazione i semplici fedeli e alle miniere eventuali simpatizzanti. 
I beni di queste persone vengono tutti confiscati.

303 d.C.

Primo editto anti-cristiano di Diocleziano: rogo dei libri sacri, confisca dei beni delle chiese, distruzione delle chiese, divieto di raduno per i cristiani, pesanti discriminazioni giuridiche, perdita di cariche e privilegi, ecc. Ed è andata pure bene, se consideriamo che, mentre Diocleziano chiese ai suoi funzionari di sforzarsi di applicare le misure senza spargimenti di sangue, Galerio avrebbe arso vivi tutti i cristiani senza troppi complimenti.
Purtroppo i funzionari locali approfittarono frequentemente della loro autonomia giurisdizionale per giustiziare i cristiani a dispetto delle indicazioni di Diocleziano, e il rogo dei cristiani divenne un metodo comune.
Tra le varie cose, si fece ricorso senza problemi alla tortura.
A seguire altri tre editti che sostanzialmente confermano la politica anti-cristiana di Diocleziano.

Dopo il 306 d.C.

In Oriente ancora delle persecuzioni: cristiani imprigionati, torturati e mandati nelle miniere egiziane dove facilmente morivano presto.

Finalmente nel 311 Galerio si arrende e promulga l'editto di Serdica in cui si ammette il fallimento della lotta contro i cristiani e si dichiara che il cristianesimo è Religio Licita:

"Tra tutte le disposizioni che abbiamo preso nell’interesse e per il bene dello Stato, in primo luogo abbiamo voluto restaurare ogni cosa secondo le antiche leggi e le istituzioni romane, e fare in modo che anche i cristiani, che avevano abbandonato la religione degli antenati, ritornassero a sani propositi.

Ma, per varie ragioni, i cristiani erano stati colpiti da una tale ostinazione e da una tale follia che non vollero più seguire le tradizioni degli antichi, istituite forse dai loro stessi antenati. Essi adottarono a loro arbitrio, secondo il proprio intendimento, delle leggi che osservavano strettamente e riunirono folle di persone di ogni genere in vari luoghi.
Perciò quando noi promulgammo un editto con il quale si ingiungeva loro di conformarsi agli usi degli antenati, molti sono stati perseguiti, molti sono stati anche messi a morte. Ciononostante, sebbene la maggior parte di loro persistesse nel proprio convincimento, abbiamo visto che alcuni di essi né tributavano agli dèi la reverenza e il timore loro dovuti, né adoravano il Dio dei cristiani.
Considerando la nostra benevolenza e la consuetudine per la quale siamo soliti accordare il perdono a tutti, abbiamo ritenuto di estendere la nostra clemenza anche al loro caso, e senza ritardo alcuno, affinché vi siano di nuovo dei cristiani e [affinché] si ricostruiscano gli edifici nei quali erano soliti riunirsi, a condizione che essi non si abbandonino ad azioni contrarie all’ordine costituito.
Con altro documento daremo istruzioni ai governatori su ciò che dovranno osservare. Perciò, in conformità con questo nostro perdono, i cristiani dovranno pregare il loro dio per la nostra salute, quella dello Stato, e di loro stessi, in modo che l’integrità dello Stato sia ristabilita dappertutto ed essi possano condurre una vita pacifica nelle loro case."

Nonostante ciò suo nipote Massimino Daia continuerà per un po' le persecuzioni, limitandosi però a confische e requisizioni di beni.

Costantino invece dà seguito al nuovo corso politico inaugurato da Galerio e per i cristiani comincia una nuova era. 
Da questo momento in poi nessuna persecuzione a parte la breve ripresa delle ostilità da parte di Licinio e le misure adottate da Giuliano l'Apostata allo scopo di rifondare la cultura romana sulla base di un nuovo paganesimo. Giuliano allontana i cristiani dalle pratiche pubbliche, impedisce loro di insegnare la letteratura pagana e tollera i massacri effettuati dalle folle di pagani inferociti.



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