Il volto di Gesù: un'analisi delle controversie sull'aspetto fisico del Nazareno

Gesù di Nazareth è adorato come Dio da milioni di persone in tutto il mondo, la sua nascita divide per gran parte dell’umanità la storia in un prima e un dopo, e perfino tra chi non lo considera divino sotto alcun aspetto l'opinione probabilmente più diffusa è che sia il personaggio storico più influente di tutti i tempi.

Nonostante ciò, diversi aspetti della sua vita ci sfuggono, in particolare non abbiamo avuto la fortuna di ereditare dalla sua epoca un ritratto della sua figura realizzato da chi lo aveva conosciuto personalmente.
Questo significa che la rappresentazione del Cristo nel corso dei secoli è stata affidata alla creatività degli artisti e alle esperienze dei mistici. Apparentemente il problema dell’aspetto sembrerebbe del tutto marginale, eppure anche questo tema non ha mancato di suscitare polemiche e dibattiti.


INDICE DELL'ARTICOLO

  1. Il testo biblico
  2. Un falso medievale
  3. Le rappresentazioni artistiche
  4. L'etnia di Gesù
  5. Gesù al cinema e in TV
  6. Il Gesù "ariano"
  7. Gesù nelle altre culture
  8. Le immagini acheropite
  9. Le visioni dei mistici
  10. Le ricostruzioni "scientifiche"
  11. Conclusioni

Gesù come appare nelle catacombe di Commodilla


Il testo biblico

Il Nuovo Testamento tace completamente dell’aspetto fisico di Gesù, ma nella storia della Chiesa molti credenti ritennero di poterne dedurre alcuni aspetti dai passi veterotestamentari tradizionalmente considerati come profezie del suo avvento. Secondo alcuni Gesù doveva essere brutto, sulla base del seguente passo:

“È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto”
(Isaia 53,2)

Ma qualcuno fa una deduzione opposta a partire dalla lettura dei Salmi:

“Tu sei bello, più bello di tutti i figli degli uomini; le tue parole sono piene di grazia; perciò Dio ti ha benedetto in eterno”
(Salmi 45,2)

Cercare di dedurre qualcosa sul suo aspetto a partire da considerazioni sulle usanze ebraiche dell’epoca è più problematico di quanto si possa credere, in quanto non conosciamo completamente e con sufficiente accuratezza tutte le espressioni dell’ebraismo del I secolo. Molte affermazioni su cosa un ebreo dell’epoca dovesse o non dovesse fare sono in buona parte retroproiezioni di norme e usanze di epoca successiva. Ad esempio chi sostiene che Gesù dovesse avere necessariamente una moglie, perché un ebreo rispettabile non sarebbe mai rimasto celibe, sta indebitamente appiattendo gli ebrei di tutte le epoche su un modello sicuramente esistente ma non necessariamente valido in ogni tempo. Per la cronaca, all’epoca di Gesù esistevano contesti in cui il celibato non era affatto mal visto, e comunque in questi casi vale quanto scrisse John Paul Meier: “Se Gesù fosse stato così conformista non sarebbe morto in croce”.
Il problema della lunghezza dei capelli e della barba di Gesù è uno di quelli che non si risolve semplicemente rivolgendo l’attenzione agli usi del popolo ebraico. Per quel che può contare, comunque, l’idea che Gesù portasse la barba sarebbe in armonia con l’ingiunzione contenuta nel Levitico:

“Non vi taglierete in tondo i capelli ai lati dei capo, né toglierai i canti alla tua barba.”
(Levitico 19,27)

Che oltretutto può sostenere l’ipotesi che Gesù lasciasse crescere i capelli almeno ai lati. Tra le usanze della tradizione ne esisteva anche una che implicava la rinuncia totale a tagliare i capelli per un certo periodo di tempo. Si tratta del voto di nazireato descritto in Numeri 6 e Giudici 13, tuttavia nei Vangeli Gesù tiene diversi comportamenti non in linea con gli obblighi connessi a questo voto (non si astiene dal vino, non si tiene alla larga dai cadaveri, ecc), cosa che comunque non esclude la possibilità che Gesù possa aver fatto questo voto per un certo periodo di tempo. Più interessante la pista che passa per quanto afferma in un’occasione San Paolo:

“Non vi insegna la stessa natura che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore?”
(1 Corinzi 11,14)

Apparentemente Paolo disapprova che un uomo si lasci crescere i capelli, e questo renderebbe inverosimile un Gesù dalla lunga chioma. Tuttavia non si deve saltare precipitosamente a conclusioni: la lettera serve a dare istruzioni ad una specifica comunità, calata in un suo peculiare contesto e con la sua personalissima storia, e non è facile capire effettivamente quanto una disposizione emanata da Paolo sia generale o legata alla situazione precisa, né comprenderne i motivi più profondi. Si tenga anche presente che quella che noi conosciamo come “Prima lettera ai Corinzi” non è precisamente la prima epistola scritta da Paolo a quella gente, ma solo la prima delle due pervenuteci. La stessa epistola ci rende edotti sull’esistenza di una precedente missiva inviata dall’apostolo:

“Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi”
(1 Corinzi 5,9)

E in ogni caso non conosciamo le risposte dei Corinzi a queste lettere.
Quello che sappiamo è che, a dispetto di quanto lui stesso sembra prescrivere ai cristiani di Corinto, Paolo in primis potrebbe aver portato per un periodo i capelli lunghi, a causa di un voto analogo a quello di nazireato:

“Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto”
(Atti degli Apostoli 18,18)

I capelli probabilmente sono stati tagliati al termine del voto, ma potrebbero anche essere stati tagliati preliminarmente in preparazione del periodo di rinuncia ai tagli. Certo, accanto a queste esistono anche altre ipotesi, resta il fatto che le sue parole di apparente condanna delle chiome fluenti, quali che siano i motivi da cui scaturirono, non cancellano il fatto che nella tradizione ebraica esistevano contesti in cui era lecito farle crescere.

Stando così le cose, speculazioni sui capelli di Gesù poggiano necessariamente su basi deboli.


Un falso medievale

Un testo che descrive fisicamente Gesù è la Lettera di Lentulo, un documento che pretende di essere un rapporto steso da un presunto governatore della Giudea Publio Lentulo all’imperatore Tiberio ma che è senza ombra di dubbio un falso di epoca successiva, molto probabilmente tardo-medievale. Il testo riporta la seguente descrizione di Gesù:

“Ai nostri tempi è apparso, e c'è ancora, un uomo di grande virtù chiamato Cristo Gesù, chiamato dal popolo “profeta di verità”, ma dai suoi discepoli “Figlio di Dio”. Risuscita i morti e cura le malattie. È un uomo davvero alto di statura e ammirevole, con un aspetto degno di rispetto, che chi lo guarda sa stimare e temere. I suoi capelli sono del colore di una nocciola acerba e cadono dolcemente sulle sue orecchie, poi dalle sue orecchie, in ciocche arricciate un po’ più scure e più lucenti, cadono sulle spalle. Ha una riga al centro della testa secondo la maniera dei Nazareni. Ha una fronte liscia e molto serena, con un viso senza rughe o macchie, con una tonalità leggermente rossastra che lo abbellisce. Il naso e la bocca sono molto regolari. Ha una folta barba dello stesso colore dei suoi capelli, non lunga ma biforcuta. La sua espressione è semplice e matura, i suoi occhi luminosi e chiari. Nel rimproverare è terrificante, nell'ammonimento placido e amabile, allegro ma mantenendo la gravità. Non è mai stato visto ridere, ma a volte ha pianto. Nella statura del suo corpo è alto e diritto, e ha mani e braccia belle da guardare”

Una descrizione di questo tipo ricorda molto buona parte delle rappresentazioni successive a noi familiari, che può avere in parte influenzato (si ricordi però che alcuni elementi importanti, come i capelli lunghi, avevano già una loro tradizione iconografica), ma l’elemento più interessante riguarda gli occhi, che sono indicati come chiari e luminosi (il che però non significa necessariamente “azzurri”).

La lettera di Lentulo nei documenti compare spesso affiancata ad un ritratto di Gesù basato su di essa. La cosa curiosa è che questo Gesù in genere è rappresentato di profilo, una scelta che forse rimanda ad un fantomatico smeraldo che papa Innocenzo VIII avrebbe ricevuto in dono dal sultano turco Bajazet II e che avrebbe recato sopra una raffigurazione di profilo di Gesù, ritenuta un ritratto autentico, e di Paolo.


Gesù di profilo su una copia della Lettera di Lentulo del 1511


Le rappresentazioni artistiche

Potrebbe aver avuto un peso il fatto che nel primitivo contesto di fioritura del cristianesimo, quello del giudaismo del I secolo, la tendenza all’aniconismo di prescrizione biblica fosse ancora molto presente (nella prima arte funeraria cristiana comunque si ritrova l’arte figurativa ornamentale tipica delle tombe pagane), e forse ebbero un ruolo anche le periodiche persecuzioni che costrinsero più volte i cristiani alla semiclandestinità, sta di fatto che prima che comparissero rappresentazioni di Gesù passò un po’ di tempo.
Dato questo tempo trascorso, e dal momento che le fonti più vicine alla sua vita non aiutano ad immaginare il suo aspetto, gli artisti hanno dovuto nel corso del tempo ricostruirne le fattezze unicamente con l’ausilio della propria immaginazione. O al limite ricalcando per certi versi i modelli provenienti dall’arte pagana: in effetti le prime rappresentazioni sfruttano temi pagani che si prestavano iconograficamente a rappresentare i concetti della nuova dottrina, come il crioforo, introdotto nell’arte cristiana a rappresentare il buon pastore.
In questa prima fase Gesù appare preferibilmente giovane, imberbe e coi capelli non troppo lunghi, ma verosimilmente per continuità con lo stile dell’arte pagana coeva da cui derivavano anche i vecchi modelli che erano stati per lui riciclati, o anche solamente perché rispecchiava l’aspetto che avevano i cristiani dell’epoca. Non è esatto dire che non esistesse già un tipo di raffigurazione di Cristo analogo a quello a noi più familiare, ma questo si affermò, soppiantando il primo tipo, solo in un secondo momento.
Le prime raffigurazioni di Gesù che conosciamo risalgono al III secolo e si trovano nella Chiesa di Dura Europos in Siria, qui Gesù è raffigurato come il Buon Pastore, ma anche nell’atto di guarire il paralitico e in compagnia di Pietro con il quale cammina sulle acque. Tra le prime immagini di Cristo barbuto e coi capelli lunghi troviamo invece quelle del IV secolo presenti a Roma nelle catacombe di Commodilla  (immagine in apertura articolo) e nelle catacombe di Marcellino e Pietro, e quella del V secolo presente nella chiesa di Santa Pudenziana, sempre a Roma. Il Gesù imberbe è tipico soprattutto dell’area romana, quello barbuto proviene invece decisamente dall’Oriente. In alcuni casi Gesù è privo di barba ma ha i capelli lunghi (tra i più famosi esempi di questo tipo il Gesù del mosaico di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna, VI secolo).

Il Buon Pastore a Dura Europos


Gesù guarisce il paralitico a Dura Europos



Gesù nelle catacombe dei santi Marcellino e Pietro


Gesù nella Basilica di Santa Pudenziana



L’etnia di Gesù

Incredibilmente, ci sono persone che sostengono che Gesù dovesse avere la pelle nera. Tuttavia la pelle nera non è tipica del Medio-Oriente ma dell'Africa sub-sahariana, e non ha semplicemente senso associarla a Gesù.
Comunque il Cantico dei Cantici, capolavoro della letteratura biblica, ci racconta di una fanciulla che appare scura di carnagione a causa dell’esposizione al sole, e questo indirettamente ci dice che la sua pelle non fosse naturalmente nera:

“Bruna sono ma bella,
o figlie di Gerusalemme,
come le tende di Kedar,
come i padiglioni di Salma.
Non state a guardare che sono bruna,
poiché mi ha abbronzato il sole”
(Cantico Dei Cantici 1,5-6)

Forse, pur tenendo conto del significato simbolico delle espressioni usate, anche la quarta delle lamentazioni attribuite a Geremia può confermare che gli antichi Ebrei avessero una carnagione chiara, visto come vi vengono descritti gli abitanti di Gerusalemme:

"I suoi giovani erano più splendenti della neve, più candidi del latte; avevano il corpo più roseo dei coralli, era zaffiro la loro figura"
(Lamentazioni 4,7)


Uno degli affreschi della sinagoga di Dura Europos (III secolo). Queste immagini, realizzate circa duecento anni dopo la morte di Gesù, riproducono scene della Bibbia, e quindi rappresentano soprattutto Ebrei: tutti i personaggi sono bianchi


A beneficio di chi ritiene che gli Ebrei siano neri: a sinistra, Ebrei di Gerusalemme (bianchi), a destra uomini del popolo Bassari del Senegal (neri)


Questi audacissimi tentativi di revisionismo ovviamente sono interessati, chi vuole rimettere in discussione la tradizionale iconografia di Gesù Cristo vuole infatti generalmente incolpare di razzismo o di appropriazione culturale indebita chi da sempre lo ha rappresentato come un bianco. Ma anche restando tra le persone ragionevoli, che non arrivano ad immaginare un Ebreo del I secolo con la pelle color ebano, la polemica comunque non manca: pur accettando che Gesù fosse bianco, molti hanno contestato alla tradizione di aver insistito su un Gesù dai capelli biondi e dagli occhi azzurri che in realtà non era possibile nel Medio Oriente del suo tempo. Come al solito, l’accusa, esplicita o implicita, è di razzismo: i cristiani avrebbero rappresentato Gesù con quei tratti che associavano ad una superiorità razziale e culturale, misconoscendone quelli reali, ritenuti di second’ordine.


Cominciamo col chiederci se davvero sia impossibile un Gesù biondo con gli occhi azzurri. Sicuramente i colori largamente prevalenti all’epoca saranno stati quelli scuri, ma intanto la Bibbia stessa testimonia della presenza, tra gli Ebrei, di capelli chiari e caratteri fenotipici che usualmente associamo al Nord Europa. Esaù e Davide infatti sono descritti come rossi di pelo, a questo potrebbe aggiungersi il fatto che in una tomba del primo secolo nel sito di Akeldama sono stati trovati campioni di capelli maschili di colore rossastro, tuttavia è abbastanza probabile che la tomba in questione fosse di un forestiero. Considerare che in epoca preistorica popolazioni dagli occhi azzurri migrarono nella regione, e che in epoca storica nella regione che stiamo considerando siano confluite stirpi provenienti da diverse parti (la Bibbia parla non a caso di “Galilea delle genti”), non sembra possa spostare sensibilmente gli equilibri: Gesù molto probabilmente era un bianco con capelli e occhi che andavano dal castano al nero, del resto è ragionevole sospettare che se avesse posseduto caratteri fisici non comuni probabilmente se ne sarebbe serbata memoria.
Il punto fondamentale qui è un altro: è vero che la tradizione iconografica ha avuto una particolare predilezione per una versione nordica di Gesù, con capelli biondi e occhi azzurri? Non sembra proprio, Gesù è rappresentato quasi sempre come un uomo castano, al massimo con una lieve tendenza verso il rosso, dagli occhi marroni, un aspetto molto verosimile, e in quei casi in cui i capelli sembrano più chiari, il più delle volte è miope considerarlo biondo, essendo in realtà i capelli rischiarati dall’alone di luce di cui il Cristo è circonfuso. Quando è proprio biondo, in genere è per sottolineare la gloria del suo corpo risorto, probabilmente perché l'oro e la luce ne sono ottimi simboli, ma se anche vi entrasse una preferenza estetica per i capelli biondi, nella maggior parte dei casi  probabilmente non saremmo al cospetto di uomini che esaltano sciovinisticamente il proprio fenotipo quanto piuttosto di uomini che ne ricercano uno esotico per evidenziare l'eccezionalità di Cristo risorto (non è da escludere, poi, che in alcuni casi il pittore possa aver scelto certi colori per Gesù solo perché li ritrovava già nei suoi modelli, coi quali poteva aver deciso di lavorare a prescindere, per i più svariati motivi). Da notare che in almeno un caso lo stesso pittore ha rappresentato, in situazioni distinte, Gesù tanto castano quanto biondo.
Prima di proseguire vale la pena dunque dare un'occhiata ad alcuni dei dipinti più noti raffiguranti Gesù, con una sola avvertenza: dalla lunga galleria di esempi che segue sono state volutamente omesse raffigurazioni di Gesù bambino, dal momento che anche in gruppi umani con capelli scuri i bambini non di rado mostrano un capello chiaro che va poi a scurirsi con la crescita. 

Cristo imberbe dal Mausoleo di Santa Costanza a Roma (IV secolo)



Gesù crocifisso, nei Vangeli Rabbula (VI secolo)


Basilica di Sant'Apollinare in Classe, Ravenna (VI secolo)


Monastero di Santa Caterina sul Sinai, Egitto, Cristo Pantocratore (VI secolo)


Gesù ad Hagia Sophia, Istanbul (XI secolo)


Cristo in maestà, XII secolo, affresco staccato dalla cupola di San Clemente a Tahul. Barcellona, Museu Nacional d'Art de Catalunya.

Cristo Pantocratore in un mosaico del XII secolo, abside del Duomo di Monreale (Cattedrale di Santa Maria Nuova)


Crocifisso di Santa Croce, Cimabue (XIII secolo)


Gesù entra a Gerusalemme, dalla cappella degli Scrovegni di Padova, Giotto (XIV secolo)



Il pagamento del tributo di Masaccio (XV secolo)

Gesù visto da Jan van Eyck (XV secolo)


Crocifissione di Paolo Uccello (XV secolo)


Ascensione di Cristo del Perugino (XV secolo)


Battesimo di Cristo di Piero della Francesca (XV secolo)


Cristo coronato di spine di Beato Angelico (XV secolo)


Gesù in un affresco di Beato Angelico (XV secolo), probabilmente biondo, in contrasto con la precedente opera dello stesso autore, perché è Cristo risorto col corpo glorioso


Gesù nell'Ultima Cena di Leonardo (XV secolo)


Il Cristo Morto di Andrea Mantegna (XV secolo)


Gesù crocifisso in un'opera di Albrecht dürer del XV-XVI secolo


Il Cristo portacroce, di Giorgione o Tiziano (XVI secolo)


Gesù visto da Bruegel il Vecchio (XVI secolo)


Salvator Mundi (XV-XVI secolo), attribuito da alcuni a Leonardo da Vinci

Battesimo di Cristo del Parmigianino (XVI secolo)


Gesù nel Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti (XVI secolo)


Trasfigurazione, Raffaello Sanzio (XVI secolo)


Cristo portacroce, El Greco (XVI secolo)


Dipinto attribuito a Hieronymus Bosch (XVI secolo)


Cristo crocifisso di Diego Velazquez (XVII secolo)


Gesù e la Samaritana del Guercino (XVII secolo)


L'incredulità di San Tommaso di Caravaggio (XVII secolo)



La resurrezione di Cristo di Rubens (XVII secolo)


Cristo in croce di Francisco Goya (XVIII secolo)


Cristo sulla croce di Jacques-Louis David (XVIII secolo)


Cristo appare agli apostoli dopo la resurrezione, di William Blake (XVIII-XIX secolo)


Gesù consegna le chiavi a Pietro, Ingres (XIX secolo)


Dettaglio da "Gesù crocifisso e la Maddalena" di Francesco Hayez (XIX secolo)


Sonno di Gesù di Eugene Delacroix (XIX secolo)

La Pietà vista da Gustave Moreau (XIX secolo)


Il Cristo giallo di Paul Gauguin (XIX secolo)


Crocifissione bianca di Marc Chagall (XX secolo)


Il Crocifisso di San Giovanni della Croce, Salvador Dalì (XX secolo)


Gesù al cinema e in TV
Su grande e piccolo schermo Gesù appare più spesso in tinte più chiare, ma anche in questo caso la rappresentazione prevalente è quella con capelli castani, o tra il castano e il rosso, e occhi marroni. Ma gli occhi azzurri sono effettivamente ben rappresentati. Probabilmente la figura che risulta in molti casi è un compromesso tra la naturale e spontanea inclinazione a rappresentarlo storicamente credibile, in base alla quale non avrebbe avuto senso scegliere per esempio un attore dai tratti cinesi, e l'esigenza di comunicare in qualche modo l'eccezionalità del personaggio, cosa che ha portato alla licenza poetica degli occhi più chiari.


Prima del cinema c'era il teatro: qui Joseph Maier interpreta Gesù nel 1890


Una scena da "Passion Play" di J.L. Vincent, 1897


"La Vie et la Passion de Jésus-Christ" di Georges Hatot e Louis Lumiere, 1898


Gesù prima e dopo la trasfigurazione, in "Vie et Passion du Christ" di Ferdinand Zecca e Lucien Nonguet (1903)


"From the manger to the cross, or Jesus of Nazareth" di Sidney Olcott (1912)


Gesù appare anche in una delle storie che compongono "Intolerance", il capolavoro di David Wark Griffith del 1916


"The King of kings" di Cecil B. DeMille, 1927


"King of the kings" di Nicholas Ray, 1961


"Il Vangelo secondo Matteo" di Pier Paolo Pasolini, 1964

Max von Sydow interpreta Gesù in "The greatest story ever told" di George Stevens, 1965


"Jesus Christ Superstar" diretto da Norman Jewison, 1973


"Il Messia" di Roberto Rossellini, 1975


"Gesù di Nazareth" di Franco Zeffirelli, 1977


"Jesus" del 1979 diretto da John Krish e Peter Sykes


"The last temptation of Christ" di Martin Scorsese, 1988


Su Gesù anche film di animazione: "The miracle maker" di Derek W. Hayes e Stanislav Sokolov (2000)


Jim Caviezel interpreta Gesù in "The Passion of the Christ" di Mel Gibson (2004)



Il Gesù "ariano"

Ma se nelle arti Gesù è stato riprodotto il più delle volte coi capelli castani e con gli occhi marroni, da dove deriva il mito secondo il quale le sue fattezze sarebbero state dirottate verso un fenotipo nordico?
In effetti in alcuni contesti ben circoscritti è esistito l'interesse, da parte di alcuni, ad immaginare Gesù con capelli biondi e occhi azzurri, semplicemente non ha senso considerare questi rari tentativi di strumentalizzazione ideologica attraverso appropriazione etnica come rappresentativi delle normali tendenze culturali in seno al cristianesimo. 
Un caso paradigmatico appartiene naturalmente alla Germania nazista. Adolf Hitler, mostrò sempre una forte antipatia per il cristianesimo, e lasciò penetrare nel suo movimento politico le più disparate influenze neopagane, pur essendo lui fondamentalmente poco interessato alle questioni strettamente religiose, delle quali si occupava solo per mero opportunismo politico, calibrando naturalmente le proprie parole in funzione dei risultati che voleva raggiungere (non avendo imbarazzo dunque anche a dissimulare il suo vero pensiero quando era opportuno). É abbastanza ovvio che il führer non potesse avere simpatia per una religione di radice ebraica e che mal si conciliava col culto della forza, della personalità del capo, del popolo e della nazione propugnati dal nazismo, ma sapendo che non avrebbe potuto sradicare il cristianesimo dalla Germania in quattro e quattr'otto, ad un certo punto promosse una forma di cristianesimo così distorta e alterata da diventare qualcosa di radicalmente diverso. Si tratta di quello che è stato chiamato "Cristianesimo positivo", e che nelle sue linee essenziali può essere riassunto come segue: Gesù era un ariano, percepito come una sorta di superuomo forte e volitivo, in lotta contro i perfidi Giudei. Il cristianesimo positivo rifiutava l'Antico Testamento e promuoveva un'ideale di uomo forte e attivo. Hitler sosteneva che Paolo di Tarso, in quanto Ebreo, aveva pervertito l'autentico messaggio di Cristo, che solo ora veniva restaurato.

Ma una rappresentazione di successo del "Gesù nordico" venne dagli Stati Uniti: l'artista Warner Sallman realizzò nel 1940 un ritratto di Gesù con capelli biondi e occhi azzurri che divenne molto popolare. Il merito di ciò fu delle sue doti imprenditoriali e dei suoi agganci (aveva infatti contatti con case editrici protestanti e cattoliche). Questa immagine potrebbe aver avuto un ruolo nell'innescare le polemiche contro il Gesù biondo, ma per l'appunto è stata l'opera di un artista isolato che  ha riscosso successo negli anni '40 facendo familiarizzare qualche generazione con questo tipo di presentazione del Cristo, non un'antica e sempreverde ossessione della cristianità come molti sembrano credere.
Nel mondo cattolico presenta gli occhi sorprendentemente chiari, ma i capelli castani, anche un'altra opera molto popolare: la versione di Adolf Hyla del Gesù Misericordioso basato sulle visioni della mistica Faustina Kowalska, su cui torneremo più avanti.


Il Cristo di Sallman


Una ricognizione tra le rappresentazioni extraeuropee di Gesù rivela che in realtà è la cosa più normale del mondo, e non necessariamente implicante razzismo, che ogni popolo si figuri Gesù con le fattezze a lui più familiari. Probabilmente è il modo più spontaneo per affrontare la sfida di dare un volto a Gesù, e consente ad ognuno di sentirlo più vicino a sè e alla propria quotidianità. Ma prima di vedere l'aspetto che Gesù assume in Africa, Asia, ecc, può essere utile dare un'occhiata ad alcuni ritratti del Cristo realizzati da illustri pittori danesi, norvegesi e svedesi, per constatare che, sorprendentemente, nemmeno tra di essi il Gesù biondo è stato particolarmente popolare.


Christoffer Wilhelm Eckersberg, Gesù tentato dai Farisei (XIX secolo)


Giuda bacia Gesù in un dipinto di Eilif Peterssen, XIX secolo


Dipinto di Lucie Ingemann (XIX secolo)


Peter Nicolai Arbo (XIX secolo)


Joakim Skovgaard , Gesù nel regno dei morti, XIX secolo



DIpinto di Michael Ancher, XIX secolo



Gesù nelle altre culture

Il cristianesimo, nelle sue varie forme storiche, nei secoli si è diffuso praticamente in tutto il mondo, e ovunque sia giunto ha ispirato l'arte locale. Da una parte gli artisti rappresentarono il Gesù che avevano appreso dai missionari, senza rielaborarlo, ma dall'altra si sbizzarrirono a conferirgli i tratti somatici della propria gente. Ad arricchire ulteriormente la varietà delle rappresentazioni di Gesù contribuisce il fatto che Gesù, seppur con importanti differenze, compare come figura di grande rilevanza in molte altre religioni.
Infine, anche in Europa esiste una piccola tradizione di Madonne nere con in braccio un Gesù bambino dello stesso colore.


La Madonna nera di Czestochowska con Gesù bambino in braccio


Gesù crocifisso, arte Yoruba


Sembra Krishna, ma è Gesù crocifisso visto da un artista indiano contemporaneo


L'Ultima Cena vista da un artista cinese

Ancora un Gesù cinese


Crocifisso Kongo


Ancora arte Yoruba: Simone il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce


La trasfigurazione di Gesù nell'arte Yoruba


Ultima Cena, artista thailandese contemporaneo


Tra le altre religioni che vedono in Gesù un personaggio importante vi sono l'islam, il manicheismo, la fede Baha'i, il rastafarianesimo, il mormonismo, i Testimoni di Geova, e a queste vanno aggiunte altre religioni più piccole e meno note e diversi gruppi esoterici. Alcune di queste fedi hanno un'iconografia immediatamente riconoscibile, altre si confondono con le confessioni cristiane maggioritarie, ma autentiche e significative descrizioni dell'aspetto fisico di Gesù, pur non concordando del tutto tra loro, si ritrovano soprattutto nella tradizione islamica:


"Narrato da Abu Huraira: l'apostolo di Allah ha detto "Nella notte della mia ascensione al cielo ho visto Mosè che era una persona magra con i capeli lisci, che sembrava uno degli uomini della tribù di Shanua; e ho visto Gesù che era di statura media con la faccia rossa come se fosse appena uscito da un bagno"
(Bukhari, libro 55, hadith 607)

"Narrato da 'Abdullah bin' Umar: disse l'apostolo di Allah "Mentre dormivo, mi sono visto (in sogno) eseguire Tawaf attorno alla Ka'ba. Ecco, ho visto un uomo bianco-rossiccio con i capelli lisci, e l'acqua stava cadendo dalla sua testa. Ho chiesto: chi è questo? Risposero: il figlio di Maria"
(Bukhari, libro 88, hadith 242)


"Narrato da Ibn Umar: il Profeta disse: ' ho visto Mosè, Gesù e Abramo (la notte della mia ascensione al cielo). Gesù era di carnagione rossa, capelli ricci e petto ampio"
(Bukhari, libro 55, hadith 648)

"Narrato da Salim, che lo ha ascoltato da suo padre: No, per Allah, il Profeta non ha detto che Gesù era di carnagione rossa, ma disse 'mentre dormivo sognavo di girare attorno alla Ka'ba e improvvisamente ho visto un uomo di carnagione bruna e capelli lisci che camminava tra due uomini, e l'acqua stava cadendo dalla sua testa. Ho chiesto: chi è questo? La gente diceva: è il figlio di Maria"
(Bukhari, libro 55, hadith 650)

"Narrato da Ibn Abbas: il Profeta disse 'la notte della mia ascesa al cielo ho visto Mosè che era un uomo alto e coi capelli ricci e marroni, come se fosse stato uno degli uomini della tribù Shan'awa, e ho visto Gesù, un uomo di statura media e carnagione moderatamente incline al rosso e al bianco e coi capelli lisci"
(Bukhari, libro 54, hadith 462)


"Mentre dormivo vicino alla Ka'ba la scorsa notte, ho visto nel mio sogno un uomo di colore bruno e coi capelli lunghi che cadevano sulle spalle. I suoi capelli erano sciolti e l'acqua gli colava dalla testa mentre teneva le mani sulle spalle di due uomini facendo il giro attorno alla Ka'ba. Ho chiesto 'chi è questo?', risposero 'Questo è Gesù, il figlio di Maria' "

(Bukhari libro 55, hadith 649)




Gesù come profeta manicheo, XII-XIII secolo


Gesù compare, secondo l'escatologia islamica, alla fine dei tempi sul minareto della moschea degli Omayyadi a Damasco (XVI secolo)


Il Gesù dei Testimoni di Geova è immediatamente riconoscibile per i suoi capelli corti e per il fatto che non muore in croce ma al palo



Le immagini acheropite

Nella lunga storia del cristianesimo incontriamo anche immagini sacre, dette acheropite, che, secondo la tradizione, non sono state realizzate da mano umana, ma prodotte miracolosamente. Ce ne sono diverse, spesso sono lenzuoli su cui il volto di Cristo, col quale erano stati a contatto, si sarebbe impresso miracolosamente. Nel racconto più celebre di questo tipo è la Veronica, nome con cui ad un certo punto venne designata l'emorroissa del Vangelo, a desiderare di ritrarre Gesù e a beneficiare del suo dono prodigioso. Diverse reliquie furono identificate con questo magnifico oggetto e vennero dunque denominate "velo della Veronica", ma per quanto riguarda il famoso Mandylion di Edessa la leggenda voleva che il pittore della storia fosse Hannan, archivista di corte del re Abkar V Ukama. Purtroppo del Mandylion si persero le tracce durante il saccheggio di Costantinopoli del 1204. Successivamente altre icone furono indicate come l'originale Mandylion, più o meno credibilmente.


Volto Santo di Lucca

Volto Santo di Sansepolcro


Santa Veronica col volto di Gesù da un dipinto del 1433 di Hans Memling


Mandylion di Roma


Volto Santo di Manoppello


Salvatore del Sancta Sanctorum di Roma

Ma fra le immagini di Cristo non realizzate da mano umana ce n'è una che per fama oscura tutte le altre, si tratta della Sindone di Torino, un telo su cui è raffigurato l'intero corpo di Gesù visto sia davanti che dietro e che secondo la tradizione non sarebbe altro che il suo lenzuolo funebre su cui è rimasta impressa l'immagine del corpo che avvolgeva. Tuttora l'oggetto è al centro di discussioni molto vivaci tra due fazioni, i sostenitori dell'autenticità e gli scettici, che si accusano reciprocamente di mancanza di rigore scientifico, disonestà intellettuale, ecc. Tentare anche solo di riepilogare sommariamente i principali punti della questione, senza pretesa di esaustività, richiederebbe molto più spazio di quello qui disponibile, perciò rimandiamo un'eventuale trattazione più approfondita ad un'altra occasione. Qui possiamo solo ricordare che gli scettici sostengono che il manufatto sia basso-medievale, e che quindi non possa aver avvolto il corpo di Cristo, perché nessuna fonte ne parla prima e perché a quell'epoca lo colloca la datazione col Carbonio 14, ma che tuttavia i loro oppositori ritengono di poter individuare riferimenti alla sindone in documenti più antichi e di poter mettere in discussione i risultati della radiodatazione, o affermando che l'esposizione ad un famoso incendio in cui la reliquia fu coinvolta possa aver alterato la percentuale dei vari isotopi del carbonio falsando la datazione o sostenendo che il test è stato effettuato su un rammendo di epoca medievale. Gli scettici di norma ritengono che i documenti addotti dai sostenitori dell'autenticità ad un'attenta analisi rivelino di non contenere realmente riferimenti alla sindone, mentre mettono in discussione la possibilità che l'incendio possa aver alterato a tal punto la datazione e rifiutano l'idea che il campione facesse parte di un rammendo. La discussione si è spostata dunque su altri elementi che alcuni sindonologi sostengono di aver ritrovato sul reperto (tracce di sangue, pollini, impronte di monete antiche, ecc), la cui interpretazione, o addirittura la stessa esistenza, viene messa però in discussione dagli scettici.
Comunque anche chi sostiene l'autenticità della reliquia deve ammettere che l'impressione dell'immagine sulla tela non può essere avvenuta banalmente per contatto tra il corpo e il telo che lo avvolgeva, perché altrimenti le proporzioni del corpo ne sarebbero risultate alterate, ecco perché i sostenitori dell'autenticità della sindone hanno elaborato teorie alternative sulla formazione dell'immagine. Un altro punto molto discusso è quello dell'irrealizzabilità tecnica: i sostenitori dell'autenticità evidenziano che nessuno sia in grado di riprodurre, nemmeno con la tecnologia odierna, un'immagine comparabile a quella della sindone. Va detto che questo elemento di per sé non può escludere, a rigor di logica, che il reperto sia comunque opera di un geniale falsario medievale, ma ad ogni modo gli scettici in realtà si sono adoperati per realizzare delle copie, che però non tutti hanno ritenuto abbastanza simili all'originale (forse con un eccesso di severità che non teneva conto di certi inevitabili limiti tecnici del test e dell'impossibilità di produrre quella parte dell'effetto complessivo che solo il trascorrere di secoli può dare all'immagine).
La cosa che ci interessa rilevare qui è che l'uomo della Sindone ha i capelli lunghi, come nel'iconografia più diffusa di Gesù Cristo. Una curiosità: l'uomo della sindone reca i segni dei chiodi della crocifissione sui polsi, anziché, come si ritrova nei più famosi stigmatizzati, sulle palme delle mani. Secondo alcuni questa collocazione dei chiodi è la più realistica, perché i chiodi posti in corrispondenza delle palme delle mani non sarebbero riusciti a sostenere il peso di un corpo umano. In realtà questo mito va sfatato o per lo meno ridimensionato: non solo il crocifisso poteva essere sostenuto, oltre che dai chiodi, anche da corde, pedane o altro, facendo gravare meno peso sui chiodi, ma, per strano che possa sembrare, degli studiosi si sono messi a fare esperimenti sui cadaveri e hanno dimostrato che un corpo umano molto esile può rimanere tranquillamente sospeso se appeso per le palme delle mani (qui una trattazione del tema, con immagini forti).


L'uomo della Sindone



Le visioni dei mistici

Alcune descrizioni ed alcuni ritratti di Gesù si basano sulle visioni di mistici cristiani e non cristiani. In ambito cattolico particolare popolarità hanno avuto due versioni del Gesù misericordioso, ossia di Gesù come apparve alla mistica santa Faustina Kowalska, realizzate da Eugeniusz Kazimirowski e Adolf Hyla.




Venendo ai mistici che non hanno ancora ricevuto un riconoscimento ufficiale dalla Chiesa cattolica, una suora, Josefa Menendez, descrisse invece in questo modo il Gesù che vedeva nella sua esperienza mistica: 

"L'ho visto... così bello che non so ridire... In piedi, vestito di bianco. Con le mani sosteneva il Suo Cuore immerso in una fornace di fuoco. Tutta la persona adorabile irraggiava una luce splendente. I capelli sembravano d'oro, gli occhi due diamanti, il volto... non posso dire... perché non so a che cosa paragonarlo!"


Una mistica molto discussa, Maria Valtorta, lo vedeva invece in questo modo: "Capelli divisi alla metà del capo e ricadenti in lunghe ciocche sino alle spalle. Ondulati per un buon palmo, poi terminanti in vero ricciolo. Lucidi, sottili, ben ravviati, di un colore biondo acceso che specie nel ricciolo finale ha decise tonalità di rame. Fronte molto alta, bellissima, liscia come una fascia, dalle tempie lievemente incavate sulle quali le vene azzurrine mettono lievi ombre d’indaco trasparendo sotto la pelle bianchissima, di quel bianco speciale di certi individui di capelli rosso-biondi: un bianco di latte di una sfumatura appena tendente all’avorio ma con un “che” lievissimo di azzurrino, pelle delicatissima che pare di petalo di camelia candida, così fina che ne traspare la più lieve venuzza e così sensibile che ogni emozione vi si disegna con pallori più intensi e rossori vivi"

Un ritratto di Gesù molto curioso fu prodotto e diffuso da un certo Padre Pellegrino Ernetti, un monaco benedettino esperto di canto gregoriano ed esorcista. Questo monaco ebbe una certa notorietà negli anni '70 per aver sostenuto di aver realizzato un macchinario, mai esibito in pubblico, che gli consentiva di guardare indietro nel tempo (per questo fu chiamato successivamente cronovisore) e per aver asserito di aver potuto assistere, grazie a questa sua invenzione a diversi eventi fondamentali della storia umana, tra cui la Passione di Cristo. Di questo evento epocale Padre Ernetti scattò una foto che poi divulgò, ma tempo dopo si scoprì che l'immagine era un falso, o meglio, che essa riproduceva semplicemente una scultura che si trovava nel santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza, nei pressi di Todi.


La foto che Padre Pellegrino Ernetti asseriva di aver scattato grazie al suo cronovisore (a sinisra) comparata col modello originale (a destra)



Le ricostruzioni "scientifiche"

Negli ultimi anni c'è stato un proliferare di fantomatiche ricostruzioni "scientifiche" del volto di Cristo che in realtà di scientifico non hanno proprio nulla: nessuna di queste famose ricostruzioni può vantare seriamente di essere una qualche approssimazione del volto di Gesù. Si tratta per lo più di performance artistiche ed esibizione di potenzialità tecnologiche, oppure di esperimenti che miravano ad altro ma che mediaticamente sono stati presentati indebitamente come "ricostruzione del volto di Gesù", forse con sotterranei intenti ideologici.

La ricostruzione che più ha fatto scalpore è quella di Richard Neave, esperto in ricostruzioni facciali in ambito forense, ma la fama di questa ricostruzione è estremamente immeritata. Neave non ha fatto altro che modellare un volto attorno ad un cranio umano proveniente da Gerusalemme e risalente al I secolo d.C. Un cranio, precisiamolo, di un individuo sconosciuto, scelto completamente a caso.
Anche nell'ipotesi che la ricostruzione di Neave sia perfetta, il volto rappresentato mostrerebbe le fattezze di quel preciso individuo, non di altri, e tantomeno di Gesù Cristo. Non rappresenta nemmeno necessariamente un volto tipico, a dirla tutta.
Per scegliere il colore di capelli, occhi e carnagione si è lasciato guidare da ciò che credeva di sapere degli uomini dell'epoca, ma abbiamo già mostrato che entro certi limiti Gesù può essere immaginato tranquillamente con colori più chiari. Una cosa che si deve tener presente comunque è che l'attività della ricostruzione di volti a partire dai soli resti ossei è sotto certi aspetti più artistica che scientifica, che molto è determinato dalla sensibilità dell'artista e che perfino in ambito forense in alcuni casi una ricostruzione si è poi rivelata abbastanza imprecisa.
Del resto, e questo è il punto più importante di tutti, nemmeno Neave all'epoca ha preteso di aver ricostruito il vero volto di Gesù, anche se evidentemente c'era un interesse nell'associare quel volto a Gesù nell'immaginario del pubblico.

Il "Gesù" di Neave


Di recente anche l'artista Bas Uterwijk ha realizzato una ricostruzione digitale del volto di Gesù, ma egli stesso ha tenuto a precisare: "Cerco di guidare il software verso un risultato credibile. Penso al mio lavoro più come a interpretazioni artistiche che a immagini scientificamente o storicamente accurate".
Il suo volto di Gesù fa in realtà parte di una più ampia galleria di ricostruzioni di volti, basate sull'arte che li ha ritratti e sulle conoscenze che l'artista presumeva d'avere riguardo a look, carnagione ecc di una certa epoca. Il suo Gesù può essere realistico solo nel senso che sembra effettivamente fotografato, non nel senso che l'immagine indovina il reale aspetto del Gesù storico.



Il "Gesù" di Bas Uterwijk



Conclusioni

Non siamo in grado di stabilire granché sulla fisionomia di Gesù, tranne che certamente era un bianco e che molto probabilmente non era biondo con gli occhi azzurri. Tuttavia non è affatto necessario immaginare, per la sua carnagione e per i suoi capelli, tonalità particolarmente scure. Non sappiamo come portasse i capelli, ma sappiamo che esistevano circostanze in cui portarli lunghi non era disonorevole. Per quanto riguarda l'iconografia, non si riscontra affatto un'ossessione per un Gesù biondo nell'arte maggiore europea, mentre forse uno spazio maggiore ad un Gesù dai tratti nordici è stato riservato più che altro in tempi recenti e in contesti più circoscritti, il più delle volte senza che ci siano chiare evidenze di motivazioni razziste. Lontano dall'Europa e dal Nordamerica Gesù ha spesso assunto le fattezze familiari ai popoli che lo raffiguravano, e questo ci illumina forse sul vero spirito con cui la devozione assegna un volto al Salvatore. A conclusione di tutto ciò, è possibile verificare che le tanto pubblicizzate "ricostruzioni scientifiche" del volto di Gesù in realtà non danno affatto informazioni sul reale aspetto che doveva avere il Nazareno.


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Commenti

  1. Oltre al volto di Gesù, il quale come figura doveva essere più alta della media (si deduce dai Vangeli stessi) e snella (la questione della affissione per le palme o per i polsi senza corde) e dal viso non particolarmente diverso dai suoi conterranei (perchè altrimenti qualcuno lo avrebbe fatto notare), sarebbe interessante speculare con intelligenza riguardo la sua profonda cultura e il fatto concorrente che non scrivesse alcunchè...in nessuna occasione e per nessun motivo (tranne il gesto di segnare indistintamente con una verga la polvere...).
    Potrebbe approfondire con la sua competenza questi aspetti di grande valenza teologica?

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    Risposte
    1. Siamo lieti di questo contributo e ci scusiamo per la risposta tardiva. Il tema proposto è interessante ma l'aspetto teologico della questione va al di là del campo d'azione che Storia Delle Idee ha scelto.
      Forse un teologo potrebbe dire che Gesù non ha scritto nulla per non ancorare i credenti alla Lettera, preferendo affidarli allo Spirito:

      "Egli ci ha anche resi idonei a essere ministri di un nuovo patto, non di lettera, ma di Spirito; perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica"
      2 Corinzi 3,6

      Ma, appunto, non è il nostro campo d'elezione.

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