Santa Teresa di Lisieux e i massoni adoratori del diavolo

Santa Teresa di Lisieux nei panni di Giovanna d'Arco





I massoni adorano il demonio? L’umiliazione di giovani tramite la pubblicazione di foto appartiene all'era di internet?
Contrariamente a quanto sostengono certe teorie del complotto, i massoni generalmente non officiano riti di adorazione a Satana e non tributano sacrifici alle forze del male. Certamente l’appartenenza alla massoneria è inconciliabile con la professione di fede cattolica, e dunque il credente cattolico potrebbe legittimamente etichettare come “satanica” la massoneria, in senso però molto lato. La Chiesa ha effettivamente condannato la massoneria, e il cattolico che si iscrivesse ad una loggia incorrerebbe nella scomunica.
Il frequente attestarsi della massoneria su posizioni anticlericali e la simpatia per idee che promuovono un’antropologia o una bioetica sostanzialmente non cristiane non hanno aiutato, ma il problema sta a monte, nel metodo massonico: quando i massoni si radunano si propongono di non risparmiare alcuna idea sul tavolo della discussione. Il cattolico però ha ovviamente dei dogmi di fede che, per definizione, non sono discutibili, e dunque ne consegue che non può partecipare realmente alla vita di loggia senza contraddire la propria fede.
Che poi qualche loggia sedicente massonica ogni tanto abbia potuto abbandonarsi a derive occultistiche di vario tipo non cambia le carte in tavola, le maggiori obbedienze massoniche normalmente non si dedicano a questo tipo di attività.
La leggenda del massone che compie riti satanici è ovviamente incoraggiata dalla segretezza che caratterizza le logge, e del resto si sono raccontate cose identiche anche sui mormoni, che come abbiamo visto condividono coi massoni un certo grado di riservatezza, oltre a qualche gesto rituale.
Ma ci fu un fatto preciso, raccontato anche da Umberto Eco non senza libertà creative nel "Cimitero di Praga", che alimentò questo tipo di voci: sul finire dell’Ottocento un ex massone di nome Leo Taxil finse una conversione dall'ebraismo al cattolicesimo e iniziò a diffondere una serie di storie fasulle sulle attività di loggia, come quella secondo la quale il diavolo apparirebbe nelle logge sotto forma di coccodrillo.


Alcune opere anticlericali di Leo Taxil, anche l'Ottocento aveva i suoi Charlie Hebdo


Tempo dopo ammise la truffa, ma intanto il danno era fatto, una parte del mondo cattolico era caduta nel tranello e si era esposta alla derisione. La ciliegina sulla torta della beffa di Taxil fu la storia di conversione di Diana Vaughan: questa donna in realtà non era mai esistita, ma Taxil scrisse a suo nome un libro in cui parlava di una presunta conversione al cattolicesimo dopo la fuoriuscita da una setta massonica. È qui che entra in gioco Santa Teresa di Lisieux, o Teresina di Lisieux, al secolo Therese Francoise Marie Martin, celebrata dalla Chiesa cattolica anche con il nome di Santa Teresa di Gesù Bambino.
Si tratta di un personaggio speciale, proclamata dottore della Chiesa per la profondità dei suoi scritti e considerata protettrice dei missionari nonostante la sua vita claustrale, per via dei suoi sforzi tesi ad espandere la fede e per le sue preghiere in favore dei missionari in partenza per il sud-est asiatico. È patrona di Francia assieme a Giovanna d’Arco, una santa a cui sarà molto legata per i motivi che vedremo. Perde la madre che ha solo quattro anni, un lutto che la segnerà per tutta la vita, e le figure femminili che la accudiranno saranno le sue sorelle maggiori. Queste però si ritireranno l’una dopo l’altra nel Carmelo di Lisieux. I carmelitani costituiscono un ordine dedito alla vita contemplativa, tra le loro fila importantissimi mistici come San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila (questi due dottori della Chiesa al pari di Teresina). Le loro tecniche di contemplazione mistica e avvicinamento al divino sono descritte in opere estremamente suggestive e dall’influenza culturale e spirituale incalcolabile.
Teresina decide di seguire le sorelle e a quindici anni prende i voti. Vorrebbe diventare santa ma non si sente all’altezza dei suoi grandi predecessori carmelitani. Per fortuna meditando sul proverbio biblico “Se qualcuno è piccolo, che venga  a me” inizia a scoprire un suo percorso personale, adatto alla sua personalità più semplice e nascosta. È quella che poi chiamerà “piccola via”:

“L’ascensore che deve innalzarmi al cielo, sono le vostre braccia, oh Gesù! Per raggiungere un tale scopo non ho bisogno di divenire più grande, al contrario, occorre che io resti piccola e che lo divenga ancora di più".

Oltre alla mistica, nella sua vita c’è anche un certo amore per il teatro e la poesia: scrive e mette in scena con le consorelle diversi drammi, e compone cantici come  “La mia gioia”, di cui segue un estratto:

“La gioia si trova nel mio cuore
Questa gioia non è effimera
La possiedo per sempre
Come una rosa primaverile
Mi sorride ogni giorno”

Tra i suoi lavori teatrali, ce ne sono ben due su Giovanna d’Arco, che per Teresa era l’eroina per antonomasia, e la pulzella d’Orleans compare anche come termine di paragone nell’opera intitolata “Il trionfo della volontà”, ispirata alla vicenda di Diana Vaughan.

Nel 1896, a 23 anni, contrae la tubercolosi, che la uccide nell’arco di 18 mesi. In questo periodo è temprata da un’ultima tragica prova spirituale, la mistica attraversa infatti la tipica aridità spirituale che viene spesso chiamata “notte della fede”: è tentata da pensieri di ateismo e materialismo, e la sua fede nella vita eterna vacilla. Nonostante ciò, Teresa non si arrende, moltiplica i suoi atti di fede e poco prima di morire rilascia dichiarazioni che sembrano testimoniare infine la sua vittoria:

“Sento che sto per entrare nel riposo… Ma sento soprattutto che la mia missione sta per incominciare, la mia missione di far amare Dio come io l’amo, di donare la mia piccola via alle anime. Se il buon Dio esaudisce i miei desideri, il mio Cielo si svolgerà sulla terra fino alla fine del mondo. Sì voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra”

Quando le sue sorelle le chiedono come dovranno invocarla nelle preghiere dopo la sua morte lei risponderà “petite Therese”.

Proprio in quest’ultimo difficile periodo della sua vita, con la malattia in stato avanzato, si appassiona alla vicenda umana di Diana Vaughan. La ammira per la sua conversione e la paragona a Giovanna d’Arco. Come già detto, è questa storia che le ispira “Il trionfo della volontà”. Teresina è talmente colpita dalla vicenda che decide perfino di mandare una lettera alla Vaughan, per incoraggiarla nel prosieguo del suo nuovo cammino di fede. Questa missiva conteneva una preghiera composta da Teresa e una foto allegata da sua sorella Pauline, ossia Madre Agnese, che ritrae Teresina col costume di scena di Giovanna d’Arco.

Quando Taxil rivelò in una conferenza pubblica che la Vaughan non era mai esistita e che tutta la storia era solo una finzione architettata per beffarsi della credulità dei cattolici, Teresina, già provata dalla sua malattia e dai dubbi di fede che la assillavano, ebbe un crollo emotivo. Si sentì particolarmente umiliata soprattutto nello scoprire che la sua foto nei panni di Giovanna d’Arco era stata proiettata pubblicamente durante la famosa conferenza. Un episodio che alcuni oggi definirebbero bullismo.
Teresa prese la lettera che la finta Diana Vaughan le aveva inviato come risposta e, ferita nell’animo, la gettò nel letame.

Una caricatura di Leo Taxil

"Un’anima in stato di grazia non ha nulla da temere dai demoni, i quali sono vigliacchi, capaci di fuggire davanti allo sguardo di una bambina”
(Santa Teresa di Lisieux)


La "petite Therese" nei panni di Giovanna d'Arco in catene





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